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Rime varie (Alfieri, 1903)/LXI. Non più scomposta il crine il guardo orrendo

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LXI. Non più scomposta il crine, il guardo orrendo

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LXI. Non più scomposta il crine, il guardo orrendo
LX. Immensa mole che nel ciel torreggi LXII. O gran padre Alighier se dal ciel miri

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LXI.

Non più scomposta il crine, il guardo orrendo,
In fuoco d’ira fiammeggiante il volto;
Nè parlar rotto, e da mollezza sciolto;
Nè furor più, nè minacciar tremendo;

Non più sforzarvi a inorridir piangendo;
Non più il coturno e il manto in sangue avvolto:
Nè il grondante pugnale in me rivolto:
Tutt’altra omai di appresentarmi intendo.

Io canterò d’amor soavemente;
Molle udirete il flauticello mio
L’aure agitare armonïosamente

Per lusingar l’eterno vostro oblio.
Poi, per scolparmi, alla straniera gente
Dirò: l’Itala son Melpomen’io.