Signorine/I capelli della signorina Bibi

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I capelli della signorina Bibi

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I capelli della signorina Bibi
L'attimo fiammeggiante Numero del telefono 2635

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I CAPELLI DELLA SIGNORINA

BIBI

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Fu la signorina Bibi che mi disse:

– Sapesse che cosa mi è capitato dal dentista!

Ma poi si rifiutò di raccontare. Le venne un rigurgito di risa, con una serie di spasmodici, no!

Sua cognata voleva lei raccontare, ma non potè andare più avanti di: «dunque Bibi ha un dente cariato», che Bibi le chiuse con la manina la bocca.

Disse tuttavia la signora:

– Certo io non mi sarei imaginata che il mio dentista, un uomo così serio... In tale caso, io non ti avrei condotta...

Ma anche per quest’altra via il racconto fu troncato, cioè fu tappato dalla mano della signorina Bibi. [p. 92 modifica]

— L’avventura — riprese la signora — del resto è del tutto innocente, e si può ben raccontare...

— Sì, ma io non mi gioco il mio fidanzato. Lui intanto comincia col far sapere che io ho un dente cariato...

Lui ero io.

Io infatti pensavo a questo fatto: «la signorina Bibi ha un dente cariato in bocca».

Fu soltanto quando caddero le tenebre e la luna d’agosto si sollevò piena sopra la campagna, che Bibi mi disse:

– Vuol sapere quello che mi è capitato dal dentista?

— Lei, dunque, è andata dal dentista perchè ha un dente cariato?...

— Che c’è di strano?

— Nulla!

Ma io pensavo a quella creatura che già aveva un dente cariato.

Ella cominciò a dire:

— Appena siamo entrati, mia cognata ha [p. 93 modifica]presentato una busta dove c’erano duecento lire per un’operazione fatta a lei in antecedenza. Ma lui apre la busta, guarda e comincia a dire: «mi dispiace; sono trecento. La tariffa nuova, veda, signora, sarebbe anzi cinquecento...».

– «Scusi tanto – dice mia cognata – vado a fare alcune spese e le porto le altre cento lire. Intanto guardi Bibi». E così se ne andò e noi siamo rimasti soli.

– È un bell’uomo il dentista?

Bibi dà in uno di quegli scoppi di risa così violenti che sarebbero anche indecenti: ma sono così fulminei, che sono piuttosto sconcertanti.

– Dunque lei, signorina Bibi, era sola col dentista?

– Sì, ah quella sedia di tortura, con quell’uomo in camiciotto bianco che mi girava intorno! Io dicevo: «no, con quel ferro lungo lungo che mi passa il cervello», quando...

– Le ha dato un bacio, – dissi io.

– Chi glielo ha detto?

– È molto facile imaginare. E lei? [p. 94 modifica]

— Io mi sono alzata subito e ho detto: «be’? Cosa fa? Oh, che roba è questa?».

– E lui?

— Lui è diventato rosso rosso... con quel faccione! Pareva un sacco di farina legato con la ceralacca. Mi sono puntato il cappello, e me ne sono andata.

– E lui?

– Lui non si è mosso. Oh, buffo, quell’uomo!

E la signorina Bibi scoppiò in una delle sue strane risate.

– Ma adesso come faccio? Tornare? No. Che ne dice lei? Pagarlo? Nemmeno, perchè io ho ancora il dente cariato.

– Si potrebbe fare una cosa mandare al dentista il conto del bacio.

La signorina Bibi mi pregò di non dire sciocchezze.

Certamente io avevo detto una sciocchezza, ma una sciocchezza seria.

– E sua cognata che cosa ha detto?

– È rimasta stupefatta.

– Crede lei, signorina Bibi, che a sua [p. 95 modifica]cognata sia accaduto qualcosa di simile nelle varie sedute dal dentista?

– È da escludere totalmente.

– Ammetterà, signorina Bibi, che sua cognata è una bellissima signora. E crede lei che quel dentista abbia il vizio di baciare le clienti sedute su la sua sedia di tortura?

– Non credo.

– Brava, signorina Bibi! Infatti, se baciasse le clienti, non potrebbe poi applicare le sue tariffe. Il modo poi confuso come quel signore è rimasto, dimostra che il caso è stato del tutto sporadico: cioè isolato, anormale, capisce, vero? Signorina Bibi – ripresi — le dispiace se esamino il suo caso?

– Oh, faccia pure.

– Lei, dunque, era su la poltrona con la testa indietro.

– Naturalmente.

Continuai:

– Lei stava con le braccia appoggiate alla sedia. [p. 96 modifica]

— Sì, io mi tenevo aggrappata per il terrore di quel ferro lungo che quell’uomo aveva in mano, così.

E la signorina Bibi si atteggiò com’era allora.

– Quando improvvisamente...

– No, signorina Bibi, non precipiti la narrazione. Lei come era vestita?

– Come adesso.

– Questo manto scarlatto?

– Non è un manto.

– Questo chimono...

– Non è un chimono...

– Cos’è allora?

– È una creation!

Meditai a lungo.

Creazione di lei, signorina Bibi?

– Può darsi.

– Quando voi tocate le stoffe per queste vostre creazioni, provate voluttà?

Mi guardò stranamente.

Io proseguii: —

— E le scarpe?

– Quelle che porto adesso.

– Dunque scarpe nude, scamosciate... [p. 97 modifica]

— E le calze...?

– Ma lei è bene...

Imbecille vuol dire, signorina? Dica pure. Dunque calze di seta opaca, color piombo della stessa tonalità della scarpetta, se non forse un poco più chiare...

– È intollerabile, lei – disse la signorina Bibi.

– È misticismo, signorina. Un romanziere, maestro di queste cose, è stato giudicato dalle donne: un mistico!

Capii che la signorina Bibi non capiva. E infatti ella non doveva capire. Omero capisce quando dice della reginetta Nausicae «in conseguenza di così bei vestiti, eccellente fama di voi, donne, si spande fra gli uomini». Allora proseguiamo:

– Quando improvvisamente...

– Ebbi l’impressione di un bacio – disse la signorina Bibi.

– In bocca?

– In bocca? Ah, ci sarebbe mancato altro – fece lei con disgusto.

– Ecco ecco: l’ha baciata nei capelli. [p. 98 modifica]

— Sì, appunto. Come fa a saperlo?

– Ecco, i suoi capelli, signorina Bibi, i suoi capelli hanno fatto perdere la testa al povero uomo.

– Già, mi pareva bene che quel testone si accostasse troppo ai miei capelli; ma non vi feci caso, sinchè proprio ho sentito la sua bocca posarsi sui capelli.

– Perdoni, signorina Bibi, la domanda indiscreta: i suoi capelli le hanno mai giocato simili scherzi?

– Un’altra volta, ohimè sì, in treno. Mi ero assopita appena che mi sentii baciare i capelli da uno che era lì. Ah mio Dio, come sono infelice!

Noi camminavamo sotto la luna: la compagnia con la quale eravamo, si era dilungata avanti e se ne sentivano chiare le parole nella notte. C’era papà e mamà.

– Vuole, signorina Bibi, che esaminiamo con più precisione il caso dei suoi capelli?

– Sì, ma non dica troppe sciocchezze. [p. 99 modifica]

— Signorina Bibi, se lei mi pone delle limitazioni, preferisco tacere.

– Allora parli piano. Non sente che la notte sente?

Io cominciai così piano che appena Bibi mi udì.

– Lei non è bella.

– Lo so da per me.

– ...ma presenta alcune qualità irritanti. Per esempio, la sua mobilità. Lei, anche quando è immobile, possiede un movimento per cui le confesso che anch’io provo l’istinto di farla star ferma. Lei non è elegante nel senso dell’eleganza prammatica, eppure ogni oggetto che lei indossa, partecipa della sua persona. Fra i suoi antenati esistono degli zingari, dei vagabondi?

La signorina Bibi diede in uno scoppio di risa, che si perdè nella notte.

– Poi, ecco appunto: il suo modo di ridere. Sa lei che il suo modo di ridere possiede una facoltà di disorientamento?

– Non so: può darsi – rispose la signorina Bibi. – Agli esami i professori mi hanno [p. 100 modifica]sempre promossa, e io non ho mai studiato.

– Lo credo, signorina Bibi. Permette che io prosegua? Lei non ha soavità di voce. Le sue parole si intricano taglienti, smozzicate. Il suo sguardo non ha languore femminile; le sue labbra, lunghe, non hanno dolcezza di ricamo. Eppure si capisce perchè il dentista ha perso la testa sino a sacrificare per un bacio la sua tariffa. Io non so, signorina Bibi, quale sia la sua anima; ma certamente i suoi capelli hanno un’anima! A proposito, quando lei sedeva su la sedia del dentista come erano i suoi capelli? Erano legati? Erano sciolti?

– Io me li lego sempre, ma essi si sciolgono da per sè.

– Ha provato a fare le treccie?

– Ho provato: Si sciolgono lo stesso. Io non ne ho colpa.

– Lo so; ma nè meno io.

– Non stanno, capisce lei?

Ella si fermò davanti a me.

Il piccolo viso pallido, con quei denti a punta, quel naso a punta, quegli occhi a [p. 101 modifica]punta, aveva qualcosa di primigenio, di ferino in quella cornice di capelli neri.

Ne presi un’ondata nera, che lei lasciò prendere; e si posò su la mia mano. Palpitavano come cosa viva e gonfia.

– Le donne, signorina Bibi – dissi lentamente, – che posseggono simili capelli, di solito li hanno assai corti. Lei, invece, li ha favolosi. Corrono a onde, si generano a onde, si accavallano a onde.

Pensavo a tante cose:

Diomede se ne sarebbe fatto un cimiero sull’elmo, gigantesco».

Buttai via dalla mano i capelli della signorina Bibi, e proseguii:

– È probabile che appena lei si trovò su la sedia del dentista, i suoi capelli si siano sviluppati e abbiano investito l’infelice.

— Può darsi – disse la signorina Bibi. – Ma che colpa ne ho io?

– Nessuna, ma quando lei sarà sposa, farà bene a tagliarsi i capelli.

– Ah, questo mai! [p. 102 modifica]

— Ama lei il fidanzato? Permette che esaminiamo questa seconda situazione?

– Come è antipatico lei – disse la signorina Bibi.

– Lasci stare questo: permette o non permette?

La signorina Bibi levò la voce e chiamò nella chiara notte:

– Laura, papà, dove siete?

– Bene, non permette. Vada pure avanti, signorina Bibi.

Ma non andò avanti.

– Permetto, ma faccia presto. Oh, che uomo noioso, anche lei.

– Andrò invece adagio. – E ripetei: – Ama il suo fidanzato? – Ma poi mi corressi. – La mia domanda è sciocca, signorina Bibi. È esatto invece quello che ha detto lei, stamane: «non voglio giuocarmi il mio fidanzato».

— Capirà che avere un fidanzato serio al giorno d’oggi, non è cosa comune.

– È molto serio il suo fidanzato?

– Anche troppo. [p. 103 modifica]

— È molto intelligente?

– È stato il primo agli esami di laurea.

– Lei però non lo ha mai baciato.

– Invece non è vero. È lui...

– Lui che cosa?

– Andiamo, andiamo via.

– Cos’è? ha pudore lei?

– È lui che dice...

– Che cosa?

– «Bibi, Bibi — dice — tu baci...».

– Ma andiamo, via!

– No, non ve lo voglio dire... «Tu baci come...».

— Come una cocotte — finii io.

Bibi sorrise.

– E lui ha lasciato lei più volte, vero?

– Tre volte.

– Ed è sempre tornato.

– È tornato sempre! Sua madre va dicendo che io le ho stregato il figliuolo.

– Infelice!

— Eh?

– Però io credo che se lei perdesse quel fidanzato, ne troverebbe facilmente un altro.

Rispose la signorina Bibi: — Credo. — [p. 104 modifica]Poi soggiunse: – Molte signorine dicono oggi che si può fare a meno del fidanzato...; ma è stupida cosa dire così.

– Perfettamente. È cosa stupida. Un marito è un certificato di subita vaccinazione.

La signorina Bibi mi guardava con occhi attoniti.

– Però non teme lei, signorina Bibi, che suo marito le imponga, poi, delle limitazioni?

– Mi ha fatto giurare che quando sarò sua moglie, non ballerò più, e gli abiti me li farò scegliere da lui...

– E non le ha detto di tagliarsi i capelli? È evidente che no. Lui è attaccato qui, e non si può staccare.

Bibi rideva alle sue parole.

— Ma cosa fa, signore? Be’? Che roba è questa?

Io la aveva afferrata al lume della luna.

– Bibi, Bibi! Làsciati baciare i capelli.