Poesie (Eminescu)/III. Sogni svaniti
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III.
SOGNI SVANITI.
Sogni svaniti, fiori secchi,
che foste vita della mia vita,
quando v’inseguivo, cadendo le stelle,
come l’occhio segue una meteora;
5voi dileguaste cogli anni; andatevene dunque con Dio,
così come d’autunno cadono le foglie;
le labbra ho fredde, arido il cuore,
la vita mia scorre dimentica della sorgente.
Lampada accesa innanzi alla pallida icona d’argento
10di Apollo, mio Dio,
mi struggo lentamente, ma senza tregua
negl’incendii della passione.
O, pari a nuvola cacciata dal vento,
corro per la strada della mia vita:
15civetta che, ululando a sventura,
infesta i ruderi di una tomba.
La vita scorre per me come il murmure
che soffia nelle solitudini l’aquilone,
mi asciugo come la croce posta nei campi
20e di maledizioni ho nera la bocca.
Trascino la mia sorte come l’aquila
trascina l’ala spezzata:
la tormenta invernale mi grida: «Fame!»
morte mi ride tutto all’intorno.
25Ho dimenticato mamma, ho dimenticato babbo,
ho dimenticato fede, ho dimenticato tutto;
secca ho la mente, torpido il cervello,
nell’anima mia ebbra arde il deserto.
Solo tu mi appari nel caos,
30come tra i flutti vela di nave,
come tra le nubi (una) gialla stella,
come (un) faro nella notte nera.
Ti vedo spesso colla tua fronte serena
come il pensiero di Dio,
35l’anima tua arde nell’anima mia
con una fiamma dolce, ascosa, lene.
Pensando a te non voglio più morire,
m’invidio io stesso la liberazione,
cieco folle che maledice la vita,
40e vorrebbe colla fronte toccar le nuvole.
Ma se il pensiero dei giorni miei
s’è spento nella mente di Dio,
e se per l’anima mia triste
non c’è posto quaggiù, ma solo fra le stelle,
45voglio, quando trasporteran gli angeli
l’ombra mia pallida al bianco monte,
che sii tu a posar la corona sulla mia fronte morta
e ad appoggiar la lira al capezzale!