Rime (Stampa)/Rime d'amore/LIV

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Rime d'amore

LIV

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LIV

Il pianto tempra l’ardore, ond’ella vive.

     Se non temprasse il foco del mio core
l’umor, che verso per gli occhi sí spesso,
io avrei visto giá di morte il messo,
e l’alma ad ubidirla uscita fore;
     perché la speme omai cede al timore,
ed ogni cosa mia soggiace ad esso,
poi che si vede a mille segni espresso
che chi può farlo vuole il mio dolore.
     Dunque, s’io vivo, è mercé del mio pianto;
s’io moro, è colpa de le crude voglie
del mio signor, in vista dolce tanto.
     Ei mi legò sí ch’altri non mi scioglie,
ei vuol aver de la mia morte il vanto.
O poco chiare ed onorate spoglie!