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Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3973

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[p. 344 modifica] l’altre lingue, autori ec., il posseder la francese li dispensi piú che alcun’altra lingua dallo studio di tutte l’altre, anzi per questo effetto la francese non serve a nulla, ed i francesi, per parlare come nativa una lingua sommamente disposta alla universalità, si debbono contentare di avere una lingua incapacissima di traduzioni, inettissima a servir loro di specchio e di esempio, e fin anche di mezzo per conoscere qualunque altra lingua, autore ec. Il fatto della lingua francese dimostra queste asserzioni, sebbene i francesi coll’estrema trascuranza che hanno dell’altre lingue mostrano essere persuasi del contrario. La natura della greca era appunto l’opposto. Ella infatti perciò, anche nel tempo antico, non poté essere universale che debolissimamente e incomparabilmente [p. 345 modifica]alla possibile universalità di una lingua, ed anche all’effettiva presente universalità della francese, malgrado le molte qualità, e massimamente le infinite circostanze estrinseche (potenza, commercio, letteratura e civiltà unica della nazione che la parlava) che favorirono (e per lunghissimo tempo) e quasi necessitarono la sua universalità, molto piú che le circostanze estrinseche della francese ec. (11 decembre 1823).


*    Non è dubbio che la civiltà, i progressi dello spirito umano ec. hanno accresciuto mirabilmente e in numero e in grandezza e in estensione le facoltà umane, e generalmente le forze dell’uomo, il quale essendo ora, al contrario che da principio, piú spirito che corpo, come dico altrove, può veramente, anche nelle cose materiali, infinitamente piú che da principio. Ma bisogna vedere se queste nuove facoltà, questo accrescimento di forze ec. corrisponde ed era destinato dalla natura