Saggio della storia naturale del monte Legnone e del piano di Colico/Capo I

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Capo I

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Prefazione Capo II

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CAPO I.

Nozioni Geografiche.


In quella catena di montagne la quale forma il lato sinistro della Valtellina e del Lago di Como, e propriamente ove quella ha termine, e questo la sua origine, si innalza il Monte Legnone. Considerato esso isolatamente presenta la figura di una grande piramide triangolare, le di cui superficie guardano una al Nord-Est la valle della Lesina, una al Sud la valle di Dervio, ed una al Nord-Ovest il Piano di Colico, lo sbocco dell’Adda nel Lago di Como, ed il principio del medesimo. Quest’ultima parte è la più bella e più magnifica, e a chi la guarda di rincontro offre la figura di un triangolo, la di cui base si estende da Delebio a Dervio, e i di cui lati partendo dagli estremi indicati si innalzano, o si incontrano ad un’altezza di 1377 tese dal livello del mare, formando ivi un acuto e scosceso cucuzzolo. Di questi lati però il settentrionale è più breve, e quasi perpendicolare, il meridionale più lungo ed irregolare, e a tanto da [p. 6 modifica]presentare alla sua metà un’elevazione emula del Legnone stesso, e che ricevette qual figlio del medesimo il nome di Legnoncino. Degna poi di rimarco è l’osservazione del celebre cavalier Pini, il quale rilevò presentar esso dalla cima alla base del triangolo descritto il pendio più alto e continuato stato sinora osservato non solo nei monti vicini, ma eziandio nei più elevati d’Europa.

Che se volgesi lo sguardo alla base di questa gronde prospettiva ci si presentano in ordine simmetrico disposte, due a destra, e due a sinistra, quadro staccate ed isolate colline. Le prime stanno nel Piano di Colico, e formano la settentrionale il Forte di Fucnles, la meridionale il Montecchio di sopra; le seconde seguendo lo stesso ordine nella loro considerazione formano il Montecchio di sotto, ed il Cul di Piona. Questi ultimi due colli possono però meglio considerarsi come due promontori, o penisole; giacché sporgono nel Lago, ne abbracciano una parte, e danno luogo fra loro ad un esteso seno, che ricevette il nome di Laghetto. Ho nominato il Forte di Fuentes: questo nome non è privo di qualche celebrità nelle patrie storie, e chi vago di curiosità vi dirigerà i suoi passi potrà contemplarvi i vestigi dei grandi lavori, che gli Spagnoli eressero, e non è molto i Francesi distrussero.

Le acque di questo monte seguono la direzione delle sue superficie: quelle della prospettiva Nord-Est concorrono alla formazione della Lesina, che scende, scorre vicino a Delebio, e va a perdersi nell’Adda; quelle della meridionale vanno ad ingrossar il Varrone, torrente o [p. 7 modifica]piuttosto fiume, che vicino a Dervio mette foce nel Lago di Como; quelle poi della parte che guarda il Lago si adunano pressochè tutte in due torrenti chiamati Inganna e Perlino. Questi e per il grande pendio, che ho già fatto rimarcaro, e quindi per la furia con cui scendono, hanno seco loro trascinato tante macerie da dare origine a due elevazioni, o ammassi di terre, che dalla base del monte si precingono allargandosi in parte verso il Piano di Colico, ed in parte verso il Lago. Le quali elevazioni formano in vero una gran parte delle ricchezze di quegli abitanti, e sono quasi per intiero coltivate a vigne, a gelsi, a prati, e sparse di ameni casini, e di varj gruppi di rustici abitacoli, che in complesso formano il villaggio di Colico; ma per quanto l’industria dei suddetti abitanti, ed il desiderio di difendere le loro proprietà si affatichino, e vari muraglioni vadino tuttora erigendo per frenar l’impeto, e dirigere il corso dei due mentovati torrenti, non è però vero che ne abbiano ottenuto l’intento; imperciocchè spesse volte non tengon letto fisso, irrompono furiosi, e menando ruine, e desertando i coltivati, vanno per varie bocche al Lago sottoposto.

Le nevi, benchè cadano abbondanti su questo monte, si disquagliano però prestamente, e tranne la parte alta della valle dell’Inganna, ove sono quasi perpetue, essendo quello il punto ove sprofondano le più grosse valanghe, offresi nei mesi di state affatto nudo e libero a chi desidera salirvi o per curiosità, o per delizia di naturali studi.

La parte di esso che guarda a Nord-Ovest [p. 8 modifica]si può considerare come divisa in quattro zone. L’inferiore è quasi interamente coltivata, ed offre da Dervio a Delebio le terre di Dorio, di Corenno, di Colico, e di Piantedo, ed è percorsa sino a Colico dal magnifico stradale militare, il quale prolungandosi quindi al Forte di Fuentes si divide, e conduce ai gioghi di Spluga, e dello Stelvio. La seconda è formata intieramente da boschi, e da prati, e questi prati ricevono dagli abitanti dei detti villaggi il nome di monti, e danno ricetto e pascolo alle loro mandrie nei primi mesi del caldo. La terza zona assomiglia in tutto alla suddetta, solo che i di lei prati assumono il nome di alpi, e servono allo stesso ufficio negli ultimi tempi di estate. L’ultima zona finalmente è nuda e spaventosa roccia, e solo or qua or là offre delle erbe pumiglionidi. La stessa divisione non puossi istituire sulle prospettive Nord-Est, e meridionale. La prima non solo non offre segno di coltivazione, ma eziandio mostra grande irregolarità nella distribuzione dei boschi, dei monti, e delle alpi; la seconda ora è coltivata nelle inferiori, ora nelle medie zone, ed offre pure monti ed alpi irregolarmente distribuiti. Sono pero sparsi in quest’ultima molti gruppi di case, ed alcuni villaggi.

Varie sono le vie, che possono guidare alla cima di questo monte. Io le indicherò, ma avvertirò pure che tutte richieggono un’agile, ed esperta guida. Dalla parte meridionale vi si può ascendere per due vie, o partendo cioè da Pagnona, e per la via di Daven alla Porta dei Merli, e quindi lungo la costiera alla vetta, o da Dervio ai roccoli del Sig. Lorla, e di là alla [p. 9 modifica]Porta dei Merli, e quindi come sopra. Dalla parte Nord-Est vi si sale per una sola via, da Delebio cioè ai sovrapposti monti e di là alla vetta. Dalla parte che guarda a Nord-Ovest poi ci si offrono due vie: una ci guida dal Porto di Colico all’alpe di Rossa, a Negrogno, alla Porta dei Merli, e l’altra dal Porto di Colico a Fontanedo, all’alpe di Squaggione, e di là alla cima. Le prime due vie sono le più comode, la terza è la più pericolosa e faticosa; la quarta è la più breve, ed è abbastanza comoda: la quinta ha alcuni passi pericolosi, ma offre alla curiosità di quelli che la percorrono alcuni avanzi di fortificazioni a Fóntanedo, ed un laghetto a Squaggione. Il viaggio si intraprende in estate, e si compie in 6, a 7 ore; le fermate si fanno nei monti, e nelle alpi indicate, ove con ischietti e cordiali modi si è ricevuto dai pastori nelle loro abbastanza comode, e difese capanne.

Quella considerevole pianura poi, che dal Forte di Fuentes, e dal Montecchio di sopra si estende sino alla sinistra sponda dell’ultimo tratto dell’Adda, vien detta Piano di Colico o altrimenti di Spagna, e costituisce la parte geografica inferiore della Valtellina, Ma questa pianura ancorchè somministri abbondanti pascoli e foraggi, non manca di produrre danni gravissimi; imperciocchè e per le alluvioni ora dal Lago, ora dall’Adda cagionate, e per le acque che vi stagnano, e per la putrefazione, e dissoluzione de’ vegetabili, e degli insetti, che vi sono abbondantissimi, emanano nei mesi caldi molti principj pestiferi, i quali coll’aria mescolandosi la infettano sì fattamente, che gli abitanti dei circonvicini villaggi [p. 10 modifica]o sono costretti ritirarsi sui monti, o altrove, o vengon colti quasi inevitabilmente da pertinaci febbri intermittenti. Ora però è consolante il poter dire, che atteso i progressi della coltivazione, ed in grazia dei fossi praticati per lo scolo delle acque, l’aria va di anno in anno divenendo più salubre e meno temuta.

Data così una breve descrizione geografica del luogo che ho impreso ad esaminare, dirò ora alcun che sulla sua formazione geognostica, e sui minerali, che vi ho riscontrati; farò conoscere gli animali più degni di menzione, che vi abitano, o vi sono di passaggio; e quindi stenderò un elenco dei vegetabili, che spontaneamente vi crescono. Era poi mio pensiero di compiere questo piccolo lavoro con un indice delle piante medicinali, che si trovano nell’elenco generale, e di segnarne gli usi. Ma considerando che tutto ciò è già ampiamente a cognizione dei medici, ho creduto meglio di enumerare invece alcuni dei detti vegetabili forse meno conosciuti, e che furono massime in questi ultimi tempi o proposti per nuovi usi, e contro varie malattie, o giudicati degni di qualche studio, o in fine di azione sospetta. Con questo però io non mi propongo altro scopo, se non quello di dar campo alla curiosità, ed al retto fine dei laboriosi medici, acciò a vantaggio dell’egra umanità venga confermata, od esclusa l’azione che loro si è attribuita.