Rivista di Cavalleria - Volume I/II/Istruzione delle reclute a cavallo II

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Istruzione delle reclute a cavallo

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Rivista di Cavalleria - Volume I - Una ricognizione d’ufficiale alle manovre d’avanscoperta fra l’Arno ed il Tevere (1892) Rivista di Cavalleria - Volume I - III
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ISTRUZIONE DELLE RECLUTE A CAVALLO


(Continuazione, vedi fascicolo primo).




SECONDO PERIODO.


Premessa. — La recluta sarà più sicura in sella e potrà quindi tenere meglio la posizione delle gambe; tuttavia l’istruttore non dovrà insistere sulla necessità di mantenere la prescritta posizione del piede (p. 119, linea 4a), perchè le reclute non monteranno subito cogli speroni. Il Regolamento per la cavalleria austriaca dice: «è meglio tollerare che il soldato tenga le punte dei piedi naturalmente un po’ in fuori; i talloni un po’ più bassi, ma senza che ne risulti una tensione ai muscoli della coscia, al polpaccio e all’articolazione del piede. Il cavaliere non deve serrare troppo le ginocchia, perchè la contrazione dei muscoli farebbe rimontare i ginocchi ed egli si affaticherebbe presto» (§ 31).

«La posizione che descrive il regolamento deve essere considerata come un tipo, al quale il cavaliere si deve avvicinare gradatamente» (Regolamento per la cavalleria francese).

«L’istruzione senza staffe non dovrà durare molto». (Regolamento per la cavalleria tedesca).

In ogni modo l’istruttore lascerà portare le staffe alla recluta, specialmente quando sarà stanca, piuttostochè esporla a perdere l’equilibrio e qualche volta anche a cadere.

Misurare le staffe. — La misura delle staffe (pag. 119) si potrà pure prendere da cavallo, quella indicata dal regolamento essendo una norma che non può servire per tutti i cavalli.

L’istruttore si assicurerà che le reclute possano sempre raccorciare gli staffili, giacchè essi ordinariamente sono troppo lunghi; e che gli staffili siano in buono stato affinchè non succeda che si rompano, mettendo la recluta in pericolo di cadere.

Circa i vari modi di montare e saltare a cavallo (pag. 119) è necessario che essi siano eseguiti bene prima sul cavallo ginnastico. Si [p. 184 modifica]eseguiranno in seguito sul cavallo vivo, specialmente quelli indicati a pag. 123.

Saltare in sella. — Per saltare in sella (pag. 120) non si permetterà mai che si venga in appoggio colla mano sinistra sull’arco anteriore della sella e colla destra sull’arco posteriore, e ciò perchè il sistema, oltre a non essere pratico, è causa di numerose rotture di arcioni.

Smontare da cavallo. — Per smontare da cavallo si potrà insegnare, oltre a quanto prescrive il regolamento, anche un altro modo assai pratico e non pericoloso. Consiste nel piegare il busto avanti a sinistra, abbracciare col braccio destro il collo del cavallo, e facendo col petto punto d’appoggio sull’arco della sella, scavalcare la gamba destra a sinistra e lasciarsi cadere a sinistra del cavallo stesso. Questo modo è da usarsi specialmente dalle reclute vaccinate di recente.

Posizione delle gambe (pag. 121). — Nel ripetere gli esercizi del 1° periodo, conviene ricordare quanto si è già detto. L’istruttore però non dimentichi che la posizione della gamba dovrà variare, secondochè il cavallo sarà fermo, o al passo, o al trotto, o al galoppo. Quindi non si dovrà pretendere che alle varie andature, la posizione non subisca leggere modificazioni, a seconda del cavallo che si monta, e a seconda dell’esercizio che si vorrà fare, come salto, equitazione in campagna, ecc. ecc.... Circa il porto della staffa nei primi tempi, sarà difficile di ottenerlo come prescrive il regolamento, specie al galoppo; sarà quindi più utile e pratico permettere alla recluta che calzi più le staffe, affinchè non le perda.

L’istruttore insisterà tuttavia, perchè la staffa non serva d’appoggio al peso del corpo, ma, di massima, serva d’appoggio alla parte inferiore delle gambe. Eccezionalmente essa servirà d’appoggio al peso del corpo, cioè quando il cavallo farà dei movimenti disordinati.

Cavalcare in sezione. — Prima di far galoppare le sezioni simultaneamente (pag. 123) sarà bene di far galoppare individualmente, incominciando dalla testa delle sezioni; i due primi galopperanno sulla pesta e si metteranno al passo quando raggiungeranno la coda dell’altra sezione; galopperanno poi successivamente gli altri, fino a che sarà passata tutta la sezione per lo stesso esercizio. Per contrario, allorchè si vorrà fermare dal passo o si vorrà far prendere distanza maggiore di quella ordinaria, s’incomincerà il movimento dalla coda. Si fermeranno prima i due ultimi, o si metteranno al passo, poi i due che li precedono, fino ad arrivare a quelli di testa.

Allorchè l’istruttore vorrà mettere la sezione al trotto, farà prendere la distanza che crederà più conveniente, con un avvertimento: p. e.: Dalla testa a.... (4-5-6) passi-trotto.... I cavalieri impareranno [p. 185 modifica]così a trattenere il loro cavallo fino a che non avranno la distanza comandata.

Quando l’istruttore vorrà mettere la sezione al passo, avviserà i cavalieri di testa di mettersi al passo, senza dar comando che potrebbe ritenersi esecutorio per tutti, mentre gli altri, continuando a trottare si metteranno al passo, appena raggiunti i due passi di distanza prescritti da fermi od in moto a passo.

L’istruttore potrà pure escogitare altri esercizi per sviluppare nei soldati il sentimento del gusto per l’equitazione, ma ricorderà però di richiedere dalla recluta soltanto quello che essa può dare, cioè partire, fermare, trattenere e null’altro.

Il movimento di portare i pugni in fuori (pag. 123) è cosa troppe difficile ad essere bene eseguita; l’istruttore quindi non lo richiederà, che ad istruzione avanzata. In principio domanderà solo che ceda il cavallo; che lo aiuti con tutte e due le gambe egualmente, ed in seguito potrà domandare quanto è prescritto dall’ultimo comma del N. 180, pag. 123.


Art. IV.

Premessa. — In questo articolo si insegna alla recluta a guidare il cavallo ed a meglio equilibrarlo.

«A tal fine, dice il regolamento (pag. 125, 1a linea), si eseguiscono successivamente i movimenti per uno in sezione, l’esercizio del galoppo sulla pesta e quello di cavalcare individualmente». Al lettore attento non sarà sfuggito l’errore commesso dal proto, il quale stampò successivamente, laddove avrebbe dovuto dire simultaneamente.

Movimenti simultanei. — Tutti ì movimenti simultanei dovranno essere fatti prima al passo. A me sembra che la contemporaneità della esecuzione non dovrebbe essere almeno da principio, strettamente richiesta (pag. 125, linea 10a). Quando la recluta ha imparato bene quel movimento a passo, si potrà tentare d’insegnarglielo al trotto, permettendo anche che giri il cavallo assai più in largo di quello che prescrive il regolamento. Nè mai quei movimenti dovranno essere eseguiti a galoppo, perchè il regolamento non lo domanda.

Invece succede pur troppo che molti istruttori vogliono, a tale andatura, fare eseguire questo esercizio alle reclute, con grave danno dei cavalli e con poco divertimento degli uomini.

Un istruttore intelligente farà invece eseguire soventi l’obliquo, poichè è il solo dei movimenti simultanei che si dovrà fare in manovra. Esso ha il suo impiego nel formare la colonna essendo il riparto in linea; nel formare la linea essendo in colonna; per raddoppiare e sdoppiare e per portare i plotoni in linea, o per disporli in colonna nello squadrone. E siccome questi movimenti si eseguono ordinariamente [p. 186 modifica]aumentando l’andatura così anche in cavallerizza l’obliquo dovrà eseguirsi soventi aumentando l’andatura.

Gli altri movimenti si faranno di rado, e meno che sia possibile le volte per uno, perchè movimento contrario assolutamente allo spirito dell’arma.

Questo movimento veniva una volta insegnato al soldato, perchè trovava applicazione nella corsa alle teste e nel caracollo, e perchè si caricava il pistolone, facendo una volta; ma ora, che questo modo di combattere è abbandonato, il movimento non ha più ragione d’esistere.

Quando i riparti facevano delle manovre un pò teatrali, come: squadrone in circolo, plotone in circolo, per quattro dietro front era naturale che si dovessero preparare cavalli e cavalieri a questi esercizi; ma ora, scomparsi dai nostri regolamenti tutti quei movimenti, anche la volta per uno ha perduta la sua importanza e la sua pratica applicazione.

Resta però accennata e descritta nel nostro regolamento fra i movimenti del maneggio «che non è il nostro terreno di manovra» epperò si dovrebbe fare eseguire il meno che sia possibile.

Al caracollo di una volta, il regolamento ha sostituita la mischia, studiandosi così di far scomparire l’antico nome che ricordava un’equitazione contraria allo spirito di sorpresa, dato dalla velocità, che deve essere la caratteristica della cavalleria moderna.

Con cavalieri abituati a questi movimenti di maneggio, non potranno gli squadroni portarsi «rapidamente e risolutamente all’attacco.»

Che poi questi movimenti simultanei non debbano mai farsi a galoppo, lo prova il regolamento stesso, nel quale si legge, che «gli obliqui si faranno di passo e di trotto» (pag. 125, tomo I), mentrechè, avendo essi la loro applicazione in manovra, dovrebbero farsi a galoppo, giacchè a questa andatura si eseguono ordinariamente gli spiegamenti degli squadroni.

Per gli altri movimenti, sul regolamento noi non troviamo prescrizione di andatura; il che potrebbe anche indurci a credere, che il regolamento non gli voglia fatti, neppure a trotto. Difatti, se l’obliquo, che faremo abitualmente a galoppo e simultaneamente in manovra, si deve fare solo a trotto in maneggio, non v’ha ragione di fare a questa andatura e tanto meno a galoppo, gli altri movimenti, che in manovra non dovremo fare e che nella mischia faremo solo individualmente.

La mania di questi movimenti simultanei continua pur troppo nei nostri reggimenti, dove si fa con ogni cura l’istruzione dei graduati (capo III, pag. 234), «perfezionamento in cavallerizza» ma si trascura completamente il perfezionamento all’aperto (pag. 246), che dovrebbe essere l’esercizio unico e solo dei nostri graduati. [p. 187 modifica]

Ed è naturale che gli ufficiali ed i graduati, i quali debbano passare un’ora preziosa in un locale chiuso, studino la maniera di rendere il loro lavoro teatrale; lavoro che vorranno poi far eseguire ai loro dipendenti, dimenticando che il servizio nostro deve essere fatto in campagna.

Ma essi non riflettono, che quand’anche tutti i cavalli di truppa fossero scelti come i loro, e che, come essi, i soldati fossero da varii anni sotto le armi, farebbero lavoro forse utile per loro personalmente ma dannosissimo per l’arma, poichè con cavalli e cavalieri abituati a pestare sempre sul posto, non si potrebbe da un momento all’altro portarsi a manovrare in campagna.

Abituati all’orizzonte ristretto della pesta, i soldati crederanno di aver fatto uno sforzo straordinario appena fatti pochi chilometri di strada.

Galoppo sulla pesta (pag. 128). — Se il regolamento indica veramente la progressione da tenersi, i movimenti simultanei del numero precedente, oltre alle ragioni dette, non possono farsi a galoppo, poichè le reclute non sono andate a galoppo colla sella. E qui, per norma degli istruttori, credo conveniente riportare le prescrizioni date dal regolamento tedesco, austriaco e francese. Il tedesco dice: «Dividere la sezione in piccole riprese; farle marciare al trotto corto sulla linea retta, quindi chiamarle al galoppo; pugni fissi, gambe ferme, aiutare il cavallo solo quando rallenta.... quando le reclute galoppano bene sulla linea, farle galoppare in circolo; i cambiamenti di circolo eseguirli solo a passo e trotto.» Circa le volte lo stesso regolamento tedesco dice: «Si galoppa individualmente in circolo e si stringe il circolo fino ad avere il diametro prescritto per la volta.» Per la mezza volta e dietro fronte a galoppo scrive che: «essa serve pel combattimento individuale, quindi deve essere fatta individualmente.»

Col regolamento francese invece (212-223) le sezioni «cavalcano a distanze indeterminate.....» ciò che rappresenta il lavoro nostro individuale..... «in senso inverso (247)»..... cioè una sezione in un senso e l’altra nel senso opposto; ...... a distanze fisse (254).... e qui solo eseguiscono il cambiamento diagonale, trasversale, longitudinale, in circolo, i cambiamenti di circolo, ma sempre colla sezione formata; quindi «assenza completa e continua dei movimenti simultanei». Naturalmente negli altri due modi i movimenti simultanei non sono possibili.

Il regolamento austriaco (§ 28) dove parla dei cambiamenti di direzione 1, dice: «eseguirne molti, allo scopo di offrire all’occhio [p. 188 modifica]una immagine gradevole...... è assolutamente inutile e per di più nocivo». Lo stesso regolamento dice che «nella piccola volta, il diametro dovrà essere proporzionato alla abilità del cavaliere e del cavallo». Ma questa prescrizione è data come norma cavalleristica, non per istruttore delle reclute in particolare, poichè il regolamento austriaco ha forma di un lavoro didattico, e le norme che esso dà, servono per le reclute, come per gli anziani, e come per i puledri. Infatti esso dice: «Diametro proporzionato all’abilità e del cavaliere e del cavallo». E d’altronde, è facile convincersi che quell’inciso non è applicabile ai movimenti simultanei, perchè in Austria l’istruzione viene impartita simultaneamente a poche reclute (quattro al massimo).

Cavalcare individualmente. — Il regolamento (pag. 128) dice che può essere fatto nel modo seguente: ciò che vuol dire, che l’istruttore, può anche fare in modo diverso, purchè sia razionale.

Cavalcare a volontà (pag. 129). — Resta dubbio, se sia conveniente far cavalcare individualmente nel tempo stesso tutte le reclute. In ogni modo l’istruttore, piuttostochè far muovere a volontà tante reclute, senza poterle correggere, preferirà di farne muovere poche alla volta, ma in condizione di poter loro fare delle correzioni; userà quindi quei ripieghi che crederà più convenienti.

Nell’ultimo comma di quel numero del regolamento è detto che le reclute potranno disporsi sulla pesta in luoghi attigui alla cavallerizza..... Ma perchè si dovrebbe fare solo questo esercizio, e non si potranno invece fare anche delle passeggiate lontano dalla cavallerizza? E quale vantaggio se ne vorrebbe ritrarre facendo solo questo esercizio e lasciando uomini e cavalli in riposo?

Passare e saltare la barriera (pag. 130). — A pagina 117 è detto che il «passare la barriera, dovrà essere continuato ecc. ecc....., giovando all’equilibrio della recluta, massime se eseguito senza redini alla mano».

Come ho già detto, a me pare utile, fin dai primi tempi, abituare la recluta a passare la barriera anche tenendo le redini alla mano sinistra, il pugno destro avanti al sinistro, appoggiando i due pugni sul collo del cavallo.

Quando poi la recluta starà per passare la barriera, lasci scorrere le redini alla mano. E così faccia quando il cavallo allungherà l’andatura o darà qualche colpo di testa. Egli infine distacchi i pugni dal collo del cavallo soltanto dopo aver superato l’ostacolo. Non aiuto di gambe e non strapponi, nè prima, nè dopo, nè durante il salto.

Il regolamento dice (pag. 130, ultimo comma): «Il cavallo per spiccare il salto, ha bisogno di libertà nei movimenti, ecc, ecc....» ma non dà consiglio, accenna soltanto che si potrà esigere dalla recluta che [p. 189 modifica]abbandoni le redini sulla incollatura; il che può condurre all’inconveniente accennato dove si tratta del modo di passare la barriera.

Nel nostro regolamento si raccomanda pure di «mantenersi saldo in sella»; il miglior modo, anzi il solo per ottenere ciò, è di non disturbare il cavallo nè colle gambe, nè colle redini.

Il sistema di far portare la mano destra alla coscia irrigidisce troppo il cavaliere, epperò sarà meglio che egli per ora tenga le redini riunite nelle due mani e che queste si appoggino sul collo del cavallo. Si eviterà in tal modo il distacco dei pugni, ed il loro sollevamento in aria, così facile quando le redini sono divise; e si eviteranno quei tanti spostamenti e strapponi che contribuiscono alla rovina dei migliori cavalli.

A proposito del distacco dei pugni si osserva che il distacco delle braccia non è fra gli esercizi di snodamento, ed è bene, poichè quello è movimento contrario alla buona azione delle braccia a cavallo. E quanto più la recluta terrà i pugni a giusta distanza fìra loro, tanto più resterà equilibrata in sella e tanto più il cavallo avrà andature franche e radenti.

Nè sul regolamento nostro sì fa cenno in questo punto della posizione del busto. Con cavalli sicuri come debbono essere quelli delle reclute, sarà più pratico far eseguire il movimento di piegare il busto leggermente avanti; ma il soldato non dovrà inclinare il busto avanti, sollevando il sedere di sella, bensì dovrà piegare le reni, restando col sedere in sella. Le gambe dovranno stare nella posizione naturale, e le coscie soltanto dovranno stringere la sella.

Nè si dovrà mai dire al soldato di stringere le gambe, poichè quell’intempestivo movimento farà sbagliare il tempo al cavallo.

Il regolamento tedesco dice: «Dopo un paio di settimane d’istruzione in sella s’incomincerà a far passare piccoli ostacoli, permettendo alle reclute d’attaccarsi alla criniera. L’azione delle redini dovrà essere nulla, esse si dovranno tenere alternativamente nelle due mani riunite. Un cavallo abituato al salto apprezzerà l’ostacolo e regolerà su di esso il suo salto.»

Ed il regolamento prussiano (231-286): «Se i cavalli non saltano con calma, la colpa è degli istruttori, perchè non ve li hanno esercitati a dovere».

I cavalli che sotto l’ostacolo rallentano il galoppo, che lo precipitano, che danno contrattempi non sono comodi per chi li monta e non sempre sono sicuri al salto. Con questi cavalli la recluta è facilmente trascinata a strapponare il cavallo.

Questi cavalli saranno fatti saltare in libertà nei corridoi per abituarli ad avvicinarsi all’ostacolo con cadenza di galoppo regolare e a spiccare il salto quasi sempre alla stessa distanza. [p. 190 modifica]

(Si svilupperà completamente trattando dell’Esercitare i cavalli al salto).

È bene che la recluta veda di sovente il cavallo a saltare in libertà poichè così si convince come il cavallo si porti da sè all’ostacolo (Reg. austriaco).

Il regolamento austriaco (§ 40) prescrive infine che: «le reclute senza redini possono attaccarsi alla sella; in seguito terranno le redini nella mano destra, e le estremità di esse nella mano sinistra; al momento di saltare, il cavaliere lascerà le redini dalla mano destra, come prova che le ha abbandonate, e la mano resterà avanti al corpo al di sopra del pomo della sella».

Questi regolamenti prescrivono di portare il corpo indietro, ma ciò non è pratico.

Sulla rivista di cavalleria francese si trovano scritti assai pratici sul modo di superare gli ostacoli a cavallo, contrari alle norme date dal regolamento; ed a Roma, in caccia, ho potuto vedere ufficiali esteri a cavallo, i quali non si attengono di certo alle prescrizioni regolamentari.2

Certamente chi vedrà per la prima volta questo piegamento del busto avanti, crederà, specie se non fatto elegantemente, che il cavaliere vada sul collo del cavallo (il che era una delle più acerbe censure che si facesse una volta nelle cavallerizze); ma la persona intelligente di cavalli, comprenderà subito che questo piegamento è volontario; e, facendo il confronto fra i due metodi, troverà che il piegarsi all’indietro è bensì più teatrale, ma assai meno pratico. Noi del resto non dobbiamo dare spettacolo, ma solo cavalcare sicuramente in campagna.

Il modo più pratico per lasciare completa libertà al cavallo lo abbiamo descritto sopra.

Con reclute forse questo piegamento del busto avanti si farà nei primi giorni alquanto esagerato, ma col progredire dell’istruzione diminuirà l’esagerazione, fino a diventare invisibile. E d’altronde è sempre da preferirsi un cavallo che salti liscio col cavaliere piegato in avanti, piuttostochè un cavallo che salti malamente e per disperazione, ma col cavaliere piegato all’indietro.

Le fotografie istantanee ci offrono il modo di studiare il cavallo durante il salto, e il cavaliere osservatore da esse comprenderà facilmente se il cavallo fu lasciato o no libero durante il salto. [p. 191 modifica]

Un cavallo lasciato libero piglia gusto a quel genere di esercizio; ed affronta con sicurezza qualunque ostacolo; così pure il cavaliere si sente coll’animo elevato, dal momento in cui il cavallo spicca il salto fino al momento in cui si rimette sulle gambe; mentre che, se il cavallo sarà mal condotto, finirà per rifiutarsi all’ostacolo, ogni salto essendo per lui causa di sofferenze, e l’uomo resterà coll’animo sospeso prima, durante e dopo il salto, nella persuasione di non poter superare l’ostacolo, ma di dovere probabilmente cadere su di esso.

Si è già detto, come nel nostro regolamento (pag. 117-130) non si faccia mai cenno del modo con cui il cavaliere debba tenere il busto durante il salto, e perciò si è insistito nel domandare che la recluta pieghi il busto avanti (non inclini il busto avanti). Ciò è contrario alle vecchie abitudini, ma è molto pratico e sicuro.

A pag. 152, capoverso 6°, noi leggiamo che la recluta dovrà «assecondare il movimento del cavallo col piegare il busto», ma non è precisato, se il busto dovrà essere piegato avanti oppure indietro.

Il regolamento adunque lascia latitudine su questo punto e l’istruttore potrà approffittarne col provare quale dei due sistemi sia il più pratico.

Ricordi bene però che col piegamento del busto indietro eviterà difficilmente che la recluta non dia degli strapponi al suo cavallo.

Anche nell’addestramento dei poledri (pag. 230) non si parla mai della posizione del busto, allorchè il cavaliere dovrà portare il poledro all’ostacolo. Del resto con poledri o con cavalli nuovi all’ostacolo potrebbe anche occorrere di dover piegare il busto indietro, come misura di precauzione per non cadere in avanti, se il cavallo dovesse fermarsi presso l’ostacolo; ma io ritengo, che anche con simili cavalli il cavaliere intelligente potrà piegare il busto avanti, appoggiando i pugni lateralmente al collo del cavallo. Egli sì sentirà così più sicuro in sella, anzichè piegando il busto indietro.

Altro ottimo argomento per convincere l’istruttore che si deve insegnare a piegare il busto avanti si è, che la recluta può così lasciare completa libertà al cavallo. Oltracciò cavallo e cavaliere potranno vedere bene l’ostacolo ed il terreno circostante. Se il cavallo non sarà lìbero nei suoi movimenti, ed il cavaliere piegherà il busto indietro, essi cadranno sull’ostacolo o dopo l’ostacolo, perchè, può dirsi che salteranno ad occhi chiusi.

Il soldato deve imparare a saltare in maneggio come dovrà poi saltare in campagna.

Un’ultima raccomandazione.

Siccome colle armi alla mano non sarà sempre prudente lasciar scorrere le redini nella mano, come più sopra si è detto, così l’istruttore dovrà insegnare fin d’ora alla recluta di fare coi pugni il [p. 192 modifica]movimento opposto che fa quando vuol «chiamare sotto, la testa del cavallo» che monta. (Altrettanto brutta espressione, quanto è brutto il movimento che indica, dal lato equestre). Insegnerà cioè alla recluta a spingere il cavallo colle gambe e contemporaneamente ad avanzare orizzontalmente i pugni lungo l’incollatura, di quanto il cavallo allunga il collo.

Questo esercizio dovrà essere fatto prima da fermo, poi successivamente a passo, trotto e galoppo, sempre con i pugni o col pugno lungo l’incollatura. Si abitueranno in tal modo le reclute ad appoggiare il pugno sul collo del cavallo, anche quando daranno delle puntate colla lancia o colla sciabola, evitando così i continui strapponi sulla bocca del cavallo, e restando sicuri in sella nel combattimento.

La recluta dovrà infine, essere assuefatta a condurre il cavallo, in filetto, con le redini riunite nella mano sinistra, e ciò prima d’insegnarle il modo di montare in briglia.

Si dovrà pure insegnare come muovere i pugni, per voltare il cavallo quando monterà in briglia, e la si abituerà a portare la mano destra sopra la mano sinistra, affinchè possa aiutarsi nel fermare o voltare il cavallo.

Si aggiungano insomma ai due movimenti ginnastici delle braccia, già descritti dalla teoria, quelli che l’istruttore crederà più utili e necessari, per rendere agile l’uomo a cavallo, e perchè possa trasmettere al cavallo stesso la propria volontà, quando gli riesca difficile di farlo con una sola mano.

Note

  1. Sono chiamati così i diversi movimenti di maneggio, comprese le volte sul posto.
  2. Anche i nostri sottotenenti che hanno fatto il corso di Tor di Quinto insegneranno a saltare nello stesso modo che si superano in campagna romana le staccionate e le macerie.