Prose della volgar lingua/Libro terzo/LXXIII

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Terzo libro – capitolo LXXIII

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Leggesi la particella Se non, che si pone condizionalmente: Se ti piace, io ne son contento: se non ti piace, e’ m’incresce. Et è spesse volte, che si dice Se non in vece di dire Eccetto; nel qual modo alcuna volta ella s’è mandata fuori con una sillaba di piú; et èssi detto Se non se e Se non si:

Se non se alquanti c’hanno in odio il sole.

Come che la Se non si si pose sempre col verbo Essere: Se non si furono i tali. Tuttavia è particella che, cosí pienamente detta, rade volte si vede usata e nell’un modo e nell’altro. Dicesi eziandio alcuna volta Se non, in luogo di dire Solamente: Io non sentiva alcun suono di qualunque instrumento, quantunque io sapessi lui se non d’uno essere ammaestrato, che con gli orecchi levati io non cercassi di sapere chi fosse il sonatore. Ma tornando alla Se condizionale, dico che ella, posta col verbo Fosse, si lasciò alcuna volta e tacquesi dagli antichi, in un cotal modo di parlare, nel quale ella nondimeno vi s’intende; sí come si tacque alcuna volta eziandio da’ latini poeti. Il qual modo appo noi, non solamente ne’ poeti si legge, sí come furono Buonagiunta da Lucca, che parlando alla sua donna del cuore di lui, che con lei stava, disse:

E tanto gli agradisce il vostro regno,
che mai da voi partir non potrebb’ello,
non fosse da la morte a voi furato,

ciò è se non fosse; e Lapo Gianni, che disse:

Amor, poiché tu se’ del tutto ignudo,
non fossi alato, morresti di freddo,

ciò è se non fossi; o come fu Francesco Ismera, che disse:

Non fosse colpa, non saria perdono;

o come fu ancora il Petrarca, il qual disse:

Solamente quel nodo,
ch’amor circonda a la mia lingua, quando
l’umana vista il troppo lume avanza,
fosse disciolto, i’ prenderei baldanza;

ma, oltre acciò, si legge eziandio nell’istoria di Giovan Villani, il qual disse: E poco vi fosse piú durato all’assedio, era stancato, in vece di dire: E se poco piú durato vi fosse. È alcun’altra volta ancora, che ella da’ poeti si pone in vece di Cosí, a cui si rende la particella Che, in vece di Come, in questa maniera:

S’io esca vivo de’ dubbiosi scogli,
e arrive il mio exilio ad un bel fine,
ch’i’ sarei vago di voltar la vela,

ciò è, Cosí esca io vivo delli scogli, come io sarei vago di voltar la vela.