Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4521

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*   Alla p. 4512. La forma in accio acciare, azzo azzare, e le corrispondenti francesi e spagnuole (e cosí in eccio, iccio ec.), vengono veramente, almeno per lo piú, dalla latina in aceus, iceus ec. Gallinaceus, gallinaccio.

Che fosse proprio del volgare latino il dar questa desinenza ai positivi, nomi o verbi, e ciò senz’alterazione di significato, e che da ciò venga il tanto uso della forma in accio ec. nelle lingue figlie, massime dove essa non altera la significazione (come in minae minacce, minari minacciare), può congetturarsi, fra l’altro, dal riferito da Svetonio (Augusto, c. 87) che Augusto soleva scrivere pulleiaceus in vece del positivo pullus. Augusto nelle singolarità delle sue voci ed ortografia riferite da Svetonio (ib., et c. 88), si accostava al dir volgare: il suo baceolus è il nostro baggeo. Quest’osservazione dunque serva particolarmente pel Trattato del volgare latino. - La forma in ezzare, onde (e non viceversa) eggiare, e le corrispondenti francesi e spagnuole, sono dalla greca frequentativa in ίζειν, e dalla latina issare, che di là viene. Il betissare di Augusto, ap. Svetonio (87), da noi si direbbe bietoleggiare. Cambiato, al solito l’i in e (9 luglio). - Se però ezzare è per ecciare, allora apparterrà al detto qui sopra. E viceversa se azzo, izzo ec. è per aggio ec., allora non cadrà sotto il qui sopra detto (10 luglio). - Incumulare - encumbrar - ingomberare.


*    Molti avverbi e preposizioni delle lingue nostre sono fatte coll’aggiunta di un de affatto pleonastico alle corrispondenti latine. De retro: diretro, dirietro, dreto, dietro (il volgo marchegiano appunto latinamente: de retro); e poi,