Renovatione della Chiesa/Lettere dettate in estasi/II

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Lettera II

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Lettere dettate in estasi - I Lettere dettate in estasi - III

Al’ Nome del’ Antica e Nuova Verità

Al’ Sommo Pontefice et Vicario di Christo in terra Papa Sisto [V]1

La inutile ancilla del’ antica e nuova Verità, constretta dal’ amoroso e svenato Agnello e humanato Verbo, vostra indegna figliuola e serva de Servi di Jesu Christo.

Incitata dallo Spirito Santo, constretta e mossa da esso humanato Verbo, vi priega e sforza (per dir così) in virtù del Sangue di esso humanato Verbo, con le viscere del’ anima sua, a volere intendere quel che lui ricerca da voi, suo Vicario, per mezzo di me tanto ingnorante creatura, e indegna sposa e serva sua, quale è che rinuovi la sua sposa Chiesa, data a lui in cura e custodia. Et non vuole il Capo nostro Christo Jesu che pigliate questa volontà e opera sua mossa da creatura, ma dal creatore e sommo monarcha del’ universo.

Et deve sapere che non gli mancherà gli aiutori e cooperatori all’opera di Dio, e vostri sudditi e ministri del Sangue, e quali sono: la dolce Compagnia del dolce nome di Jesu, e seguitatori del gran patriacha e predicatore Domenico. Gli altri saranno e poverelli e nuovamente fioriti nella vostra e nostra Chiesa, imitatori del glorioso Francesco de Paula, e quali ha eletti e preeletti la dolce bontà e benignità di Dio per ridurre a sé le sua pecorelle, per mezzo di voi suo Pastore fedelissimo. Et non conosco possa far questo se non imita il vero pastore Verbo incarnato, el quale disse che il vero pastore mette la vita per le sua pecorelle, e il mercennario non fa così (cf. Jo. 10,11s).

Et disse ancora l’antica e nuova Verità, il cui credo sia sempre dinanzi a gl’ occhi vostri, che il vero pastore si conosce all’opere che fa. E ben lo manifestò il glorioso campione Pietro apostolo, che non era mercenario né lupo rapace, il quale tanto prontamente si affaticò e nel suo fine pose la vita per il suo capo Christo, il quale deve la Santità Vostra in ogni sua attione cercar d’imitare. Che se bene non harà a metter la propria vita e sangue, non deve essere che il medesimo desiderio non regni in lui, che non sarà di troppa minor fatica, charissimo Padre (che prontamente a spargere il sangue, che prontamente a spargere il sangue, che prontamente a spargere il sangue, lo dico) a ridur tante smarrite pecorelle e del’uno e del’altro sesso (a me di intrinsichissimo dolore e a voi, sì come credo, di non manco pena) consecrati e consecrate à lui.

La qual opera è a me in desiderio, e a voi in potestà e volere, e all’eterno Dio in volontà che si faccia, el quale muova e spiri voi a mettere in esecutione tal opera; la qual opera non deve esser presa con negligentia e con dubbio, ma come in verità è la volontà di Dio, e siamo giunti al determinato tempo. E la stessa Verità sa che io non mentisco. E la importanza di tal opera è di tal qualità quale è il Sangue di cui voi tenete le chiave, e pensa la inutile e miserabile serva sua che bene intenda e penetri di quanta importanza sia il Sangue di Christo.

Hora, il metterla in essecutione sta nella volontà vostra, che non posso e non voglio credere che non ci sia, massimo che so havete la potestà di farlo sovvenendomi alla mente di quelle parole che disse la somma Verità al suo primo Vicario Pietro e a voi suo Successore, che vi dava tale e quale auttorità che ciò che voi legherete e sciorrete in terra, sarà sciolto e legato in cielo (cf. Mt. 16,19), della quale si deve la Santità Vostra in tal opera con somma prudentia servirsi e mostrarla, non mancando però punto in lei la pia misericordia, pigliando il amo del dolcissimo Verbo humanato, dico del S.mo Sacramento e parola sua. He mai vogli tener serrato il fonte della pietà standogli sempre impronto le chiave che tiene per dare a sudditi e ministri sua il Sangue della dolce Verità (considerando pur sempre a chi lo dà), acciò che anchor essi lo possino con ogni liberalità dispensare agli altri. E, di gratia, non ne sia punto avaro, sì come non fu la dolce clementia del’ eterno Padre in darci il suo Verbo e il Verbo in darci el suo Sangue, il quale in su legno della croce ce lo dette tutto.

Non meno invito la Santità Vostra a servare e osservare il modo che gli profferirò, il quale è che mettiate in consideratione a essi religiosi e religiose consecrati a Dio, il prezzo di tal Sangue e l’obligatione che hanno preso sopra di loro nella professione e voti fatti; et così ancora la potestà che havete in darne e privarne. Et perdonatemi, Santissimo Padre, se uso con voi troppa prosuntione, che sono sforzata per il zelo del mio Sposo e prima Verità.

Dhe sì, dhe sì, dhe sì, fate conoscere il prezzo di questo Sangue! Et non posso però tenere di non manifestare quello che intendo, che hoggi a molti è ascoso e a voi deve esser noto per il grado e potestà che tenete, dico del grande e indissolubil nodo che essi religiosi fanno con Dio in essa loro professione, el quale hoggi nella santa Chiesa e vostra chara sposa (come credo) tanto poco osservato, e massimo la santa povertà. Et quello che è peggio, (ardirò di dire), ancorché minima, dico fra Dio e voi suo Vicario, che tale ignorantia è quasi in tutti e principali membri di voi suo Capo. E rimanga nel’ intrinsico della vostra conscientia, la qual cosa potete molto ben conoscere nel trattar che fate co, sudditi vostri, vedendo di che conditione essi sieno, il che è a me d’intrinsico dolore e lo profferisco fra Dio e voi.

L’altro è la santa obedientia, tanto solennemente fattone professione e voto nelle mane de vostri ministri e nostri superiori. Dei’ altro non dubito, che se la Santità Vostra farà osservare li dua principali, questo sarà da chi si troverrà in tale stato charissimamente abbracciato.

So che bene è noto, sì al Vicario suo in terra, molto più che a me misera miserabile, di quanta importanza sieno le promesse fatte a lui, ma l’ignorantia che regna in tanti e tante che hanno fatto tal giuramento, mi fanno dire tale parole alla Santità Vostra. Esclama grandemente hoggi el Sangue dello svenato Agnello dinanzi al Padre suo misericordia e vendetta per li consecrati sua christi e ribelle spose, il quale invita voi suo Vicario, al’imitatione sua, a spogliarsi tutto di sé e di tutte le cose che sono sotto Dio.

Attendete, attendete, S.mo Padre, a tal imitatione, dico a spogliarvi tutto di voi stesso e vestirvi di lui, come ben disse il consorte di cui voi tenete il luogo che ci spogliassimo di noi e ci vestissimo di Christo: Induimini Dominum Jesum Christum (Rom. 13,14), sì come esso svenato Agnello in sul legno della croce vi dette esempio sdimenticatosi (per modo di dire) in tutto di sé e del suo nobilissimo essere, dando la vita, il Sangue, l’honore e le ricchezze (le quale non volse mai possedere) per le sua pecorelle delle quale voi dovete tenere somma custodia.

Dhe miri, dhe miri, dhe miri la Santità vostra lo svenato Agnello in croce. Dhe sì, dhe sì, inviti e sua sudditi, e a noi padri e superiori, doppo di lui, a esser coaiutori a tal opera. Non avvisa e non ricerca la dolce Verità che si faccia tal renovatione in una città sola o in un castello, ma in tutto l’universo, perché tutto l’universo è dato sotto il suo potere. Ci sono in ogni città e luogo quelli che tengono doppo voi il luogo vostro che potranno mettere e far mettere in esecutione il comandamento vostro e il voler di Dio.

Dhe non tema, dhe non tema la Santità vostra, dhe non tema a far tal comandamento, dolcissimo Padre e Vicario dello svenato e innamorato Agnello Christo Jesu! E se sentissi di patire e trovarsi in penuria, vadia al petto della sua sposa, che lo nutrirrà abbondantemente. Et pigli per sua nutrice la dolce charità, la quale non solo lo conforterà e darà nutrimento e fortezza, ma farà che Dio sarà in lui come dice il dolce Giovanni: chi sta in charità Dio sarà in lui, e lui in Dio (cf. 1 Jo. 4,16). Sovengagli ancora quel che dice l’altro innamorato di Paulo: che chi Dio ha eletto, dà ancora il potere di operare. Non dubito punto che se starete al petto della vostra dolce sposa, e abbraccierete la santa charità, non mancherete di mettere in effetto la grande e grata opera di Dio.

Hora havendo compìto il voler di Dio, stando pur nella medesima unione col mio Sposo, non posso ancora mancare di fargli noto come son costretta da esso mio sposo Verbo, dolce Verità, con vostra voluntà e licentia, di scrivere alli sunominatii Collegii, dico della Compagnia e Collegio di Jesu, del patriarcha San Domenico e della Confraternità di San Francesco di Paula. Bramando di far tutto secondo il beneplacito della Santità vostra, humilmente prostrata alli sua piè sacri, gli domando licentia di poterlo fare, e ancora per altre volte quando mi occorressi a far ciò per la medesima causa, sperando non habbi a esser punto in detrimento della vostra dolce sposa Chiesa, massimo quando s’intenderà che quella dia orecchio a tal opera; non mancando ancora di farlo col buono intendimento dell’ill.mo Cardinale Padre nostro Arcivescovo, parendo a Vostra Santità, che qui in questa città tiene il luogo suo, con farlo consapevole del tutto.

Domando a quella perdono di tutto quello che ci fussi di superfluo alla spiratione e volontà di Dio; e quando paressi a quella che questa non fussi la volontà di Dio, gne ne domando la condegna penitentia. Et tenendo che sia, gli dico che, con Paulo apostolo, son preparata a esser separata da Dio purché vegga compìta l’opera di Dio (cf. Rom. 9,3).

E come inutile ancilla, gli domando la santa benedittione.

Permanga sempre nella Santità vostra la dolce Verità e increata Sapientia. Jesus, Maria stien sempre ne nostri cuori.

Di Firenze, del nostro monasterio di Santa Maria delli Angeli presso a San Fridiano, il dì 27 di luglio 1586.

L’humile Ancilla del’ humanato Verbo:

Suor Maria Maddalena de’ Pazzi

Note

  1. [non fu spedita!]