Poemi italici/Tolstoi/V

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V.



E si trovò nel mezzo a una pineta.
Misto d’incenso v’era odor di mare.
3Udì lontano un suono di compieta.

Pianger parea la squilla il dileguare
ad occidente d’assai più che un giorno!
6E là tra il nero era un lucor d’altare.

Parea, la selva, un tempio. E quando intorno
tacque la squilla sola, ecco dei pini
9s’udì l’aereo murmure piovorno.

Stridìano sulle stipe e sugli spini
tremuli i grilli, e rispondean le rane
12a quando a quando di su gli aquastrini.

E notte venne, e fu tutt’ombre vane
l’antica selva, e risonò di rotte
15grida di fiere e forse voci umane.

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Uno sfrascare, un galoppare a frotte,
un grido acuto, e poi silenzio ancora,
18e l’ansimare solo della notte.

E sorse il lume d’una strana aurora
notturna, che le strigi vagabonde
21fece fuggir con muti voli anzi ora.

Trascolorò sotto le pallide onde
il tempio immenso con veloci fiumi
24ed alte guglie e cupole rotonde.

E il pellegrino, in mezzo al lento fumi-
gare di luce vivida e spettrale,
27un uomo vide lento errar tra i dumi.

Veniva dal gran Carro boreale.
Solcato d’ombre era il suo volto macro,
30e fisso l’occhio, e sempre, il passo, uguale.

Egli avanzava per il luogo sacro,
tra un’infinita fuga di colonne.
33Lo accompagnava il suono del lavacro

34del mare eterno... di quell’altro insonne!