Piano regolatore di Roma 1883 - Relazione/Cenni sulle vicende edilizie della Roma moderna

Da Wikisource.
../

../Storia del piano regolatore IncludiIntestazione 9 settembre 2021 100% Da definire

Cenni sulle vicende edilizie della Roma moderna
Piano regolatore di Roma 1883 - Relazione Storia del piano regolatore


[p. 3 modifica]




Onorevoli signori Consiglieri!



Cenni sulle vicende edilizie di Roma.


Ogniqualvolta per vicende storiche la Roma moderna venne fatta segno di riordinamento o di rinnovamento politico, i suoi governanti posero fra le prime cure l’assetto edilizio della città; imperocchè essa dopo la decadenza dell’Impero, nel primo periodo medioevale, e durante il soggiorno dei Papi in Provenza, erasi ridotta in stato sempre più misero, per diminuzione di abitanti e per materiale deperimento. Il risveglio artistico si manifestò al ritorno dei Papi da Avignone; e nelle monografie della nostra città si rileva, che le prime ampie strade a traverso il dedalo delle antiche rovine, delle casipole e dei recinti baronali si tracciarono sotto i pontificati dei Colonna, dei Cordulmieri, dei Barbo, dei Della Rovere, dei Borgia, dei Medici e dei Boncompagni. Fu durante questo periodo, che si rettificarono, o si aprirono il Corso, la Via [p. 4 modifica]del Babuino e di Ripetta, la Giulia1, la Paolina, l’Alessandrina, la Bonella, quella d’Ara-Coeli e la Gregoriana. Quando poi Sisto V, pontefice di forte intelletto, affermò il principato civile contro le fazioni feudali, un nuovo e potente sviluppo edilizio fu impresso a Roma per opera di lui; e in meno di cinque anni furono aperte e sistemate2 le Vie Felice, Sistina, Quattro Fontane, di Porta Pia, di Santa Maria Maggiore fino a Santa Croce in Gerusalemme, di Porta S. Lorenzo, la Merulana e lo stradone di S. Giovanni, le Piazze del Laterano e dell’Esquilino; senza dire della costruzione dell’acquedotto Felice, degli imponenti edifizi e degli abbellimenti, di cui allora fu arricchita la nostra città. Venendo poi



[p. 5 modifica]all’epoca della rivoluzione francese, troviamo che il breve periodo del regime Napoleonico in Roma non fu meno vantaggioso al progresso edilizio: infatti dal 1809 al 1814 le scoperte e le sistemazioni di carattere archeologico furono oltremodo ricche ed estese, e non fu trascurato l’abbellimento della Roma moderna. A quell’epoca si riferisce l’apertura della nuova piazza Trajana, ottenuta colle demolizioni dei monasteri di Santa Eufemia e dello Spirito Santo; l’apertura della nuova piazza del Popolo cogli emicicli, le fontane, i fabbricati simmetrici, le sostruzioni e la passeggiata del Pincio; la strada che dalla valle del Fôro conduce al Campidoglio; il primo impianto del civico cimitero al Campo Verano; opere poi condotte a termine sotto il pontificato di Pio VII o de’ suoi successori. Oltre a ciò furono in quell’epoca compilati gli studi e i piani d’esecuzione, per l’apertura di una piazza larga 40 metri, concentrica al Colosseo; per l’isolamento del Pantheon; per formare delle vaste piazze innanzi allo stesso Pantheon e innanzi alla Fontana di Trevi; pel prolungamento della piazza del Vaticano, demolendo le case fra il Borgo Vecchio ed il Borgo Nuovo; non che per la sistemazione del tronco urbano del Tevere, con i muri e gli stradoni ripuari, a scopo di risanamento e abbellimento della città. Le quali opere sarebbero state tutte, o eseguite, o iniziate in quei tempi di straordinaria operosità, se per poco avesse ritardato la catastrofe della potenza Napoleonica.

Proclamata Roma capitale del Regno e trasportata qui la sede del Governo, necessariamente le condizioni materiali della città si trovarono non rispondenti alla sua nuova destinazione. L’insufficienza dell’abitato, per [p. 6 modifica]un immediato aumento di popolazione stabile, e per quello progressivo, che doveva tener dietro all’accentramento politico; il bisogno delle moderne città di avere facili e libere comunicazioni, di igieniche disposizioni degli scoli sotterranei, fino allora mal soddisfatto; l’esempio recente della rapida trasformazione edilizia di Firenze nel quinquennio in cui ospitò le rappresentanze della nazione, preoccuparono subito l’animo dei nuovi reggitori. E quindi, mentre si pose ogni cura a promuovere tutti quei lavori che presentavano carattere di urgente necessità, si sentì egualmente il bisogno di coordinarli con un piano regolatore generale. A questo effetto la Giunta provvisoria di Governo trascorsi appena dieci giorni dalla data memorabile del 20 settembre 1870, aveva già nominata con decreto del 30 dello stesso mese una Commissione di undici persone, coll’incarico di studiare l’ingrandimento e il miglioramento della città. La Commissione era composta dei Signori Pietro Camporesi, presidentePietro Rosa, vicepresidenteAntonio CipollaNicola CarnevaliAgostino MercandettiLuigi GabetDomenico JannettiSalvatore BianchiLuigi AmadeiGiuseppe PartiniAlessandro Viviani; ingegneri ed architetti questi quasi tutti romani o da lungo tempo dimoranti in Roma, e perciò conoscitori appieno della topografia, delle difficoltà locali, dei problemi infine che erano chiamati a risolvere, per l’assetto edilizio della capitale.


  1. È notevole la seguente iscrizione lapidaria murata nella casa in via Banco S. Spirito sopra la porta al civico N. 32, la quale oltre al ricordare il senso di una celebre frase attribuita al bellicoso Pontefice, con una parola dipinge quale fosse allora la viabilità di Roma:

    ivlio. ii. pont. opt. max. qvod. finib.
    ditionis. s. r. e. prolatis. italiaq.
    liberata. vrbem. romam. occvpatae.
    similiorem. qvam. divisae. patefactis.
    dimensisq. viis. pro. maiestate
    imperii. ornavit.

    dominicvs. maximvs. aediles. p. c. mdxii.
    hieronimvs. picvs.
  2. Nell’attico sopra l’acquedotto dell’acqua Felice che attraversa la via di S. Lorenzo, si legge la seguente iscrizione:

    sixtvs. v. pont. max.
    vlas. vtrasq. etc ad. s. mariam.
    maiorem. et. ad. s. mariam.
    angelorvm. ad. popvli.
    comoditatem. et. devotionem.
    longas. latasq.
    sva. impensa. stravit.
    anno. domini. mdlxxxv. pont. i.