Saper vivere/Il grande vincolo/VII. Padrino di matrimonio

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VII. Padrino di matrimonio

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VII. Padrino di matrimonio

La scelta di un padrino di matrimonio, la scelta, cioè, del compare, si deve fare di perfetto accordo, fra lo sposo e la sposa. Spesso, lo sposo ha un grande amico, o un parente carissimo che gli ha fatto da padre, o un superiore nella sua carriera, o un maestro nella sua professione, a cui si vuol legare con maggiori vincoli, facendogli e ricevendone un atto di deferenza: e la sposa e la sua famiglia accettano questo compare, dalle mani dello sposo. Tante volte è la sposa che ha un cognato, uno zio, un tutore, che le hanno dato le più grandi prove di affetto; ha un qualche vecchio [p. 18 modifica]amico, rispettabile, di famiglia; ha un protettore dei suoi fratelli, un grande avvocato di casa, un grande medico di casa, qualche personaggio, infine, per cui affetto, la devozione, la riconoscenza, creano un obbligo di eleggerlo compare. E allora lo sposo si contenta, di prendere il compare, proposto dalla famiglia della sposa. A ogni modo, sono proprio i sentimenti di stima, di reverenza, di gratitudine, quelli che debbono determinare gli sposi alla scelta di un compare. Scegliere un compare solo perché è nobile, e si è vanitosi, sceglierlo solo perché è ricco, e si vuole un sontuoso dono, è cosa degna di severo biasimo. Questi compari qui, di parata, tolgono subito il carattere di tenerezza e di amabilità alle nozze. Già, i padrini di parata si seccano enormemente di parare, e vengono alla chiesa di malumore, e portano un dono, offrendolo a muso storto, e se ne vanno via, prima che gli sposi partano pel viaggio di nozze: dopo, chi si è visto, si è visto! Il padrino di matrimonio diventa parente — se è tale, la parentela si duplica; diventa amico — se è tale, l'amicizia si rinforza — diventa un consiglio, una guida, un sostegno nella vita. Mettiamoci un poco di poesia, in questa vita! Meglio un anello che costi cinquecento lire, invece di tremila, il giorno del matrimonio e un amico di più nella esistenza. Si fa a meno di chiamare duca o principe, il compare, ma dagli sposi si può ricorrere a lui, in qualunque circostanza felice o infelice. Forse, per molte coppie, che sono corrose dalla ambizione o dalla cupidigia, queste parole non serviranno a nulla: ma per tutte le altre coppie, serviranno. La famiglia che sceglie il compare, gli fa un invito intimo: quando ha accettato, gli scrive un invito formale. L’altra famiglia conferma [p. 19 modifica]l’invito, manifestando la sua compiacenza, la prima volta che incontra questo preconizzato padrino. E per fissare il giorno delle nozze religiose, in cui egli deve esplicare le sue funzioni, bisogna avere la cortesia di consultarlo, perché egli potrebbe avere altri impegni di affari, di professione. Più si abbonda in gentilezze e in delicatezze, in questo soggetto, e meglio è. Quando si deve esser cortesi, non si è mai abbastanza cortesi!