Quando il giovin Pelleo portò su Tebe
i dí funesti, e la beozia terra
sotto la spada, che in sua man non ebe,
miserabile aspetto offria di guerra, inviolate le paterne glebe
stettero a lui, che sorvolando atterra
l’ardir seguace de l’aonia plebe,
e fra i numi e gli eroi si mesce ed erra. Marte or vegg’io che in su’ miei paschi accampa,
io di carmi direi fabbro non vile,
e l’armato cavallo orme vi stampa: né valmi a schermo onor di lauro, o stile
che de l’aure d’Apollo arde e divampa:
tanto i sacri intelletti or s’hanno a vile!