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Poesie (Carrer)/Odi/Odi varie/L'Avvenire

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Odi varie - L'Avvenire

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L’AVVENIRE.

Qual già finse il prisco secolo
     Alla rupe catenato
     Della luce il rapitor,
          E perenne il cor rinascere
     Sotto il morso infaticato
     6Del grifagno punitor;

Un desìo quest’alma indomito
     Tutto dì punge e tormenta
     Nel futuro di mirar.
          E se pur talvolta arretrasi,
     E dell’opra si sgomenta,
     12L’ombre torna indi a tentar.

La man vaga al ramo stendere
     D’auree poma e d’auree fronde
     Oso appena, ed ei sparì;
          Non pria fatto è il labbro cupido
     Presso al rio dalle dolci onde,
     18Subitano il rio fuggì.

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Deh perchè svanir sì rapida,
     Dolce immago del beato
     Immutabile avvenir.
          Deh perchè gli accordi mistici
     Sol per breve ora m’è dato
     24Delle angeliche arpe udir?

Poche note di quel cantico
     Non pria l’anima raccoglie,
     E dai sensi è ratta già.
          L’aer varca ingrato e nubilo,
     E s’asside sulle soglie
     30Dell’immobile città.

Città santa, che l’Altissimo,
     Perchè fosse eterna e forte,
     Sopra i colli edificò.
          Le diè muro insuperabile,
     Ed armati sulle porte
     36I suoi vigili locò.

Di dolci acque indefettibili
     Sgorga un rio dal sacro monte,
     Che non ha sponda o confin.
          Desso è il ver fiume Etiopico
     Dalla cupa arcana fonte,
     42Noto solo in suo cammin.

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L’amaranto immarcescibile
     Di fragranze l’aria imbeve,
     Che alla terra ignote son.
          Al soave e casto effluvio
     Miste l’anima riceve
     48De’ beati le canzon.

Ma com’arco, tratto il calamo
     Velocissimo, s’allenta,
     Tocco il segno del desir;
          Da quel sogno, da quell’estasi
     Riede l’anima contenta
     54Alla veglia dei sospir.

Da qual mai sì nobil arbore
     Un licore si distilla
     Che perpetui il mio sognar?
          Colle dolci attese tenebre
     Chi mi vela la pupilla,
     60Stanca il mondo di mirar?

Vana inchiesta! È Dio che limite
     Pose al vol dell’intelletto,
     Dio che al mare un di parlò:
          Sorgi pur cruccioso e tumido,
     A quel lido, o mar, t’aspetto;
     66Fin là vieni; più là no!

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Oh concetti incerti e miseri,
     Onde l’uomo si consiglia
     Sul futuro por la man!
          Da quell’alto ignoto termine,
     Quando ha fatto mille miglia,
     72Mille miglia è più lontan.

Ma trae vita ignara e placida
     Il pastor, che fuor l’ovile
     Altra cura aver non sa.
          Chi le membra e gli anni logora
     Servo al fasto signorile;
     78Chi sull’onda cammin fa;

Chi le trombe segue e i timpani;
     Il fanciul, la verginetta
     Tutta fede e tutta cor;
          Sempre han l’occhio al dì novissimo,
     Di mercede o di vendetta,
     84Al gran giorno del Signor.

L’affannosa e non mai sazia
     Arroganza, ond’uom presume
     Tutto intendere e narrar,
          Lunge adunque, e a me risplendere
     Possa solo il poco lume
     90Che fa credere e sperar.