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Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4070

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[p. 448 modifica] nell’uomo solo? quasi ei non fosse un figlio della natura, come ogni altra cosa creata, ma di se stesso, come Dio (17 aprile, sabato Santo, 1824).


*    Gli uomini governati in pubblico o in privato da altri, e tanto piú quanto il governo è piú stretto (i fanciulli, i giovani ec.) accusano sempre, o tendono naturalmente ad accusare de’ loro mali o della mancanza de’ beni, delle noie e scontentezze loro, quelli [p. 449 modifica]che li governano, anche in quelle cose nelle quali è evidentissima l’innocenza di questi, e la impossibilità o d’impedire o rimediare a quei mali o di proccurar quei beni, e la totale indipendenza e irrelazione di queste cose con loro. La cagione è che l’uomo essendo sempre infelice, naturalmente tende ad incolparne altresí sempre non la natura delle cose e degli uomini, molto meno ad astenersi dall’incolpare alcuno, ma ad incolpar sempre qualche persona o cosa particolare in cui possa sfogar l’amarezza che gli cagionano i suoi mali, e che egli possa per cagione di questi fare oggetto e di odio e di querele, le quali sarebbero assai men dolci di quello che sono a chi soffre se non cadessero contro alcuno riputato in colpa del suo soffrire. Questa naturale tendenza opera poi che il misero si persuade anche effettivamente di quello che egli immagina, e quasi desidera che sia vero. Da ciò è nato che egli ha immaginato i nomi e le persone di fortuna, di fato, incolpati sí lungamente dei mali umani, e sí sinceramente odiati dagli antichi infelici, e contro i quali anche oggi, in mancanza d’altri