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Tommaso Moro (Pellico, 1834)/Atto Secondo

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Atto Primo Atto Terzo

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ATTO SECONDO.


PRIGIONE.



SCENA PRIMA.


MORO
Molto amavami il re; ch’egli m’aborra
Creder non posso. Oh giungess’io, col forte
Oppormi a sue ingiustizie, a far profonda
Sovra il suo core impronta di vergogna
E di spavento! Oh me felice s’egli,
Da cotanti applaudito ed ingannato,
In me, ch’oso biasimarlo, il vero amico
Riconoscesse! Non dispero. - E s’anco
I bugiardi plaudenti avesser palma,
E del troppo veridico..... obblïati
Fosser tutti i servigi, ed obblïata
La fama ch’ei (soverchia forse) gode?.....
Se del troppo veridico la testa
Devota in breve dall’ingrato Arrigo
Al carnefice fosse?..... Allontaniamo
Quest’orribil pensier! - No! in tal pensiero

[p. 20 modifica]Fermar mi debbo! - A questa giusta impresa

D’esser fedele a Dio, d’oppormi a tutte
Inique leggi, a tutte inique stragi,
Mossi io con leve cor? moss’io col patto
Di trionfar? - Tu il sai, Signor: vi mossi
Dopo fervide preci, e dopo esame
Lungo de’ miei doveri e di mie forze:
E queste forze..... le sentii! le sento!
Fermiam la mente in quel pensier: la morte!
- Oh sciagurati orfani figli miei!
Che diverranno? - Stolto dubbio! Figli
Diverran di Colui che a tutti è padre,
E più agli orfani! ai miseri! alla prole
Di chi a’ malvagi non curvossi e cadde!

CROMWELL E DETTO


MORO
Cromwello, tu?
CROMWELL
Mi manda il re.
MORO
A qual fine?
CROMWELL
Quale orrendo squallor! Tommaso Moro
In sì fero castigo! E già da un anno!
Infelice! Tu il vedi: io son commosso.....
[p. 21 modifica]Da quel di pria quanto diverso sei!
Pallido, smunto.....
MORO
Infermo son, ma l’alma
Non infiacchisce per languir di membra.
A che vieni? A scrutar, se m’atterrisco
Considerando il deperir di questo
Misero fral, di liete aure privato?
CROMWELL
Moro, avversario tuo sempre m’estimi,
E pungente favelli. Io t’avversai,
Quand’eri in alta sede: or ti compiango,
E il tuo ritorno nella regia grazia
A procacciar consacromi: tel giuro.
MORO
A molteplici giuri uso è Cromwello.
CROMWELL
Tue maligne parole il mio disdegno
Meriterian..... Ma tua sventura è tanta,
Ch’emmi impossibil teco più adirarmi.
Salvarti anelo; credimi.
MORO
Sì lunghi
Anni ci conoscemmo, e ripetute
Da te fur tanto le codarde prove
Di bassa invidia contro a me, e di tema......
Ch’oggi me coscïenza non rimorde,
Se ti giudico infinto. E poichè infinto
A giudicarti astretto son, tel dico. [p. 22 modifica]
CROMWELL
Pacatamente tollerar le ingiurie
Che ad oppresso infelice il duolo strappa,
E mal suo grado a lui giovar propongo.
MORO
Magnanimo è il proposto!
CROMWELL
A che mi guardi
Fiso così?
MORO
Sulla tua fronte cerco
S’orma io vedessi di sincero intento,
Di cangiate abitudini, di sacro
Anelito a virtù. Vorrei pentirmi
D’aver su te vibrato occhi sprezzanti:
Esser vorrei d’orgoglio e d’ingiustizia
Stato reo verso di te; vorrei stimarti....
Dalle sembianze tue nulla discerno:
Parla, fa ch’io l’animo tuo conosca;
Fa ch’io debba discredermi. Il Ciel legge
In questo cor. Se retto io ti scoprissi,
Senza esitar, mi getteria a’tuoi piedi,
Degli aspri detti miei perdon chiedendo.
CROMWELL
Di Rocèster il misero vegliardo
È condannato a morte....
MORO
Oh ciel! fia vero?
Il più illibato de’ viventi! il sommo
[p. 23 modifica]In virtute fra’vescovi britanni!
L’amico mio miglior! - E tu a cordoglio
T’atteggi indarno; in tua pupilla fulge
Mal celata, esecrabile esultanza.
CROMWELL
Quell’infelice amico tuo potresti
Redimer....
MORO
Come?
CROMWELL
Di colui la vita
Offreti il re, se giuramento presti
Alla novella Chiesa e alle sue leggi.
MORO
Parli tu il ver?
CROMWELL
Accetteresti?
MORO
Ansante
E con paura interroghi. Tu tremi
Che Moro il patto accetti.
CROMWELL
Io del mio sire
L’incarco adempio.
MORO
Tua paura acqueta.
Me ritornato nella regia grazia
A spaventarti, a smascherar tue frodi,
Siccome temi, non vedrai. [p. 24 modifica]
CROMWELL
(Respiro.)
E dell’amico tuo detti la morte?
MORO
Impedirla non posso!
CROMWELL
E lui perdendo,
Perdi te stesso, oh d’ogni grazia indegno!
Oh il più ostinato de’ mortali!
MORO
Il dubbio
Che mia costanza oggi crollasse e forse
Del re il favor racquistass’io, parole
Meco soavi suggeriati prima:
Or che perduto mi prevedi, il freno
Osi romper dell’ira.
CROMWELL
Alcun diritto
Ad indulgenza, o spirito superbo,
No, più non hai.
MORO
Da’ pari tuoi bramato
In qual tempo ho indulgenza?
CROMWELL
Io fin’ad ora
Distolto Arrigo avea dal sottoporti
Al Parlamento. Or se a giudizio alfine
Tratto tu vieni, tua condanna è certa. [p. 25 modifica]
MORO
Se è ver, che sino ad or tu me sottrarre
Dal giudizio volevi, era speranza
Che il carcer m’avvilisse, e disprezzata
Vita io, simile a te, quindi vivessi
Non avrai tal trionfo.
CROMWELL
Avrommi quello
Di veder dal tuo busto alfin l’audace
Capo divelto e rotolante a terra.
MORO
Ma dirai «Non lo vinsi» e fremerai!
CROMWELL
Chi vien?

MARGHERITA, UN UFFICIALE E DETTI


MORO
Tu?
MARGHERITA
Padre?
MORO
Amata figlia!
CROMWELL
Come!
Divieto evvi del re. Non lice a Moro
Conforto alcun d’amico pianto aversi.
[p. 26 modifica]Chi tanto ardì? Vengan divisi.
UFFICIALE
Ferma.
Del re comando è questo.
CROMWELL
Oh rabbia! Donde?
Credere il posso?
MARGHERITA
Anna Bolena, o padre,
Intercede per noi: ch’io l’adorata
Tua fronte rivedessi, ella m’ottenne.
MORO
Il Signor la pietosa Anna rimerti,
E la ritragga dalla via di colpa
E di sventura, in che mal cauta mosse.
CROMWELL
Breve fia vostra gioja! (Per partire)
MARGHERITA
Odi, Cromwello,
Deh, furibondo non partir! Fra i nostri
Nemici più non ti schierar; l’antiche
Dissensïoni tue col padre mio
Generoso dimentica. Abbastanza
Egli patì. Sia gloria tua le mire
Della regina secondar; con essa
Contribuir del padre mio allo scampo.
CROMWELL
Lasciami, o donna! Lasciami! Qual sia,
Perfidi, ancora il poter mio vedrete!
(Parte, l’Ufficiale pure siritira.) [p. 27 modifica]

MORO, MARGHERITA


MARGHERITA
Scellerato! - O buon padre, ah tu con novi
Dispregi forse lo irritasti! Il mio
Dubbio tu affermi. Ah soffri ch’io ten volga
Amorevol rampogna! E come mai
Umil tu sempre con ogn’altro!.....
MORO
Umile
Esser con tutti bramerei; ma forza
Maggior di me m’imbaldanzisce in faccia
A’ manifesti ipocriti; un dovere
Sembrami allor dell’innocente oppresso
Non piegar la cervice innanzi a loro,
Lor fiducia atterrar col vilipendio.
Reliquia forse di superbia è questa:
Me la perdoni il Ciel. Ma il Ciel discerne
Ch’io que’ medesimi ipocriti, que’ bassi
D’Arrigo adulatori, a cui rinfaccio
I lor delitti, nel mio cor compiango,
E prego il Ciel che ridivengan giusti.
MARGHERITA
Amato genitor, fatto di tante
Virtudi specchio agli uomini ti sei;
Quest’una non ti manchi: i sensi tuoi
[p. 28 modifica]Più sovente dissimula a coloro
Che nocer vonno ed han fatal possanza.
MORO
I sensi miei dissimulai finora
Più che non credi, o figlia. Interrogato
Fui da più d’uno scrutatore astuto
Sulla supremazia ch’entro il britanno
Regno pretende nella Chiesa Arrigo;
Interrogato fui sovra il divorzio,
Sovra leggi di sangue e di rapina.
Spesso risposi con ambagi; spesso
Parte velai de’ miei pensieri, e indugio
A più rifletter dimandai. Prudenza
Quell’infinger pareami e senza colpa,
E speme di salute indi io traea.
Or Dio mi pone in cor di quelle ambagi
Disdegno irresistibile; e pavento
Causa non sien di scandalo; ed anelo,
Più apertamente che nol feci mai
Confessar tutto il sentir mio.
MARGHERITA
Chi parli?
Misera me! No padre. I tuoi nemici
Altro appunto non braman, fuorchè trari
A tai palesi detti onde la legge
Oltraggiata si dica, e su te possa
Suoi fulmini lanciar.
MORO
Ciò che s’aspetti
A me dire o tacer, lascia che Dio
[p. 29 modifica]A me l’ispiri, o figlia. Or di tua madre
Deh mi favella e de’ fratelli tuoi
E delle suore tue. Perchè venuti
Tutti all’amplesso mio teco non sono?
MARGHERITA
Egra dal duol sempre è la madre, e spesso
Il senno le si turba, e miserande
A te volge parole, e ti scongiura
Di non volerla uccider, di serbarti
Per lei, pe’ figli tuoi. Piangonle intorno
Le minori mie suore e i pargoletti;
E tutti il Ciel pel carcerato padre
Stancan di preci notte e dì. Famiglia
Più degna di pietà mai non fu vista!
MORO
Oh figli miei!
MARGHERITA
Di lagrime il tuo ciglio
S’empie, o misero padre. Ah sì! le versa
Su tanti strazïati ed innocenti
Cuori che t’aman! che di te han bisogno!
Che senza te viver non ponno! In tuo
Arbitrio stassi il consolar lor duolo,
Il dissipar quel nembo di sventura
Che spaventosamente or li ravvolge.
Placa l’ira del re. Modo ritrova,
Di non negargli i giuramenti imposti.
MORO
E se tal modo non vi fosse, o figlia,
[p. 30 modifica]Tranne di coscïenza soffocando
Le più solenni grida? - Impallidisci?
MARGHERITA
Se irremovibil sei, noi sciagurati!
Perderti dovrem dunque? A ciò non posso,
A ciò non posso rassegnarmi, o padre!
Pietà de’ figli tuoi! Pietà del santo
Vescovo amico tuo, che poco lunge,
Qui in orribile carcere, prostrato
La morte aspetta a cui ria legge il danna,
E che salvar tu solo puoi! Concesso
Di vederti mi fu, perchè una volta
a più docili sensi io ti radduca.
Guai se ad Arrigo io ritornassi e fermo
Te nel rifiuto dirgli anco dovessi!
Consentimi che a lui rechi parola.....
MORO
D’ossequio, sì, d’amor.....
MARGHERITA
D’obbedienza...
MORO
In ciò soltanto che conforme io stimi
A verità, a religion!
MARGHERITA
Consenti.....
MORO
Voce dunque autorevole di padre,
Dal lacerato cor, sulla mia figlia
[p. 31 modifica]Alzar dovrò? cessa, m’intendi? cessa
Di tentarmi a viltà. Sì basso ufficio
Alla figlia di Moro non s’aspetta.
Ignori tu, crudel, che i troppo cari
Accenti tuoi, tue lacrime, il dolente
Quadro di mia famiglia sconsolata,
L’orrenda idea d’una mannaja appesa
Sulla cervice del miglior mio amico,
Son tormento maggior delle mie forze?
MARGHERITA
Padre!
MORO
Non proseguir. Tergiamo entrambi
Pianto di noi non degno. Al re ritorna
Con raffermato onesto ardir. Ti mostra
Figlia di Moro. Digli ch’io nemico
Mai non gli fui, che nol sarò giammai,
Ma che obbedirgli dove egli comanda
Di mover guerra a’ miei paterni altari,
D’aborrir molti egregi amici, e plauso
Alzar su lor esigli e su lor morti.....
(Elevando risolutamente la voce.)
Non posso!
MARGHERITA
Oh voce!
MORO
È inappellabil! - Figlia.....
Ahi, tronco dall’angoscia è il tuo respiro!
Scuotiti; ascolta..... Oh versa pur, qui versa
Su questo sen tue lagrime dirotte!
[p. 32 modifica]Con amor le raccolgo e teco piango.
Ma mentre sacro duol effonde il core,
Salda la mente, intrepida rimanga!
MARGHERITA
Oh Ciel! qui muove alcun. Già da te forse
Separarmi vorran.

L'Uffiziale e detti.

L'UFFIZIALE
vien la regina.





ANNA, GUARDIE, E DETTI


MARGHERITA
Anna!
MORO
Come! tu al carcere di Moro!
ANNA
Scendervi io stessa apportatrice volli
Di fausto annunzio. Indussi il re udïenza
Oggi a ridarti.
MORO
Oh sì gran tempo indarno
Da me invocata sorte! io rivedrollo!
Egli m’udra! Non più creduta speme
[p. 33 modifica]Improvvisa m’inonda. Ei m’aborriva,
Perchè gli astuti cortigiani a lui
Mi nascondean. Sovra il fedel suo servo,
Sovra colui, ch’ei già nomava amico
Riponendo lo sguardo, ah no! aborrirlo
Più non potrà! - Magnanima! in eterno
Memor sarò del beneficio tuo.
ANNA
Venni io medesma; ch’ansia troppo io m’era
Di consigliarti ponderato senno.
Guai se in questa udïenza il re tu offendi!
Saria l’estrema!
MARGHERITA
A noi soccorra il Cielo!
ANNA
Qual pur d’Arrigo opinïone od opra
Ti sembrasse dannevole, a biasimarla
Non affrettarti, o Moro. Il tempo darti
Potrà maggior vittoria. Io molto spero
Da tua virtù, dall’amistà che Arrigo
Ancor nutre per te. Sento, che dono
Alto a lui fo; alla patria mia, se ottengo
Che i degni vostri spirti ricongiunti
Al comun ben s’accordino una volta.
MORO
Dio tue speranze benedica!
ANNA
Andiamo.