Storia dei fatti de' Langobardi/Capo VIII

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CAPO VIII.

Favola di Vodan, e di Frea.

Narra a questo luogo l’antichità, che essendo andati i Vandali a implorare da Vodan1 la vittoria contro i Vinili, ed avendo quegli risposto, che l’avrebbe concessa a coloro che primi avesse veduto al levar [p. 18 modifica]del sole, in quel punto siasi presentata Gambara a Frea moglie di Vodan, chiedendo la vittoria pei Vinili, e che Frea abbia dato il consiglio, che le donne dei Vinili lasciati cadere i capelli sciolti giù per la faccia gli accomodassero a guisa di barba, e all’albeggiare in compagnia degli uomini s’affacciassero a Vodan, collocandosi da quella parte ov’egli per una finestra era solito guardare verso l’oriente; e così sia stato fatto: onde Vodan vedendole nel nascer del sole abbia detto: E chi sono cotesti Langobardi? Al che Frea aver soggiunto, che a coloro ai quali egli avea dato il nome donasse pur la vittoria; e così Vodan ai Vinili averla concessa. Cose da ridere, e da non prestarvi niuna

[p. 19 modifica]fede: poichè la vittoria non si deve alla possanza degli uomini, ma al volere del cielo.

  1. Le divinità mitologiche, non furono in origine che allegorìe delle diverse qualità degli uomini. Nel primo stato, non essendovi in essi che senso e fantasia, non poteano riconoscere nè i buoni nè i cattivi attributi degli oggetti, senza che fossero loro presentati sotto qualche immagine materiale. Tali verità, senza ricorrere agli scrittori stranieri che si fecero belli delle nostre spoglie, noi le troviamo ampiamente dimostrate dagli altissimi ingegni di un Vico (Scienz. Nuov.) e di uno Stellini (De ortu et progress. mor.). Ora venendo alla divinità germanica di Wodan ci accade d’osservare, che il tedesco Wod o god (buono) potrebbe essere voce radicale di Wodan, che vorrebbe dire Dio buono. Paolo nel capo seguente insegna che Wodan è il Mercurio de’ Greci e de’ Romani. E il Vossio concorre nel crederlo il medesimo anco per l’analogia del suono del vocabolo, poichè Cicerone lo chiama Thoyt, Arnobio Theutates, Lattanzio Teuth, e finalmente Eusebio Thoth. Ciò si conferma ancor più da una osservazione di Bono Volcazio fatta a questo luogo istorico; ed è che i Belgi chiamano il giorno di Mercurio (mercordì) Woensdag, corrottamente da Wodensdag. L’asserzione di Paolo Diacono è riferita come fondamento istorico da tutti gli eruditi che parlarono di questa divinità. Per altro chi volesse