Teoria degli errori e fondamenti di statistica/2.3

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2.3 Gli strumenti di misura

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2.3 Gli strumenti di misura

Lo strumento di misura è un apparato che permette il confronto tra la grandezza misurata e l’unità prescelta. Esso è costituito da un oggetto sensibile in qualche modo alla grandezza da misurare, che si può chiamare rivelatore; eventualmente da un dispositivo trasduttore, che traduce le variazioni della grandezza caratteristica del rivelatore in quelle di un’altra grandezza più facilmente accessibile allo sperimentatore; e da un dispositivo indicatore [p. 10 modifica]che presenta il risultato della misura ai sensi (generalmente alla vista) dello sperimentatore: o direttamente o mediante una registrazione, grafica o di altro genere.

Così in un calibro, strumento per la misura di spessori, il rivelatore è costituito dalla ganascia mobile col cursore ad essa solidale, e che può scorrere nella guida facente corpo unico con la ganascia fissa; mentre l’elemento indicatore è costituito dalla scala graduata in millimetri tracciata sulla guida e dal segno di fede inciso sul cursore, a sua volta generalmente collegato ad una scala graduata ausiliaria (nonio) per la lettura delle frazioni di millimetro. La grandezza letta sulla scala è qui direttamente lo spessore oggetto della misura.

In un termometro a liquido l’elemento sensibile alla temperatura è il liquido contenuto nel bulbo; esso funge almeno in parte anche da trasduttore, perché la proprietà termometrica che viene usata è il volume del rivelatore stesso. Il tubo capillare a sezione costante traduce le variazioni di volume del rivelatore in variazioni di lunghezza della colonna di liquido ivi contenuta; il menisco che separa il liquido dal suo vapore nel capillare funge da indicatore, assieme con la scala tracciata sulla superficie esterna del tubo stesso o sopra un regolo ad essa solidale. La grandezza letta sulla scala è la distanza del menisco da un segno di riferimento che può essere messa in corrispondenza con la temperatura per mezzo di una tabella di conversione; oppure, più spesso e comodamente, le temperature corrispondenti sono scritte sulla scala stessa accanto alle tacche della graduazione.

Le caratteristiche più importanti di uno strumento sono le seguenti:

  • La prontezza: è determinata dal tempo necessario perché lo strumento risponda in modo completo ad una variazione della sollecitazione; ad esempio, per avere una risposta corretta da un termometro si deve attendere che si raggiunga l’equilibrio termico tra il rivelatore e l’oggetto di cui si misura la temperatura.
  • L’intervallo d’uso: è definito come l’insieme dei valori compresi tra la soglia e la portata dello strumento, cioè tra il minimo ed il massimo valore della grandezza che lo strumento può apprezzare in un singolo atto di misura.
  • La sensibilità: si può definire come il reciproco della incertezza di lettura propria dello strumento, cioè della più piccola variazione della grandezza che può essere letta sulla scala, e che si assume generalmente corrispondente alla più piccola divisione della scala stessa (o ad una frazione apprezzabile di questa). La sensibilità può essere diversa in differenti punti della scala, o per diversi valori della grandezza; è un [p. 11 modifica]fattore che limita l’intervallo d’uso dello strumento, potendo divenire insufficiente al di sotto della soglia od al di sopra della portata.
  • La precisione dello strumento: è legata alla riproducibilità del risultato della misura di una stessa grandezza. Esso può variare da una parte per difetti dello strumento dovuti alla costruzione, che non può mai essere perfetta, e per il logoramento di alcune componenti in conseguenza dell’uso prolungato o improprio, o dell’invecchiamento; e, inoltre, per la presenza di varie cause di disturbo ineliminabili anche in condizioni normali d’uso dello strumento stesso.
Tutto questo fa sì che misure ripetute di una stessa grandezza fisica si distribuiscano in un intervallo più o meno ampio; la precisione si può definire come il reciproco dell’incertezza sul valore della grandezza che viene determinata dall’insieme di questi fattori: ed è sostanzialmente legata all’entità degli errori casuali, di cui parleremo tra poco nel paragrafo 2.4.

  • L’accuratezza dello strumento; ossia la sua capacita di fornire valori corrispondenti a quello realmente posseduto dalla grandezza in esame. In altre parole, se lo strumento è accurato ci si aspetta che i risultati di misure ripetute della stessa grandezza fisica siano equamente distribuiti in un intorno del valore vero; questa caratteristica degli strumenti sarà, come vedremo, legata alla presenza di errori sistematici da essi introdotti (di questi, e delle loro possibili cause parleremo sempre nel paragrafo 2.4).
Ci si attende da uno sperimentatore serio che sappia individuare le cause di scarsa accuratezza nei suoi strumenti (ad esempio un’errata taratura dello zero della scala) ed in qualche modo neutralizzarle; così da ricondursi, in ogni caso, a risultati accurati.

Per sfruttare a pieno le possibilità di uno strumento di misura, è opportuno che la sensibilità non sia troppo inferiore alla precisione; gli strumenti di uso corrente sono costruiti con una sensibilità circa uguale alla precisione in condizioni normali d’uso.

Anche se, per questo motivo, generalmente la sensibilità e la precisione in uno strumento hanno valori simili, fate attenzione a non confondere i due concetti: la sensibilità è una caratteristica intrinseca degli strumenti, e rimane perciò costante in ogni situazione; mentre la precisione delle nostre misure dipende, è vero, dal tipo di strumento usato (e quindi dalla sua sensibilità) — ma anche dalle modalità contestuali di impiego e dal tipo di grandezza misurata. [p. 12 modifica]

Così su un orologio nella cui scala non siano riportate che poche divisione (l’inverso della sensibilità sia ad esempio di 60 o 15 minuti) non è difficile stimare l’ora con una approssimazione che invece è dell’ordine di pochi minuti; mentre un cronometro in grado di apprezzare il decimillesimo di secondo, se azionato a mano, difficilmente può raggiungere una precisione inferiore al decimo.

Similmente, un regolo lungo un metro e graduato al millimetro può essere usato per valutare le dimensioni di un quaderno (con un singolo atto di misura); oppure (riportandolo varie volte di seguito a se stesso) le dimensioni di un edificio. È evidente come, pur essendo lo strumento lo stesso (quindi la sensibilità non varia) la precisione delle misure debba essere completamente diversa nei due casi.