Poesie (Francesco d'Altobianco Alberti)/LXXXVIII

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LXXXVIII

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LXXXVII LXXXIX

 
Fra i labri sia da la lingua inframesso
sospir che ma’ stimai che fosse inteso;
né prima il fin n’uscì che fu compreso,
me’ che splicar n’arei saputo i’ stesso.

Che disgrazia è che come a lei m’apresso,
per dir quel ch’i’ vorrei, più sta sospeso,
poi mi rimanga in maggior doglia acceso?
El balenar d’un ciglio sia quel desso?

Ond’ella, istando attenta per sentire,
come del trepidar pronta s’accorse,
finse d’entrare in altro motteggiando;

e in sì bel modo e dolze mi soccorse,
donne, ch’io v’era e non vel so ridire,
se non com’al tornar pensava e ’l quando.