Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3819

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[p. 203 modifica] lingua tutti i plurali terminano in quella lettera. Non cosí [p. 204 modifica]in latino (vero è però che in latino la terminazione in s è propria di tutti gli accusativi plurali non neutri). Ora, secondo Perticari, i nomi latini trasportati nelle lingue figlie son tutti fatti dagli accusativi delle declinazioni rispettive latine. Quindi che nello spagnuolo la terminazione in s sia caratteristica de’ plurali, potrebb’esser preso dal latino, e cosa anch’essa latina. E quest’osservazione può essere di non poco peso a confermare l’opinione di Perticari (sebben ei parla solamente de’ singolari, i quali fatti dall’accusativo latino generano poi i plurali al modo nostro); mentre altri con piú apparenza di ragione, ma forse men verità, vogliono che i nostri nomi sieno gli ablativi latini. Per esempio; amore ec. Ma veramente non si vede perchè, dovendosi perder l’uso degli altri casi, e restare un solo per tutti, com’è avvenuto nelle lingue moderne, e come, certo in gran parte, dovette avvenire anche nell’antico latino volgare e parlato, avesse a prevaler l’uso dell’ablativo. Ben è consentaneo che l’accusativo si usasse in vece degli altri casi ec.; (vedi p. 3907). L’aggiunger sempre la es ai singolari terminati in consonante non è uso latino, se non in certi casi, e nella terza declinazione (noi per la terminazione de’ plurali imitiamo i nominativi latini della seconda e della prima). Sicché quanto alla terminazione de’ plurali, la conformità della spagnuolo col latino, supposta eziandio e conceduta, come sopra, non si può dire che superi punto quella dell’italiano. Del resto, quel continuo s che si sente nello spagnuolo fa un suono che tutto insieme considerato è cosí poco, o tanto, latino, quanto le continue terminazioni vocali dell’italiano. Il latino è temperato di queste e di quelle, ed eziandio insieme d’altre molte terminazioni; sicché veramente il suo suono, parlando pure in generale e astrattamente, non è né quello dell’italiano, né anche quello dello spagnuolo. Ben è vero che nello spagnuolo le terminazioni [p. 205 modifica]consonanti sono miste come in latino, alle vocali, laddove in italiano non v’ha quasi che le vocali; e nello spagnuolo, benché la terminazione in s sia, almeno tra le consonanti, la piú frequente, pur v’ha diverse terminazioni consonanti, come in latino; e niuna terminazione in consonante, che non sia propria, credo, anche del latino (al contrario che in francese, in tedesco ec. ec.), benché non sempre, anzi non il piú delle volte, ne’ casi stessi; e le terminazioni vocali son piane come in latino, e non acute, ossia tronche, come in francese. Sotto questi aspetti il suono dello spagnuolo è veramente piú conforme al latino che non è non solo il francese, ma neppur l’italiano. E da queste ragioni nasce che, udendo lo spagnuolo, si possa piú facilmente confonderlo col latino che non fa il francese, né anche l’italiano. E questo effetto, sotto questi aspetti, non è un’illusione, né una cosa che non meriti esser considerata, e che non abbia un principio e una ragione di conformità o simiglianza reale. La terminazione consonante in d frequente nello spagnuolo è rara in latino, ma pur v’è, come in ad, illud, id, istud, sed ec.) Del resto, anche in francese (bensí nel solo francese scritto), la terminazione in s (e a’ singolari terminati in consonante, si aggiunge talvolta la es, se non m’inganno) è caratteristica del plurale (quella in x vien pure a essere in s); sicché lo spagnuolo in questa parte non prevarrebbe al francese se non in quanto ei pronunzia sempre la s, e il francese solo talvolta, e piuttosto per accidente che per altro. Quanto all’italiano,