Rime (Vittoria Colonna)/Sonetti spirituali/Sonetto LXVIII

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SONETTO LXVIII


Già si rinverde la gioiosa speme
   Che, quasi secca, era da me sbandita,
   Di veder l’alma e mal da noi gradita
   Terra che ’l gran sepolcro adorna e preme.
Odo ch’or gente intrepida non teme
   Tormenti e morte; anzi è cotanto ardita
   A la fede, fra noi quasi smarrita,
   Che ’l sangue lor agli altri è vivo seme
Si fecondo che sol ben pochi eletti
   Fan da molti chiamar ad alta voce
   Il verace Signor, già loro ignoto,
Ed, a scorno di noi, con vivi affetti
   Il segno ancor de l’onorata croce
   Faran con maggior gloria al mondo noto.


SONETTO LXIX



<poem>
Ne l’alta cima, dove l’infinita
   Previdenza si mostra, mi parea
   Veder l’insegna di quell’aspra e rea
   Morte che diede a noi si dolce vita.
Era lucida e chiara, e si gradita
   Ch’io lieta del suo onor meco godea,
   Quando udi’ voce in Ciel che si dolea
   Ch’ella fosse da noi quasi schernita,
E che le mure, e i panni, ed ogni fronte
   S’onorasse di lei, ma nulla mente
   Pur ombreggiasse il glorioso segno.
Pregar dunque si dee, con le man gionte,
   Che sopra noi non cada il giusto sdegno,
   Dandone in preda a men devota gente.