Vai al contenuto

Pagina:Svevo - La coscienza di Zeno, Milano 1930.djvu/280: differenze tra le versioni

Da Wikisource.
Phe-bot (discussione | contributi)
Xavier121: split
 
BrolloBot (discussione | contributi)
m Alcune correzioni via BrolloBot
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 25%
+
Pagine SAL 25%
Intestazione (non inclusa):Intestazione (non inclusa):
Riga 1: Riga 1:
{{RigaIntestazione|||277}}
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
reno e probabilmente con lo stesso risultato. Continuai ad osservarmi per intendere come fossi arrivato a quel pensiero malvagio di danneggiare mio suocero. E m’accorsi d’essere stanco, mortalmente stanco. Se tutti avessero saputo quale giornata io avevo trascorsa, m’avrebbero scusato. Avevo presa e violentemente abbandonata per ben due volte una donna ed ero ritornato due volte a mia moglie per rinnegare anche lei per due volte.
277

reno e probabilmente con lo stesso risultato. Continuai
La mia fortuna fu che allora, per associazione, nel mio ricordo fece capolino quel cadavere su cui invano avevo tentato di piangere, e il pensiero alle due donne sparve; altrimenti avrei finito col parlare di Carla. Non avevo sempre il desiderio di confessarmi anche quando non ero reso più magnanimo dall’azione del vino? Finii col parlare del Copler. Volevo che tutti sapessero che quel giorno avevo perduto il mio grande amico. Avrebbero scusato il mio contegno.
ad osservarmi per intendere come fossi arrivato a quel

pensiero malvagio di danneggiare mio suocero. E m’ac¬
Gridai che il Copler era morto, veramente morto e che fino ad allora ne avevo taciuto per non rattristarli.
corsi d’essere stanco, mortalmente stanco. Se tutti aves¬

sero saputo quale giornata io avevo trascorsa, m’avreb¬
Guarda! Guarda! Ecco che finalmente sentii salirmi le lacrime agli occhi e dovetti volgere altrove lo sguardo per celarle.
bero scusato. Avevo presa e violentemente abbandonata

per ben due volte una donna ed ero ritornato due volte
Tutti risero perchè non mi credettero e allora intervenne l’ostinazione ch’è proprio il carattere più evidente del vino. Descrissi il morto.
a mia moglie per rinnegare anche lei per due volte.

La mia fortuna fu che allora, per associazione, nel mio
Pareva scolpito da Michelangelo, così rigido, nella pietra più incorruttibile.
ricordo fece capolino quel cadavere su cui invano avevo

tentato di piangere, e il pensiero alle due donne spar¬
Ci fu un silenzio generale interrotto da Guido che esclamò .
ve; altrimenti avrei finito col parlare di Carla. Non a-

vevo sempre il desiderio di confessarmi anche quando
E adesso non senti pili il bisogno di non rattristarc
non ero reso più magnanimo dall’azione del vino? Finii
col parlare del Copler. Volevo che tutti sapessero che
quel giorno avevo perduto il mio grande amico. Avreb¬
bero scusato il mio contegno.
Gridai che il Copler era morto, veramente morto
e che fino ad allora ne avevo taciuto per non rattristarli.
Guarda! Guarda! Ecco che finalmente sentii salirmi le
lacrime agli occhi e dovetti volgere altrove lo sguardo
per celarle.
Tutti risero perchè non mi credettero e allora inter¬
venne l’ostinazione ch’è proprio il carattere più eviden¬
te del vino. Descrissi il morto:
Pareva scolpito da Michelangelo, così rigido, nel¬
la pietra più incorruttibile.
Ci fu un silenzio generale interrotto da Guido che
esclamò :
E adesso non senti pili il bisogno di non rattri¬
starc
Piè di pagina (non incluso)Piè di pagina (non incluso)
Riga 1: Riga 1:

<references/>

Versione delle 21:52, 31 mar 2016


277

reno e probabilmente con lo stesso risultato. Continuai ad osservarmi per intendere come fossi arrivato a quel pensiero malvagio di danneggiare mio suocero. E m’accorsi d’essere stanco, mortalmente stanco. Se tutti avessero saputo quale giornata io avevo trascorsa, m’avrebbero scusato. Avevo presa e violentemente abbandonata per ben due volte una donna ed ero ritornato due volte a mia moglie per rinnegare anche lei per due volte.

La mia fortuna fu che allora, per associazione, nel mio ricordo fece capolino quel cadavere su cui invano avevo tentato di piangere, e il pensiero alle due donne sparve; altrimenti avrei finito col parlare di Carla. Non avevo sempre il desiderio di confessarmi anche quando non ero reso più magnanimo dall’azione del vino? Finii col parlare del Copler. Volevo che tutti sapessero che quel giorno avevo perduto il mio grande amico. Avrebbero scusato il mio contegno.

Gridai che il Copler era morto, veramente morto e che fino ad allora ne avevo taciuto per non rattristarli.

Guarda! Guarda! Ecco che finalmente sentii salirmi le lacrime agli occhi e dovetti volgere altrove lo sguardo per celarle.

Tutti risero perchè non mi credettero e allora intervenne l’ostinazione ch’è proprio il carattere più evidente del vino. Descrissi il morto.

— Pareva scolpito da Michelangelo, così rigido, nella pietra più incorruttibile.

Ci fu un silenzio generale interrotto da Guido che esclamò .

— E adesso non senti pili il bisogno di non rattristarc