Rime (Vittoria Colonna)/Sonetti spirituali/Sonetto XIV
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SONETTO XIV
Veggio di mille ornati veli avvolto
Il chiaro e puro vero, e poi con mille
Finte di carità vive faville
Coprir l’ amaro petto un dolce volto.
Mille false Sirene intorno ascolto;
E so, che la lusinga, o il ciel sortille
A gradi indegni; ed odo e trombe e squille
Sonar per tal, che in vita è già sepolto.
Secol maligno, e maledette arpie!
Che pur l’ occhio ne dà, mentre il cor toglie,
L’ onor, la vita, il tempo, e la ricchezza.
Se Dio con l’ armi sempre giuste e pie
Tanti intricati nodi omai non sprezza,
La santa mano sua più non gli scioglie.
SONETTO XV
Deh potess’io veder per viva fede
(Lassa) con quanto amor n’ ha Dio creati;
Con che pena riscossi; e come ingrati
Semo a così benigna, alta mercede:
E come ei ne sostien; come concede
Con larga mano i suoi ricchi e pregiati
Tesori; e come figli, in lui rinati,
Ne cura; e più quel, che più l’ ama e crede:
E com’ ei nel suo grande eterno impero
Di nova carità s’ arma ed accende;
Quando un forte guerrier pregia e corona.
Ma poichè per mia colpa non si stende
A tanta altezza il mio basso pensiero;
Provar potess’ io almen, com’ ei perdona.