<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3820&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20171228153316</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3820&oldid=-20171228153316
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3820 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 205modifica] anche nelle forme regolari delle coniugazioni, esso in molte cose [è] assai piú conforme al latino che non è lo spagnuolo. Vedi, per esempio, le pag. 3699-701 e la mia teoria de’ continuativi, dove si parla del digamma eolico in amaℲi ec. E basti osservare che lo spagnuolo non ha che tre coniugazioni; l’italiano le ha tutte quattro, e tutte, in molti caratteri, corrispondenti alle rispettive latine,
[p. 206modifica]come negl’infiniti āre, ēre, ĕre, īre (lo spagnuolo manca del 3° e gli altri non gli ha che tronchi), e in altre cose. Anche il francese ha quattro coniugazioni, ma non corrispondono alle latine (eccetto quella in ir quanto all’infinito ec.), e la conformità del numero (cioè l’esser quattro come in latino) sembra, ed è forse, un puro caso; il che non si può certo dire dell’italiano. E quanto alla conservazione della latinità in mille e mille altre sí regole, sí voci particolari materialmente considerate, sí frasi considerate pure materialmente (ché ora parliamo dell’estrinseco), significati ed usi delle parole e frasi, anche proprii originalmente o sempre del popolo e del parlato, non del solo illustre ec., dubito assai che lo spagnuolo possa esser preposto, anzi pure agguagliato all’italiano. Questa e quell’altra voce ec. sarà piú latina in ispagnuolo che in italiano (cosí avverrà alcune volte che nello stesso francese una voce ec. sia piú latina che nelle due sorelle, o in una di loro, o che queste, o l’una di esse, non abbiano una voce ec. nel francese conservata, né pertanto sarà chi dica la latinità conservarsi piú nel francese che nelle sorelle, o che nell’una di esse); questa e quella voce latina resterà nello spagnuolo, e all’italiano mancherà; ma, raccolti i conti e computati i casi contrarii, e posto tutto insieme, io credo che in tutte queste cose l’italiano soverchi lo spagnuolo di grandissima lunga (3 novembre 1823).