Rime varie (Alfieri, 1912)/CLXXIII. Si duole di non aver unito agli scritti l'azione
Aspetto
Questo testo è completo. |
Vittorio Alfieri - Rime varie (1776-1799)
CLXXIII. Si duole di non aver unito agli scritti l'azione
◄ | CLXXII. Chiede di essere considerato, per il linguaggio, fiorentino | CLXXIV. Alla Poesia | ► |
CLXXIII.1
Si duole di non aver unito agli scritti l’azione.
Io mi vo vergognando infra me stesso
Di un’ampia macchia, onde imbrattommi il Fato:
Senz’essa, io forse un uom2 sariami stato,
4 Ponendo in fatti ciò che in voci ho espresso.
Mi fea Natura invan del miglior sesso,
Poiché in città non libera pur nato;
Quindi, io sempre al gigante il nano a lato
8 Figuro in me, quando alti sensi intesso.3
Ma Lusinga ingegnosa, anco talvolta
A consolarmi di un tal danno sorge,
11 Dicendo: «Ogni opra d’uom gli anni han sepolta,
«Men lo scriver che il dolce utile4 porge:
«Nata in serve contrade anima sciolta,
14 «O il suo scriver non muore, o un dí risorge».
Note
- ↑ Nel ms: «9 gennaio, lungo le mura, a una pioggia dirotta».
- ↑ 3. Un uom, un uomo compiuto, un vero uomo.
- ↑ 7-8. Quindi io, nato col cuor libero in terra schiava, quando scrivo, rappresento necessariamente questo dualismo; l’espressione del gigante e del nano richiama l’altra de son. Sublime specchio di veraci detti:
Or stimandomi Achille ed or Tersite. - ↑ 12. Il dolce utile: reminiscenza oraziana (Arte poetica, 343):
Omne tulit punctum qui miscuit utile dulci.