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Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta)/Solea da la fontana di mia vita

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Solea da la fontana di mia vita

../Quel vago, dolce, caro, honesto sguardo ../Mia benigna fortuna e 'l viver lieto IncludiIntestazione 22 settembre 2008 75% Poesie

Quel vago, dolce, caro, honesto sguardo Mia benigna fortuna e 'l viver lieto

 
Solea da la fontana di mia vita
allontanarme, et cercar terre et mari,
non mio voler, ma mia stella seguendo;
et sempre andai, tal Amor diemmi aita,
5in quelli esilii quanto e’ vide amari,
di memoria et di speme il cor pascendo.
Or lasso, alzo la mano, et l’arme rendo
a l’empia et vïolenta mia fortuna,
che privo m’à di sí dolce speranza.
10Sol memoria m’avanza,
et pasco ’l gran desir sol di quest’una:
onde l’alma vien men frale et digiuna.

Come a corrier tra via, se ’l cibo manca,
conven per forza rallentare il corso,
15scemando la vertù che ’l fea gir presto,
cosí, mancando a la mia vita stanca
quel caro nutrimento in che di morso
die’ chi ’l mondo fa nudo e ’l mio cor mesto,
il dolce acerbo, e ’l bel piacer molesto
20mi si fa d’ora in hora, onde ’l camino
sí breve non fornir spero et pavento.
Nebbia o polvere al vento,
fuggo per piúù non esser pellegrino:
et così vada, s’è pur mio destino.

25Mai questa mortal vita a ma non piacque
(sassel’ Amor con cui spesso ne parlo)
se non per lei che fu ’l suo lume, e ’l mio:
poi che ’n terra morendo, al ciel rinacque
quello spirto ond’io vissi, a seguitarlo
30(licito fusse) è ’l mi’ sommo desio.
Ma da dolermi ò ben sempre, perch’io
fui mal accorto a provveder mio stato,
ch’Amor mostrommi sotto quel bel ciglio
per darmi altro consiglio:
35ché tal morí già tristo et sconsolato,
cui poco inanzi era ’l morir beato.

Nelli occhi ov’habitar solea ’l mio core
fin che mia dura sorte invidia n’ebbe,
che di sí ricco albergo il pose in bando,
40di sua man propria avea descritto Amore
con lettre di pietà quel ch’averrebbe
tosto del mio sí lungo ir desïando.
Bello et dolce morire era allor quando,
morend’io, non moria mia vita inseme,
45anzi vivea di me l’optima parte:
or mie speranza sparte
à Morte, et poca terra il mio ben preme;
et vivo; et mai nol penso ch’i’ non treme.

Se stato fusse il mio poco intellecto
50meco al bisogno, et non altra vaghezza
l’avesse disvïando altrove vòlto,
ne la fronte a madonna avrei ben lecto:
- Alfin se’ giunto d’ogni tua dolcezza
et al principio del tuo amaro molto. -
55Questo intendendo, dolcemente sciolto
in sua presentia del mortal mio velo
et di questa noiosa et grave carne,
potea inanzi lei andarne,
a veder preparar sua sedia in cielo:
60or l’andrò dietro, omai, con altro pelo.

Canzon, s’uom trovi in suo amor viver queto,
di’: - Muor’ mentre se’ lieto,
ché morte al tempo è non duol, ma refugio;
et chi ben pò morir, non cerchi indugio. -