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Scola della Patienza/Immagine2

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Geremia Dressellio - Scola della Patienza (1634)
Traduzione dal latino di Lodovico Flori (1643)
Dichiarazione della seconda immagine
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Dichiaratione della Seconda Imagine a car. 311.


H
Ai Lettore veduto la Patienza starsene in piedi sopra un mucchio di croci, hor eccola che siede. A. Si soleva anticamente dire; Li Romani sedendo vincono: Non altramente fa la Patienza, la quale quanto se ne stà più quieta, tanto ha forze maggiori. Nel frontispitio del libro l’habbiamo accompagnata con la fortezza, perche (come dice Valerio) ha tanta somiglianza la Patienza con la fortezza, che par nata con lei, ò da lei. Alle volte tutto il mondo se la piglia con la Patienza come mostrano le cose, che qui la circondano, ma ella stà forte, ne si lascia uscire la palma di mano. Così l’esser vinto è vincere.

Tanto che la Patienza stando in piedi insegnava, et era mirata da suoi scolari: adesso sedendo [p. xiii modifica]essercita ciò, che ha insegnato, et guarda l’Angelo, che l’ammaestra, et insieme le mostra quanto importi ad ogni sorte di virtù il patir molto.

Finalmente con le ginocchia in terra insegnerà in qual maniera si ha da sopportare ogni calamità, poiche importa assai sapere non tanto quello, che si ha da patire, quanto come si ha da patire.

Quì ancora osserva B. la Corona di spine, che stilla sangue, essendo suo proprio mandar somigliante pioggia, e la Pazienza similmente offerisce à Cristo non solo il sudore, ma anche il sangue.

Si ha parimente da osservare nell’imagini questo. Che nella prima si vede la semplice corona di Re; nella seconda un’altra più pretiosa intarsiata di gioie, e in questa terza vedi la Corona Imperiale con lo scettro. C. nella quarta le vedrai triplicate, perche crescendo la Patienza, cresce ancora il suo premio.