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Poesie (Parini)/VII. Odi/VIII. Piramo e Tisbe

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VIII. Piramo e Tisbe

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VIII

PIRAMO E TISBE

Ad un improvvisatore.

     Ahi qual fiero spettacolo
vegg’io, che il cor mi fiede,
sotto a la luna pallida,
lá di quel gelso al piede?
     5Una donzella e un giovane
in loro etá piú acerba,
ecco trafitti giacciono
insanguinando l’erba.
     Oh dio, che orrori La misera
10sembra morir pur ora;
e il crudo acciar nel tiepido
seno sta immerso ancora.
     L’altro comincia a spargere
giá le membra di gelo;
15e ne la mano languida
tien lacerato un velo.
     Ahi per gelosa furia
un tanto error commise
il dispietato giovane...
20Ma chi lui stesso uccise?
     Intendo. Aperse un invido
rivale i bianchi petti;
o un parente implacabile
ai furtivi diletti;

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     25indi fuggendo, il barbaro
ferro lasciò confitto,
che testimon del perfido
esser potea delitto.
     Ma tu sorridi? Ingannomi
30forse nel mio pensiero?
Tu dal crudel mi libera
dubbio; e mi spiega il vero.
     A te diè di conoscere
le cose Apollo il vanto;
35e dilettarne gli uomini
col tuo divino canto.