Rime (Vittoria Colonna)/Sonetti spirituali/Sonetto CLXXII

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SONETTO CLXXII


Sovente un caro figlio il sommo Duce
   Lascia avolger fra noi qui d’ombra in ombra
   Perché più chiaro allor, quand’Ei le sgombra,
   Vada l’occhio immortai di luce in luce;
Ma poi che, Sua mercé, Seco il conduce
   Ove peso terren più non l’ingombra,
   Passando il vel che ’l cinge e che lo adombra
   Col raggio bel sin dentro al cor traluce.
Onde ei, visto il sentier sinistro e torto,
   Al destro il pie’ rivolge, e non consuma
   Se stesso e ’l tempo in laberinto vano,
Ma sempre fiso al Sol, che arde ed alluma,
   Con l’aura eterna vola alto lontano
   Da perigliosi scogli al fido porto.