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Rime (Bindo Bonichi)/Canzoni/Canzone sedicesima

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Bindo Bonichi - Rime (XIV secolo)
Canzoni - Canzone sedicesima
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CANZONE SEDICESIMA


Che l'uomo dee portare l’avversità in pace.1


     Chi in adversitate2
Talor perde ragione,
Et move quistïone,
Ond’è che dio dà bene al peccatore,
Et contrarïetate
Alle bone persone
Et fa comparazione
Da se non buono a un altro peggiore:
Doppio è ’l fallir primo e principalmente3
Dalla parte di quel ch’è dimandante:
L’uno esser pesante4,
Del bene altrui, ch’a se nïente noce:
L’altro è in quanto si riputa innocente
Et dello suo peccar si fà ignorante,
Et fa di fuor sembiante
D’essere hom giusto e dentro sta feroce.

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     S’alcun darli dovesse
Marche venti d’argento
Et un altro trecento
Al qual volessi tutto perdonare;
Se ’l primo si dolesse
Di tal perdonamento
Farìa gran fallimento
Perchè ciascun puo quel ch’è suo donare.
Cosi se dio talor perdona o tarda
Ad alcuno el penar ch’à meritato
Non ha ingiurïato
L’altro in quel caso, se gliel dà presente:
Ma chi è saggio suo peccar risguarda,
Et contrizione avendo del peccato
Acquista bono stato:
Che dio perdona a chi di cor si pente.

     Dovem creder di vero
Che non può rimanere
Senza merito avere
Ben, che l’om faccia, ne mal impunito.
Non è alcun sì fero
Ch’almen per ben parere5
Di quel ch’ha in podere
Non dia per dio da lui stando partito;
Onde per meritar quel poco bene
Talor prosperità gli è consentita
Nella presente vita
Et poi riceve punizion del male:

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Et se ’l buon pecca spesse fiate avviene,
Ch’à purgazion nel tribolar compita
D’ognie cosa fallita
Et poi possiede glorïa eternale6.

     Altra ragion c’è forte
Che ne ’nduce a passare
Et con pace portare
Le cose avverse, e l’esser tribuloso.
Se dio sostenne morte
E visse in tribulare
Per noi altri salvare
Mal’è disposto chi vuol pur riposo.
Se hom, non dio, per alcun sostenesse7
Non dico morte, ma stare in pregione8
Chi ne fusse cagione
Se non dolesse terria mala via.
Dunque vie più chi ben pensar volesse
Che dio signor sostenne passïone
Per nostra redenzione
Dovria doler e pianger notte e dia.

     L’avversità è freno
D’ogni lasciva cosa,
Perchè chi troppo posa
Sovente pensa disonesto e vano.
Chi pur tempo ha sereno
La cosa dilettosa
Gli par talor noiosa

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Fa monte e valle discerner lo piano.
Cui dio ellegge per suo vero amico
Visita con cose avverse dando9
Accio che vanneando
Non divenga lascivo ma verace.
Qual sol prosperità possiede dico
Ch’à obliato, di lui non curando;
Perchè dio ringraziando
Dia l’uom l’avversità portare in pace10

Note

  1. [p. 154 modifica]M. riprende l’uomo che essendo nell’avversità si turba della prosperità altrui.
  2. [p. 154 modifica]R.3 Chi è in – M. id. – M.2 id.
  3. [p. 154 modifica]L. Doppio è il fallir.
  4. [p. 154 modifica]R. L’uno è l’esser pesante. – L. col Mss. Par. – R.3 l’uno è. – M. id. – M.2 id.
  5. [p. 154 modifica]L. Doppio è il fallir.
  6. [p. 154 modifica]R. Et poi possiede la gloria eternale. – R.3 la gloria. – M.2 id.
  7. [p. 154 modifica]M. per altrui sostenessi.
  8. [p. 154 modifica]R.3 prigione.
  9. [p. 154 modifica]R.3 E visita. – M. visitalo.
  10. [p. 154 modifica]R.3 Dee l’om....... portar con pace.