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Rime (Bindo Bonichi)/Canzoni/Canzone decimaquinta

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Bindo Bonichi - Rime (XIV secolo)
Canzoni - Canzone decimaquinta
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CANZONE DECIMAQUINTA


Che le richezze non fanno l’uomo beato.1


     Esser credea beato
L’ôm che tesoro avesse,
O che fornir potesse2
Suo disiar nella presente vita.
Ora ho il pensier cangiato
Che a qual io ben volesse
Già non credo ch’i’ desse
S’io avessi di tesor balia compita.
Che è tesor nell’ômo altro che vento
Che alto il fa montar superbïendo
Et poi, voler seguendo,
Dallo razïonal cessare stile?
Qual più à d’esso men vive contento3.
Dunque che move l’ôm tesor cherendo4?
Quel che l’ôm chere, avendo,
Sovente compra caro e vende vile.

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     Contentarsi a ragione
Vera è dell’homo altezza:
Dunque chi vuol richezza
Fugge quel che disïa e contra prende5.
L’omo che si dispone6
Disïando grandezza
A quel che gli è bassezza
Credendo allo montar basso discende.
Non già tesor contenta il cuor dell’homo
Ma, quanto ha più, maggior cresce volere
Di più tesoro avere7
Onde affannando e disïando more8.
Chi guasta il fiore, e poi ne mira pomo9
Fia saggio, se follia torna a savere
Perfetto è da tenere
Chi oper’a ragion con pace in core10.

     Sia l’omo studïoso
Di fuggir povertate
Perchè la gran bontate
In povero abito è parvi-penduta;
Ma non sia curïoso
Che in voler dignitate11
Perverta veritate
Lassando la vertù ch’à posseduta.
Povero è chi del tutto va mendico
Ch’è dispettato e tenuto a nïente
Et pover è sovente
Non chi poco ha, ma chi molto disia.

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L’aver non molto dell’homo è amico
Se ’l possessor vive discretamente;
Ma se ha cupida mente
Cerca d’errar essendo in dritta via.

     Se l’uom vive a natura
La povertà s’assenta12,
Che natura contenta
Leggier vivanda e grosso vestimento.
Se d’opinïon cura,
Che a volere ôro consenta13
La povertà il tormenta,
Et quanto ha più maggior li dà tormento.
Quanto ’l signor’è di maggiore stato
Tanto più servi gli conviene avere
Et ciascun mantenere
Et conservar, acciò che se conservi.
Il Servo a una cosa è diputato
Et lo signor a molte provvedere.
Men vile è da tenere
L’uom servo d’un, che chi servo è de’ servi.

     Chi vuol viver morale
Non viva piagentèro;
Benigno, giusto e vero
Sia a ciascun familïar di pochi14,
Et siccome mortale15,
S’è posto in grado altero16,
Recordi che leggiero

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Fortuna pon gli alteri in bassi lochi.
Dentro da se alcuno ellegga saggio
Secondo il quale suo governi stato,
Et aggia imaginato
Che nullo suo fallir gli sia coverto.
Al beato esser tien non buon vïaggio17
Chi un dimostra e altro tien celato18.
Quel sol dico beato,
Che sta sicuro e vive ad uscio aperto.

Note

  1. [p. 149 modifica]M. concorda.
  2. [p. 149 modifica]R.5 E che fornir. – M. id.
  3. [p. 149 modifica]L.......... Men viene contento.
  4. [p. 149 modifica]R.3 tesor chiedendo.
  5. [p. 149 modifica]R. Fugge quel ch’uom disia e contra prende. – L. col Mss. Par.
  6. [p. 149 modifica]R.3 quel ch’huom disia. – R.5 id.
  7. [p. 149 modifica]R.3 di pur tesoro.
  8. [p. 149 modifica]M. Onde afamato disiando.
  9. [p. 149 modifica]M. R. e R.3 chi guasta il fiore e poi n’amira ’l pomo. – L. col Mss. Par. – R.5 e po’ n’amira.
  10. [p. 149 modifica]R. chi opera a ragion. – L. col Mss. Par. – R.3 opera a ragion. – M. id.
  11. [p. 149 modifica]Così nei due CC. L. e R. e nel R.3 nel M.2.
  12. [p. 149 modifica]R.5 Da povertà.
  13. [p. 149 modifica]L. Che avere oro consenta. – M.2 voler or.
  14. [p. 149 modifica]R.3 sia a ciascuno e famigliare a pochi. – R.5 a pochi. – M. Famigliare a pochi.
  15. [p. 149 modifica]R.3 E siccome è mortale.
  16. [p. 149 modifica]M. Se è posto.
  17. [p. 149 modifica]M.2 non tien buon.
  18. [p. 149 modifica]R.3 Chi uno mostra.