Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3799

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[p. 186 modifica] imperfetto, se non passando per degli stati evidentemente contrarissimi alla natura. Sicché se una nazione qualunque si trova in quello stato di società che oggi si chiama buono, s’ella è o fu mai, come si dice, civile, si può con certezza affermare ch’ella fu, e per lunghissimo tempo, veramente barbara, cioè in uno stato contrario affatto alla natura, alla perfezione, alla felicità dell’uomo, ed anche all’ordine e all’analogia generale della natura. I primi passi che l’uomo fece o fa verso una società stretta lo conducono di salto in luogo cosí lontano dalla natura, e in uno stato cosí a lei contrario, che non senza il corso di lunghissimo tempo, e l’aiuto di moltissime circostanze e d’infinite casualità (e queste difficilissime [p. 187 modifica]ad accadere) ei si può ricondurre in uno stato, che non sia affatto contrario alla natura ec.

Or dunque, poiché tutto questo è certo e dimostrato da tutte le storie e notizie di tutte le nazioni antiche o moderne ec., poiché da un lato è da tenere per fermissimo che la società e l’uomo non ha potuto né può divenir civile senza divenir prima e durare per lunghissimo tempo affatto barbaro, cioè in istato affatto contro natura; e dall’altro lato si vuole che nello stato di società civile consista la perfezione e felicità dell’uomo, e la condizione sua propria e vera e destinatagli ed intesa in principio dalla natura ec.; io domando se è possibile, se è ragionevole il credere che la natura abbia destinato ad una specie di esseri (e massime alla piú perfetta) una perfezione e felicità, per ottener la quale le convenisse assolutamente passare per uno e piú stati onninamente contrari alla