Storia della geografia e delle scoperte geografiche (parte seconda)/Capitolo X/I Francesi alla costa occidentale d'Africa

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I Francesi alla costa occidentale d'Africa

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[p. 181 modifica]58. I Francesi alla costa occidentale d’Africa. — Alla navigazione di Giacomo Ferrer fanno seguito, cronologicamente, i viaggi e gli stabilimenti dei Francesi sulla costa di Guinea, cominciati nell’anno 1364 e, a poco a poco, abbandonati verso l’anno 1410. Intorno a queste esplorazioni varie sono le opinioni degli scrittori. Alcuni le ammettono senza contestazione; altri le negano ricisamente; altri opinano che i navigatori francesi abbiano fatto bensì, sulle orme dei Genovesi, alcuni tentativi di colonizzazione delle terre africane, ma non siano giunti al di là del capo Nun. Per parte nostra ci limitiamo ad esporre qui le più antiche di quelle navigazioni, quali risultano dalla relazione pubblicata nell’anno 1669 da Villault de Bellefonds, impiegato della Compagnia francese delle Indie Orientali, il quale nel 1666 aveva fatto un viaggio alla Guinea, e si era valso, per la sua pubblicazione, tanto delle sue proprie osservazioni quanto dei documenti originali che per mala sorte andarono, più tardi, perduti nel bombardamento di Dieppe (anno 1694).

Il Villault riferisce che, essendosi i Dieppesi risolti ad intraprendere viaggi di lungo corso lungo le coste africane e al di là delle Canarie, allestirono nel novembre del 1364 due navi della portata, ciascuna, di circa 100 tonnellate, le quali fecero vela per le Canarie, e giunsero, verso il Natale, al Capo Verde, approdando, dirimpetto al Rio Fresco, nella baia che conservava ancora, ai tempi dello scrittore, il nome di Baia di Francia. Al di là del Capo Verde, si diressero a sud-est, e giunsero a Bulombel, o Sierra Leone dei Portoghesi. Di là passarono davanti al Capo di Moulé. E infine si arrestarono alla foce di un piccolo fiume vicino a Rio Sextos, ove è un piccolo villaggio che i Dieppesi a ricordo e, per la somiglianza del paese nativo, [p. 182 modifica]chiamarono Petit Dieppe. Quivi terminarono di caricar le navi di morphi e del pepe detto malaghetta, e, ritornando sui loro passi, giunsero a Dieppe negli ultimi di maggio del 1365.

Nelle imprese successive si mostrano associati i mercanti di Rouen con quelli di Dieppe coll’allestimento di quattro navi, due delle quali dovevano commerciare lungo la costa dal Capo Verde al Petit Dieppe, e le due altre spingersi più avanti nella direzione di oriente. Ma la grande quantità di pepe che una di queste ultime trovò al Grand-Sestre1 bastando all’intero carico, non le permise di andare più lungi, mentre la quarta nave, sorpassando la costa dei Denti, giunse sino alla costa seguente, dalla quale ebbe a riportare alcun poco di polvere d’oro, ma in compenso una grande quantità di avorio.

Tanto a Grand-Sestre quanto alla Costa dell’Avorio i Francesi non avevano avuto però dagli indigeni favorevole accolienza, e fu questa la regione che li indusse a limitare, negli anni seguenti, le operazioni di commercio al tratto compreso tra Petit-Dieppe e il Grand-Sestre, da essi battezzato col nome di Parigi. È per renderle più facili, si stabilirono in questi due luoghi, pure mantenendo alcune fattorie al Capo Verde, a Sierra Leone e al Capo di Monte.

Tuttavia, nell’anno 1380, diminuiti i profitti sia per la rivalità degli stranieri che da cinque anni frequentavano pure l’Africa occidentale, sia per la grande quantità dei prodotti africani importati in Europa, i mercanti di Dieppe e di Rouen risolvettero di spingersi più in là, cioè sino al luogo medesima in cui, sedici anni prima, si era trovato dell’oro.

Venne perciò equipaggiata a Rouen una nave di circa 150 tonnellate, la Nostra Donna del Buon Viaggio, la quale, partita nel settembre, giunse alla Costa d’Oro verso la fine del decembre, donde, nove mesi dopo, ritornò a Dieppe con un ricco [p. 183 modifica]carico2. Ed essendosi fatte più amichevoli le relazioni cogli indigeni, i mercanti della Normandia mandarono nuovamente colà, nel 1381, tre navi, la Vergine, il San Nicolao, e la Speranza.

La prima si fermò nel primo luogo scoperto nelle esplorazioni precedenti, e che i Francesi chiamarono La Mine per la grande quantità d’oro che vi si portava dai dintorni. Il San Nicolao negoziò a Capo Corso e a Mouré, al disotto di La Mine, e la Speranza andò sino ad Akara dopo avere commerciato in diversi luoghi, come Fantin, Sabouc e Cormentin. Dieci mesi dopo, i naviganti ritornarono in Francia, e seppero talmente fare presso i mercanti di Rouen e di Dieppe, vantando il paese, l’indole mite degli abitanti e la quantità d’oro che se ne sarebbe potuto trarre, da indurli a stabilirvisi definitivamente. E cosi, nel 1389, furono mandate altre tre navi, due grandi ed una piccola, le quali dovevano passare al di là di Akara e scoprire il resto delle coste. Le due prime erano cariche di materiali destinati alla costruzione di una fattoria a La Mine, la quale venne difatti costrutta e lasciata in custodia di dieci uomini: dopo di che ritornarono a Dieppe con un ricco carico. Ma la nave più piccola, che doveva oltrepassare Cormentin ed Akara, venne colta dal cattivo tempo, e costretta al ritorno: il suo arrivo a Dieppe precedette di tre mesi quello delle altre due. E, giunte queste a Dieppe, immediatamente si rimandò a La Mine la piccola nave, caricandola delle provvigioni necessarie agli nomini che erano colà rimasti, ed in quattro anni la colonia divenne talmente grande che vi fu costrutta la Chiesa che si vede ancora in oggi. Questi principii, aggiunge lo scrittore, erano troppo felici ed i guadagni troppo lauti perchè potessero seguitare lungo tempo. Colle guerre civili incominciate nel 1410, il commercio deperì considerabilmente, molti mercanti interessati in quelle imprese vennero a morire, ed in luogo di tre o quattro navi che annualmente partivano dal [p. 184 modifica]porto di Dieppe, era già molto se in due anni potevano allestire due navi per mandarle, una a Petit-Dieppe, l’altra a Grand-Sestre. Finalmente, continuando la guerra, furono abbandonati non solo gli stabilimenti della Costa d’oro, ma eziandio tutti gli altri, ed il commercio della Guinea venne a cessare totalmente.

Se si paragonano queste tradizioni con quelle che ci sono riferite da Gomez Eannes de Zurara, il grande cronacista delle scoperte portoghesi in Africa, si vede che soltanto nel 1415, dopo la presa di Ceuta, Tinfante D. Enrico venne nel disegno di conquistare le contrade situate al di là del Capo Bojador.

Che anzi la realizzazione dei progetti di D. Enrico non risale propriamente che all’anno 1433, in cui Gii Eannez risolse, primo tra i Portoghesi, di affrontare i pericoli di una navigazione a mezzodì del temuto promontorio. Ammettendo adunque come vero il racconto di Villault de Bellefonds, i Normanni avrebbero preceduto di circa 70 anni i Portoghesi al di là del Capo Bojador.


Note

  1. Questo nome è desso un ricordo delle anteriori navigazioni dei Genovesi alla costa occidentale d’Africa?
  2. Secondo un manoscritto pubblicato nell’anno 1867 dal sig. Pietro Margry, questa spedizione, comandata come le precedenti dal capitano Giovanni Prunaut di Rouen, sarebbe stata fatta nell’anno 1379.