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Saggio meteorologico/Parte prima/05

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Parte prima - V. Altre conseguenze dei Moti diurno ed annuo della Terra

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Parte prima - V. Altre conseguenze dei Moti diurno ed annuo della Terra
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ARTICOLO V.

Altre conseguenze dei Moti Diurno ed Annuo della Terra; Dei quattro Punti Cardinali del Giorno, e dell’Anno.

S
I può rimarcare la difformità della circonferenza, o della curva, che scorre ciascuna parte della superfizie della Terra in vigore del moto composto, Diurno, ed Annuo. Poichè ogni parte della superfizie terrestre di 12 in 12 ore si trova verso il Sole una volta, ed un’altra dalla parte opposta, con differenza di distanza, quanta è la lunghezza del diametro del suo parallelo. Ma perchè intanto col moto annuo s’inoltra di molto, questa linea viene ad essere descritta a onde, cioè composta di tante epicicloidi allungate; e dico allungate, perchè il moto progressivo di molto avanza sopra quello di vertigine. Questo serpeggiamento poi tanto più profonde segna le onde, perchè in effetto la Terra gira nello stessa tem-

[p. 29 modifica]po intorno il Centro comune di gravità della Terra e della Luna, che cade un poco fuori della superfizie terrestre, essendo la massa della Luna a quella della Terra come 1:50, secondo l’ipotesi dell’Vallisio (Trans. m, 16.). Ma un altro ondeggiamento sicuro patisce la linea del moto annuo due volte al mese, per l’azione perturbatrice della Luna, la quale secondo il sito abbassa, o innalza un poco la terra dal Sole; per la stessa ragione l’orbita della Luna, per l’azione della Terra che è molto maggiore, soffre una perpetua fistole e diastole, o un allungamento ed accorciamento, ben più sensibile.

Ma cotesto ondeggiare che fa la curva terrestre, non produce effetti oltre quelli spiegati di sopra. Passiamo perciò a considerare i quattro Punti cardinali tanto del moto diurno, che sono il mezzodì, la mezza notte, il nascere, il tramontare del Sole, quanto dell’annuo, che sono i due Solstizj, e i due Equinozj.

Rimarcabili certamente sono nel giorno i passaggi del Sole per il meridiano, e per l’orizzonte, anche rapporto alle meteore, e allo stato del Cielo. I venti, le pioggie, i sereni, per lo più veggonsi cominciare, o rinforzare, o cessare, o alterarsi in questi quattro punti. A mezzodì e mezza notte, essendo anche il Cielo sereno e tranquillo, si alza però qualche aura, o cambia di plaga; la mattina d’inverno soffia un levante, la sera di State un zeffiro, o ponente: così ben osservando il Cielo si troverà sempre qualche sensibile variazione in questi quattro punti; intendendo del più sovente, e lasciando per ora i segni, che porge il Sole nascendo o tramontando, per li giorni seguenti: rimarcate sono pure tali ore per li più forti terremoti.

Può bensì in queste mutazioni aver molta parte la cagion fisica del calore del Sole; ma non credo oziosa la causa meccanica, o quella parte che dipende dall’azione ed attrazione del Sole, in quanto nel meridiano fa un impressione diretta sopra un tratto di Paese, sommamente obliqua all’orizzonte, o quella della variata velocità del moto nelle parti della terra, dell’acqua, e dell’aria, che si fa somma alla mezza notte, minima nel mezzo giorno, media al nascere e tramontare del Sole.

Parlando de’ punti cardinali del giorno, non si può ommettere un’osservazione comune sopra gli ammalati, e morienti. Poichè gli eccessi delle malattie in questi quattro punti cambiano grado di forza, e secondo la varia indole l’ammalato resta o più tranquillo o più aggravato. In oltre in quelli, che muojono, pare che più frequentemente ciò segua o verso il mezzodì, o verso la mezza notte, o verso l’alba, o nell’inclinare e tramontare del Sole. L’osservazione non è solo dei Curati, poichè il Sig. Bianchi nel citato saggio sopra le maree lo attesta anche esso, come cosa nota, pag. 65. Prop. 12. Or cotali alterazioni, non comparendo altre cause visibili, ed avendo una spezie di universalità, non sarebbero esse conseguenze necessarie delle quattro alterazioni del moto diurno, analoghe alle maree, l’impressione delle quali si facesse più sensibile, nei fluidi agitati, e ne’ solidi indeboliti degl’infermi?

Passiamo a considerare le conseguenze delle alterazioni annue, poiché [p. 30 modifica]delle menstrue sarà da trattare negli articoli spettanti alla Luna. Abbiamo veduto, come nei Solstizj rendonsi massimi gli aumenti del moto diurno sopra dell’annuo, minimi negli Equinozj. In corrispondenza massime si osservano le maree de’ Novilunj, e Plenilunj in questi quattro tempi dell’anno; il che prova, che dipendono dal sito del Sole per la causa detta. Quella forza poi, che in tal tempo perturba il mare, molto più deve turbare l’Atmosfera. Di fatto somme si esperimentano le burrasche verso questi tempi; nè in alcun’altra stagione, o in mare, o in terra insorgono così violente, così estese. Si tornerà a parlarne negli articoli della Luna, che v’influisce molto di più.

In fatti qualunque sia l’impressione del Sole nei So!stizj, rapporto ai climi particolari da una parte, e dall’altra, arriva al suo colmo; negli Equinozj poi, essendo perpendicolare all’asse della terra, si spiega tutta sopra tutto il Globo, e perciò ancora per consenso sopra tutte le parti.

Ma v’è un altro elemento da considerare in questo moto annuo della terra intorno del Sole, di cui non s’è ancora parlato. Questa è la mutazione di distanza assoluta. Poichè è dimostrato, che i Pianeti primarj intorno del Sole, i secondarj, o Satelliti, intorno i Pianeti primarj, non percorrono cerchi concentrici, ma eccentrici; e non solo eccentrici, ma ovali, o ellissi; il Sole, o it Pianeta Primario essendo situato non nel centro, ma in altro punto del diametro più lungo dell’ellisse che si chiama Foco. Il Sole sta fuori del centro dell’orbita ellittica della Terra 1,402,081 miglia: sicchè la terra di sei in sei mesi di tanto si avvicina e si allontana dal Sole, che vuol dire in tutto quasi tre milioni di miglia. Il punto più lontano (ai 30 di Giugno) si chiama Apogeo; il più vicino (ai 30 Dic.) Perigeo.

Ora il Pianeta quando si trova nella sua massima vicinanza, cioè nel Perielio, si osserva moversi colla maggiore velocità; verso l’Afelio all’opposto colla maggiore lentezza; per esempio, la Luna (di cui pure devono intendersi tutte queste cose, tanto più che la sua ellisse è più allungata) se trovandosi nel Perigeo scorre in un giorno 15 gradi; quando è giunta all’Apogeo, ne scorrerà 11, e tali a presso poca sono le vicende del moto della Terra intorno al Sole.

In secondo luogo scorre la Terra in un giorno 61 minuti dell’Ecclittica, quando è nel Perigeo; 57 sotamente nell’Apogeo. La differenza di 4 minuti importa 96,972 miglia, che la terra scorre di più in un giorno, che in un altro lontano 6 mesi, che or si dirà quali sieno: nuova rimarcabilissima alterazione nella velocità del suo moto, che non deve passare senza effetto, e impressione nelle parti componenti il Globo.

Da questa diversa velocità di moto nel Perigeo, e nell’Apogeo, risulta la notabile differenza tra la durata della State, e del Verno, cioè dei due spazj tra gli Equinozj; perchè contando i giorni della State dai 20 Marzo fino alli 23 Settembre, si troveranno 187 giorni circa, avuto riguardo alle ore diverse, in cui cadono gli Equinozj: è dai 23 Settembre fino li 20 Marzo giorni 178 solamente; che vuol dire, il Sole impiega 8 in 9 giorni di più a scorrere i segni boreali che gli australi; ciò, che [p. 31 modifica]nasce dal sito dell’Apogeo, e del Perigeo. Passa poi il Sole per il Perigeo, come si è detto, nell’Inverno, verso il fine di Dicembre; per l’Apogeo nella State, verso il fine di Giugno: tale essendo nei correnti secoli la situazione dell’orbita Solare, o terrestre, sotto l’Ecclittica. Vedesi dunque, come debba riuscire più lunga la State, che il Verno.

Possiamo qui di passaggio rimarcare la diversa condizione de’ nostri Antipodi, li quali pure dovrebbero essere a noi pari in tutto e per tutto, eccetto l’alternativa delle stagioni, de’ giorni, e delle notti. Non sono, dico, pari, perchè ad essi l’Estate, che per noi è l’Inverno, tocca breve, a noi lunga più di 8. giorni, come si è detto. Ella però viene compensata ad essi quanto al calore, per avvicinarsi allora il Sole alla Terra due in tre milioni di miglia. Il loro Inverno poi, che risponde alla nostra Estate, diviene ad essi di altrettanto più lungo; ed in oltre il Sole, essendo Apogeo, cioè di altrettanti milioni di miglia rimoto dalla terra, meno di calore tramanda alla medesima: per le quali due cagioni combinate, è credibile, che molto più fieri riescano gl’Inverni dei climi australi, che i nostri. Di fatto i naviganti riferiscono di aver incontrato i ghiacci fluttuanti ne’ mari australi ad una Latitudine, o distanza dall’Equatore, molto minore di quello si trovi nei mari settentrionali.

Ma venghiamo a considerare meglio questa gran differenza di distanza, cha fa la Terra dal Sole in un anno. Il Wolfio nell’eccellente sua Dissertazione sopra l’Inverno del 1709, non fa gran caso degli effetti di questa differenza: poichè, dice, ella è solamente di tutto l’intervallo: gli aumenti poi, o decrementi delle qualità che si diffondono, come luce, calore, odore ec. sono in ragione inversa dei quadrati delle distanze; che vuol dire l’aumento di forza, che acquista il Sole sopra la terra dall’Apogeo al Perigeo, non è che di tutta l’azione del Sole: aumento, dice, insensibile.

Salva la riverenza che si deve a sì gran Filosofo, non mi pare tanto disprezzabile un tale aumento (ch’è anche d’un quarto maggiore di quello il Wolfio lo faccia, perchè è incirca), poichè l’impressione del Sole essendo grandissima, anche una millesima parte della medesima è qualche cosa. Aggiungasi, che ella non passa in un giorno, ma si va accumulando per giorni e mesi. Così se ne veggono gli effetti anche presso di noi: in tempo, che il Sole è Perigeo, ed agisce obliquissimamente, trovandosi nel Tropico di Capricorno lontanissimo dal mostro vertice, pure allora altissime sono le maree, e almeno nel nostro Golfo hannosi le acque le più alte di tutto l’anno. Rilevò in oltre il Sig. Bianchi questo stesso Golfo trovarsi costantemente più pieno nell’Inverno, che nell’Estate, almeno di un piede; nè ciò potersi attribuire ai venti, regnando in quella stagione i Borini, i Grechi, i Tramontani, e i Maestrali, e all’opposto nella State i Scilocchi, che dovrebbero sostentare le acque. Sarà ciò confermato qui dopo.

Un’altra osservazione si presenta di fenomeno, probabilmente provenien[p. 32 modifica]te da questo accostamento del Sole alla terra nell’Inverno. Poichè le grandi procelle che sogliono accadere verso gli Equinozj, in Primavera si osservano per lo più precedere l’Equinozio medesimo, o accompagnarlo da vicino, quando nell’Autunno per lo più succedono dopo l’Equinozio. L’uno e l’altro deve accadere per una sola cagione, perchè il Sole si trova più vicino al Perigeo avanti l’Equinozio di Primavera, e dopo quello di Autunno: onde per altro riguardo avendo maggior forza per la sua azione diretta e normale all’asse della terra, risulta un’impressione composta molto più violenta, che si sfoga tra li due Equinozj.

Tutte queste cose saranno meglio intese, e rischiarate nei Capitoli seguenti sopra la Luna.