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Donna mi prega perch'io voglio dire

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Guido Cavalcanti - Rime (XIII secolo)
Donna mi prega perch'io voglio dire
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Canzone.


     Donna mi1 prega perch’io voglio2 dire
d’un accidente che sovente è fero
ed è sì altero - ch’è chiamato amore.
Sì chi lo nega possa ’l ver sentire.
5Ed, a presente3, canoscente chero,
perch’io no spero - ch’om di basso core
a tal ragione porti canoscenza:
che senza - natural dimostramento
non ò talento - di voler provare
10là ove4 posa e chi lo fa creare5,
e qual è sua vertute e sua potenza,

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l’essenza, - poi ciascun suo movimento,
e ’l piacimento - che ’l fa dire amare
e s’omo per veder lo po’ mostrare.

     15In quella parte dove sta memora
prende suo stato, sì formato come
diaffan da lume, - d’una scuritate
la qual da Marte vene e fa dimora.
Elli è creato ed à6 sensato nome,
20d’alma costume7 - e di cor volontate.
Ven da veduta forma che s’intende,
che prende - nel possibile intelletto
come ’n subietto - loco e dimoranza.
In quella parte mai non à pesanza
25perchè da qualitate non descende:
resplende - in sè perpetuale effetto;
non à diletto, - ma consideranza;
sì che non potè là gir8 simiglianza.

     Non è vertute, ma da quella vene
30ch’è perfezione, che si pone tale
non razionale -, ma che sente dico.
For di salute giudicar mantene,
chè la ’ntenzione per ragione vale.
Discerne male - in cui è vizio amico.
35Di sua potenza segue spesso morte
se forte - la vertù fosse impedita,
la quale aita9 - la contraria via,
non perchè oppost’a naturale sia10;
ma quanto che da buon perfetto tort’è

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40per sorte - non po’ dire om c’aggia vita
che stabilita - non à segnoria:
a simel po’ valer quand’11om l’oblia.

     L’esser è quando lo voler è tanto
ch’oltra misura di natura torna:12
45poi non s’adorna - di riposo mai.
Move cangiando color riso e pianto
e la figura con paura storna:
poco soggiorna: - ancor di lui vedrai
che ’n gente di valor lo più si trova.
50La nova - qualità move sospiri13
e vol ch’om miri - in non fermato14 loco
destandos’ira, la qual manda foco.
Imaginar non pote15 om che no ’l prova.
Nè mova - già però ch’a lui si tiri
55e non si giri - per trovarvi gioco
nè certamente gran saver nè poco.

     De simil trage complexione sguardo
che fa parere lo piacere certo:
non po’ coverto - star quand’è sì giunto16.
60Non già selvaggio le beltà son dardo,
chè tal volere per temer è sperto:
consegue merto - spirito ch’è punto.

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E non si po’ conoscer per lo viso:
c’om priso - bianco in tale obietto cade,
65e chi ben aude - forma non si vede.
Dunqu’elli meno che da lui procede17:
for di colore d’esser è diviso,
assiso - mezzo scuro luce rade:
for d’onne 18 fraude - dice, degno in fede,
70che solo di19 costui nasce mercede.

     Tu poi sicuramente gir, canzone,
là ’ve20 ti piace, ch’io t’ò sì adornata
ch’assai laudata - sarà tua ragione
da le persone - ch’anno intendimento:
75di star con l’altre tu non ài talento.

  1. me, eo di Ca sembrano tendenze speciali di questo codice e sono forme estranee a la vulgata toscana (Caix) Eo è forma antiquata de’ tempi di Guittone, ristabilita più tardi nell’uso dei copisti. In Vd e tonico o secondario esce quasi sempre in i.
  2. vollia: Mart mentre in Ba: voglio. L’uso del cong. per l’ind. appare come facile modificazione di una uscita poco comune e che poteva sembrare sgrammaticata. L’uso del doppio l è grafia molto arcaica, prossima a la metà del dugento, specie nel Pal. 418. Il non trovarla mai in Vd porta ad escluderla, poichè sembra anche una specialità di Mart. es: dollia, battallia etc.
  3. Così esce dal confronto di Ca - ed al - Cap1 - ed a - Mart. - ond a ossia dall’unione degli avversi Cap1, Mart, in quella forma non comune a: escludendo l’ond di Mart. che appare correzione nel commento di frate Egidio (Pasqualigo, op. cit.).
  4. Mart. - la ove si: correzione per l’apparente mancanza metrica: lo prova Ba con la ove. Così per evitare l’iato Ca - la dove. Le forme: la ove, là ve sono le più comuni in questa età. (Vedi Caix e Vd) e ben è facile, una sostituzione di dove per la ve.
  5. Mart: criare. È questa una tendenza speciale all’iotazione in questo codice: esempio: baillia, dichi, chieggia, ricomando, troverite, onniora, dimandare, sbiguttiscie, ecc.
  6. Preferibile questa lezione di Ca a quella di Mart: da, che non ha senso ed è in relazione al commento del Colonna, di cui si vide alcuna influenza su Mart per il v. 5.
  7. L’unione di tutti i codici primari fa credere che si ritenesse buona questa rima.
  8. Dal confronto: la gire - Ca, largir - Mart, Cap1, la ire - Ba, essendo il la gire in Ca una conseguenza metrica di po per pote e rivelando Ba la cattiva interpetrazione sua e di Mart sopra un originale comune: la gir o la gire contro misura.
  9. Mart: ita a la contro misura, modificazione di un ita la dato da Ca che non ha senso.
  10. Così io credo dover ricostruire questo verso, tanto martoriato dai copisti, sul confronto di: non perchè opposto naturale sia - Mart - non perchè opposta natural sia - Ca. Con questa sola ricostruzione, che non mi sembra arbitrariamente congetturale, esce il significato.
  11. quanto di Mart è nel commento del Colonna.
  12. Dal confronto:
    Ca: coltra misura di — Ba: choltre misura di — Mart: oltra misura di escludendo la lezione di Cap1: fuor di natura di misura che risente delle modificazioni dei commenti.
  13. a sospiri di Mart, Ba, appare una immissione non razionale, perchè in tutta l’espressione dello stil nuovo i sospiri sono concepiti come viventi di vita propria, escludendo dal soggetto da cui movono.
  14. Così Mart. La lezione di Ca «formato» non assicurata da Cap1 è nel comm. del Colonna. Se quindi Mart, che pur ne risente, mantenne «fermato» vuol dire che così portava la origine sua.
  15. nol po in Ba contro misura fu corretto da Mart con un lom per hom. Ca, ricopiatore esatto anche degli errori, qui è regolare. Pote di Ca evita la cacofonia delle due sillabe po om e trova largo riscontro in Vd. Nè in Ca era consueta la distensione della forma: po in pote. Vedi v. 28.
  16. Dal confronto delle lezioni: quando se gionto - Mart, quand e si giunto - Ba; con le quali si completa, non po’ choverto star si giunto - Ca: che ha la garanzia di Cap1: non po’ choverto star quand’è.
  17. Il perchè di Ba e Mart risente del solito commento. Da quel i meno è evidente errore di Ca, raddrizzato da Cap1 : dunquelli meno: sono probabilmente varie letture di un originale paleografico du queli meno. La forma elli è comunissima in Vd.
  18. Per la tendenza di Vd (v. anche Caix) propendo per onni di Mart: ma poichè Ba, Ca - ongne, data la tendenza a l’iotazione di Mart, ritengo la forma: onne.
  19. Più proprio del da di Ba Mart è il di di Ca, Cap1, come quello che, nell'uso trecentistico, meglio esprimeva una derivazione o provenienza ideale.
  20. Il la vi te di Mart è una evidente cattiva trascrizione di la ve ti che si muta in Ba in dove ti, Ca: ove ti e Cap1: la ove ti. Si deve quindi ammettere che Ca abbia tralasciato quel la che sembrava soverchio a la misura mantenendo l’ove e che Ba abbia letto dove un originale lave.