Rivista di Cavalleria - Volume IX/IV/Il nuovo I Tomo del regolamento d'esercizi per la Cavalleria

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Il nuovo I Tomo del regolamento d'esercizi per la Cavalleria

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Il nuovo I Tomo del regolamento d'esercizi per la Cavalleria
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Il nuovo I Tomo del regolamento d’esercizi

per la Cavalleria




Un’opinione di più.


In qualità di appassionato per tutto ciò che riguarda la mia bell’arma, aderisco di buon grado all’invito della Rivista di cavalleria, per esprimere anch’io un’opinione sul I Tomo del Regolamento di esercizi ora in esperimento.

Il nuovo regolamento merita plauso specialmente perchè è frutto di idee che oramai si imponevano in vista dei grandi progressi generalmente constatati colle nuove teorie. Ogni istruttore deve vedere nel regolamento il suo indivisibile consigliere, siccome quello che deve aiutarlo non solo nell’escogitare i mezzi per raggiungere rapidamente la meta cui si tende, ma ancora proteggerlo dalle pretese degli innovatori immancabili che vogliono far sentire la loro influenza. E perciò reputo ottimo quel regolamento che, pur lasciando libertà nell’adottare i mezzi in esso esposti, raccoglie tutti i consigli che molti esperti ed appassionati istruttori hanno espresso, discusso e giudicato corrispondenti allo scopo.

Anch’io però vedrei volentieri che, in vista della brevità del periodo d’istruzione e dì ferma, pur non dimenticando lo scopo unico di dover preparare soldati e cavalli al loro migliore impiego in guerra, sieno ridotte al puro e stretto necessario le prescrizioni regolamentari.

Le semplificazioni finora han tenuto maggiormente di mira l’istrazione della recluta, poco considerando di mantenere i cavalli in buone condizioni d’istruzione e di non sottoporli a lavori inutili, nell’interesse della loro resistenza e conservazione.

Esporrò quelle poche osservazioni che la mia personale esperienza mi consente di fare, tanto riguardo all’istruzione delle reclute, quanto [p. 333 modifica]a quella dei cavalli ed alla loro conservazione, nell’ordine che mi si presenteranno alla mente, tralasciando di dire tutto quello che io sento in modo concorde al regolamento.

Comincerei coll’abolire il tagliate. Non è sufficiente forse per istruire una recluta a ben voltare ripetutamente il cavallo dalla stessa parte l’insegnarle quanto è detto al N. 150 e 154 e l’esercitarla nel cavalcare in circolo e sulla volta? Il movimento del tagliare preoccupa la recluta che, nel pensare se deve o no cambiar di mano, dimentica di ben eseguire i movimenti per voltare e la propria posizione; oltre a che spesso, per disattenzione, è causa di errore anche per gli anziani.

Se si pensa che quest’unico movimento, non indispensabile, non conduce al cambiamento di mano, sarebbe di una grande semplificazione il sapere che, all’infuori del circolo e della volta, si cambierebbe sempre di mano.

Per la stessa idea del togliere il superfluo dal regolamento, abolirei il cambiamento a mezza volta in sezione, che non insegna niente di speciale, ed è quindi superfluo, mentre è utilissimo quello individuale.

È di somma importanza il procedere rapidamente nell’istruzione delle reclute. Perchè questo succeda è anzitutto indispensabile il rinfrancarne l’animo nel tempo stesso che si rinvigoriscono i suoi muscoli. Il nostro soldato viene alle armi generalmente poco nutrito, poco forte. Non è a credersi quindi ch’egli sia senz’altro disposto a reggere alle fatiche cui potrà sottostare in seguito. È per questo ch’io ritengo (e ne ho avuti degli ottimi risultati adottandone il sistema) che giova assai meglio avviare la recluta all’istruzione a cavallo adoperando subito, e per alcuni giorni, la sella con staffe, anzichè senza staffe e tantomeno la sola coperta. È notorio che il cavalcare in circolo è cosa difficile per chi non ha imparato ancora ad equilibrare il suo corpo sul cavallo; in conseguenza trovo poco pratico che s’incominci nell’istruzione col cavallo alla corda. Solamente quando le reclute siano sufficientemente salde in sella sarà conveniente farle montare per un breve periodo in coperta con cuscinetto, allo scopo di porle maggiormente a contatto col cavallo.

L’insegnare alle reclute il modo di superare gli ostacoli col prescriverne i movimenti delle mani e l’assecondare del busto è cosa di somma necessità. Innanzi tutto è facile dimostrare che il salto degli ostacoli che debbono o possono fare i nostri cavalli di truppa, per quanto gli ostacoli siano bassi, riesce sempre pericoloso se non è fatto accordando la voluta libertà al cavallo. Le cadute numerose di un tempo [p. 334 modifica]quando si saltavano gli ostacoli mantenendosi rigidamente diritti in sella non succedono più ora. Nè si trovano così numerosi come una volta i cavalli restii all’ostacolo. Lo specificare poi nel regolamento i movimenti da farsi appianerà qualsiasi disparità di giudizio che potessero esplicare i vari istruttori.

Il portare adeguatamente innanzi i pugni è necessario perchè il cavallo possa distendere di più l’incollatura per meglio guardare e misurare l’ostacolo. Nel tempo in cui il cavallo salta è indispensabile inclinare alquanto il corpo innanzi (e non tenerlo dritto) perchè il tronco del cavaliere possa ricevere la spinta trasmessa dal cavallo nel senso della sua lunghezza. Solo mezzo questo che possa evitare il rovesciamento del busto indietro ed un conseguente strappone alla bocca del cavallo. Tale inclinazione del busto è anche dimostrata matematicamente necessaria dalle figure seguenti:

in cui A B rappresenta la linea normale del cavallo; A’ B’ quella del cavallo al salto; C D E e C’ D’ E’ quelle analoghe del cavaliere; X l’angolo diminuito in X’ pel piegarsi del busto innanzi nel tempo del salto. Da ciò emerge che: la coscia e la gamba del cavaliere mantengono nei due casi la stessa posizione rispetto al cavallo; il busto si mantiene del pari nei due casi verticale rispetto al terreno, ma non parimenti rispetto al cavallo, sulla cui linea A B la C D scende verticale, mentre sulla A’ B’ la C’ D’ scende obliqua. Se adunque si volesse mantenere dritto il busto rispetto al cavallo si irrigidirebbe la piegatura della coscia, in conseguenza di che si rovescierebbe il busto all’indietro. Di tutti i movimenti che il cavaliere possa fare per assecondare il cavallo al salto, sono da accettarsi e da pretendere quelli che agevolano i movimenti naturali del cavallo, e da vietarsi quelli che invece lo disturbano. Quindi è consigliabile che il cavaliere nel momento del salto inclini il corpo in avanti, perchè da questa posizione diventa impossibile disturbare il cavallo con le mani col tirare maggiormente le redini; la cosa corrisponde precisamente al mantenere verticale il corpo durante il salto, ossia perpendicolarmente rispetto al terreno ed [p. 335 modifica]obliquamente verso il cavallo. Tale prescrizione porterà precisamente il suo benefico effetto sulle violenti ed inopportune chiamate date dai soldati.

Convengo che lo scopo del regolamento debba essere quello di tenere sempre presente il migliore e più utile impiego del soldato in guerra. Ed appunto per questo la recluta deve raggiungere nel periodo della sua istruzione l’abilità necessaria per non essere preoccupato del cavallo e dell’impiego delle armi. Quando noi avremo ottenuto questo, non resterà ad insegnare al soldato che la tattica e l’uso del cavallo e delle armi rispetto al nemico; cosa che sarebbe impossibile di potere ottenere senza che fosse padrone del cavallo, e nello stesso tempo abile nel maneggio delle armi. Quindi non è superfluo l’insegnamento di quei dettagli che precisamente conducono il soldato a questo scopo.

Allorquando le reclute hanno imparato a rompere al galoppo dal trotto allungato e sono in grado di galoppare per qualche tempo sarebbe utile far loro eseguire anche di galoppo alcuni snodamenti e far loro passare la barriera analogamente a quanto il N. 169 prescrive che si eseguisca solamente di passo e di trotto. Lo ritengo uno degli esercizi che incominciato per tempo dà sollecitamente assetto e disinvoltura a galoppo.

Credo all’opposto più dannoso che utile l’insegnare al soldato a rompere al galoppo dal passo, siccome quell’esercizio che, pur non dovendosi usare in pratica, se non eseguito da cavaliere con buona mano e tatto, disgusta il cavallo, lo rende nervoso, gli insegna a difendersi dall’aiuto, a disporsi di traverso e lo eccita a diventare restio.

L’istruzione individuale nella cavallerizza incomincia troppo tardi. Abituare le reclute a guidare il proprio cavallo, indipendentemente dagli altri, può essere incominciato al passo e poi al trotto appena queste siano in grado di poterlo fare. Nè per ciò si richiedono molte lezioni, giacchè, se le reclute imparano ben presto a fungere da capi ripresa, potranno con non maggiore difficoltà eseguire i movimenti individuali. Questo esercizio dovrebbe farsi ogni giorno dopo il lavoro in sezione. Ultimato così il comma A si passerebbe senza altro insegnamento ad esercitare la recluta nei movimenti individuali a tutte le andature, alternando questi cogli esercizi all’aperto. Ne deriverebbero alcuni vantaggi: che i cavalli incominciando quasi all’inizio dell’istruzione delle reclute, e ripetendo tutti i giorni, l’esercizio dell’operare come isolati, non diventeranno tanto facilmente difficoltosi a distaccarsi gli uni dagli altri; che le reclute costrette a guidare molto per [p. 336 modifica]tempo faranno veri e rapidi progressi; che alla mente degli istruttori apparirà chiaro il carattere della individualità che all’istruzione devesi dare, carattere di cui tanto è improntato il regolamento.

Inoltre si avrebbero molti altri minori vantaggi, in considerazione al numero rilevante delle reclute da istruire, al breve tempo in cui le cavallerizze possono essere assegnate ad ogni squadrone giornalmente, e alla difficoltà di usare di terreni scoperti nelle regioni settentrionali durante la stagione invernale.

Malgrado che il trotto di scuola sia effetto di logica conseguenza al principiare dell’istruzione a cavallo, lo si potrà abbandonare non appena le reclute abbiano imparato il trotto di manovra, il che succede dopo pochi giorni d’uso delle staffe.

Reputo saggia la disposizione che vieta l’uso della frusta durante l’istruzione delle riprese. Però accorderei l’uso di una bacchetta per quei cavalli che approfittano della inesperienza delle reclute e della mancanza degli speroni per mettersi indietro della mano. Il provvedimento gioverà alle reclute stesse che dovranno praticarlo.

Sono pienamente concorde col regolamento circa le prescrizioni sul modo d’impugnare le redini. Ma tanti maggiori vantaggi ne vedremmo se il pelham venisse una buona volta a surrogare quell’orrenda immorsatura che affligge i nostri cavalli. Anch’io ho fatto le evoluzioni di squadrone e gli esercizi in campagna in semplice filetto; ne ho ottenuti sorprendenti risultati. Con tutto ciò un reparto di cavalleria su cavalli in semplice filetto che si trovasse alle prese con altro reparto nemico adeguatamente immorsato, ritengo sarebbe in condizioni inferiori. Di fronte però ai vantaggi del pelham, (ampiamente già esposti sulla Rivista dal capitano Cingia) vantaggi ripetutamente anche da me provati, non esito a giudicarlo il solo freno che si convenga pei nostri cavalli, adatto alla mano del soldato.

Quando il soldato pone mente alla direzione da tenere od all’ostacolo che gli sbarra la via, credo non penserà in quello stesso istante al porto di staffa. Mi pare perciò difficile cosa l’ottenere praticamente l’esecuzione di quanto prescrive il regolamento al riguardo. Mi sembrerebbe più pratico invece che si stabilisse di adottare la sola posizione del piede completamente staffato a tutte le andature, pur concedendo che nelle marcie e nelle esercitazioni tattiche si potesse appoggiare sulla paletta della staffa la parte più larga del piede. L’avere il piede in parte o tutto introdotto nella staffa fa sì che anche la gamba si trova relativamente più o meno distesa; il che è un inconveniente. [p. 337 modifica]

Reputo l’uso della frotta di sufficiente applicazione per il passaggio a traverso terreni rotti e delle strette. Non ne vedo la necessità durante la manovra se non è imposta dal terreno. D’altronde è ovvio il dire che la truppa deve essere espressamente abituata a prendere tale formazione ogni qualvolta le circostanze lo richiedano.

Sono propenso all’abolizione del volteggio, perchè il danno che con questo esercizio si reca ai cavalli ed il tempo che vi si impiega non è paragonabile alla poca utilità pratica che ne deriva. Non il volteggio fa abile il cavaliere; quanti ottimi cavalieri non sanno volteggiare? Seguendo l’ordine d’idee della ginnastica, eliminerei, quali snodamenti, i movimenti delie gambe, le quali, anzichè mobilità, dovrebbero acquistare la voluta fermezza ed aderenza al cavallo onde esercitare le pressioni che negli svariati esercizi si richiedono.

Terminerò col proporre che anche a tutte le reclute si imponga l’istruzione circa l’uso della pistola. E ciò, sia perchè negli svariati eventi della guerra a tutti può essere dato di doversene servire, sia perchè durante il servizio militare molte delle reclute ne saranno armate, e sia perchè è comunque una cognizione di più acquisita ed un utile esercizio fatto. Ne verrebbe quindi che tutte le reclute dovrebbero fare poi almeno una lezione di tiro colla pistola onde apprendere il modo di servirsene e vincerne la prima impressione.

Capitano Campioni.