Rime (Stampa)/Rime d'amore/LXXXV

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Rime d'amore

LXXXV

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LXXXV

Si torrebbe la vita, ma la trattiene Amore.

     Quando talvolta il mio soverchio ardore
m’assale e stringe oltra ogni stil umano,
userei contra me la propria mano,
per finir tanti omai con un dolore.
     Se non che dentro mi ragiona Amore,
il qual giamai da me non è lontano:
— Non por la falce tua ne l’altrui grano:
tu non sei tua, tu sei del tuo signore,
     perché dal dí, ch’a lui ti diedi in preda,
l’anima e ’l corpo, e la morte e la vita
divenne sua, e a lui conven che ceda.
     Sí ch’a far da te stessa dipartita,
senza ch’egli tel dica o tel conceda,
è troppo ingiusta cosa e troppo ardita.