Scritti politici e autobiografici/Agli ordini del popolo di Spagna

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Agli ordini del popolo di Spagna

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La guerra che torna Giornale di un miliziano
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AGLI ORDINI DEL POPOLO DI SPAGNA1


La settimana trascorsa fu piena di ansia. La situazione era grave in Castiglia. E i generali ribelli avevano fatto correre le notizie più allarmanti sulla sorte di Madrid.

Terranno le milizie popolari improvvisate?

Somosierra, il valico dell’invasione napoleonica, manteneva in sospeso l’animo dei popoli.

La Sierra Guadarrama, che minacciosa avvolge l’arida piana dove sorge Madrid, e che la munita Segovia guarda alle spalle, era l’incubo dei nostri giorni e delle nostre notti.

Tutti i passi e le posizioni strategiche erano stati occupati di sorpresa mentre Madrid lottava per soffocare la rivolta; l’Escurial minacciato, perfino il parco di El Prado, alle porte di Madrid, si dava perduto.

Terranno, non terranno?

Sì, tengono, resistono, attaccano, i meravigliosi compagni nostri improvvisati soldati. [p. 130 modifica]

Tengono in Castiglia, avanzano nella pietrosa Aragona, si battono come leoni nelle Asturie e a San Sebastiano.

Italiani sempre più numerosi combattono mescolati al popolo in armi. È la face del Risorgimento che si riaccende, è il Risorgimento politico che dà la mano al Risorgimento sociale e proletario.

Italia proletaria, non senti? Attraverso il falso sistematico atroce dei fogli fascisti che han taciuto l’invio ai ribelli dei ventun trimotori Savoia — Savoia anche quelli — , che taceranno lo sbarco, avvenuto testé, di approvvigionamenti e armi da parte di quattro bastimenti mercantili mussoliniani, non capirà il popolo nostro che nella storia d’Europa siamo avviati alla svolta suprema e che l’ora di rialzare la testa è giunta?

La Radio di Barcellona lancia in italiano parole di libertà per gli italiani. Gli italiani migliori sono già o stanno andando nel Sud latino.

Vanno e sempre più numerosi andranno.

Leva in massa dell’antifascismo maschio e combattivo.

Finite le divisioni di partito e di gruppo.

Un antifascismo solo.

Il primo segno di risveglio già nel 1820 venne all’Italia dalla Spagna. La storia non conosce ritorni, ma le grandi cause, le grandi passioni e vittorie non possono mancare di produrre grandi effetti. [p. 131 modifica]

Certo dalla vittoria spagnola anche la causa della libertà italiana uscirà rafforzata.

Un mese fa l’orizzonte era grigio, nessuna speranza soccorreva. Ora ecco lo squarcio, e una grande luce all’orizzonte.

Mentre in Abissinia la battaglia tra il fango e le piogge riprende alle porte stesse di Addis Abeba, l’impero nascente vacilla.

Sgomentato dal fallimento del disegno di conquista immediata, il generale spagnolo fascista ordisce nuove congiure con le dittature. Franco spavaldamente annuncia l’incidente internazionale che vendichi con una conflagrazione generale la sconfitta locale.

Tutti eguali, i fascisti. Prepotenti nella vittoria, ricattatori e vili nella sconfitta.

Lo stretto di Gibilterra è tutto una mina. Da un’ora all’altra la situazione può precipitare, perché i fascismi, forti delle esperienze passate e delle dichiarazioni sempre timide e rinunciatarie delle democrazie, si fanno sempre più provocanti. Con chi non darà mai l’alt, tutti i rischi si possono correre impunemente.

Ma il popolo di Spagna non è la diplomazia d’Occidente.

La commedia diplomatica volge al suo termine.

Ideali, passioni, forze pure riprendono laggiù il sopravvento.

Non è più la cronaca della Bisanzio borghese.

È un grande capitolo dell’epopea proletaria.

Note

  1. Da «Giustizia e Libertà»: 7 agosto 1936