Torino e suoi dintorni/Capitolo primo/V

Da Wikisource.
../IV

../VI IncludiIntestazione 1 marzo 2021 75% Da definire

Capitolo primo - IV Capitolo primo - VI
[p. 24 modifica]

V. — IL PO, LA DORA E LE ACQUE DI TORINO.

Il Po.— Il Po, re dei fiumi, arteria vivificante dell’Italia settentrionale, detto anticamente Bodinco dai liguri, Padus dai romani, Eridano dai greci, nasce dalla falda settentrionale dell’acuto balzo maggiore del Monviso, in uno stretto ripiano detto del Re, nel comune di Crissolo, all’altezza di 1951 metri sopra il livello del mare; scende con rapido corso giù dai monti, bagna le principali terre del Piemonte, finchè giunto nelle vicinanze di Pavia vi accoglie il Ticino, e fattosi ognora più ricco di acque, prendendo il dominio degli italici fiumi, prosegue (sempre o quasi sempre sotto il parallelo 45° settentrionale), per lo spazio di circa 300 miglia geografiche, il maestoso suo corso e va a finire nell’Adriatico.

Il Po è sempre navigabile da Villafranca di Piemonte in poi, e a’ tempi in cui più ne abbondan le acque, la navigazione risale sino a Cardè ed anche sino a Staffarda.

L’altezza del Po sul livello del mare al ponte di pietra in Torino è [p. 25 modifica]di m. 207, onde la sua inclinazione dalle sue scaturigini a questo ponte è di m. 1744.

Nelle ultime piene avvenute nell’autunno del 1839 le acque del Po si sollevarono sopra corrente del ponte di Torino alla straordinaria altezza di m. 6 27.

La città di Torino va del tutto libera di qualunque anche più rimoto pericolo d’inondazione per la bassezza del letto del Po sotto il livello d’essa; essendo depresso m 24,56 sotto il piano di piazza Castello.

Il Po a Torino è fiume bastevolmente pescoso. Pregiate ne sono le anguille, e le sue trote si reputano più squisite di quelle che vengono dal Lago Maggiore. Lo storione (arcipenser sturio), che dal mare ne sale a ritroso le acque, giugne talora sino all’estremo lembo inferiore della città.

La Dora.— Sul giogo del Monginevro, ed all’altezza di m. 1974 sul livello del mare, nasce la Dora detta Riparia, Susina o Minore, per distinguerla dalla Dora Baltea, di nome e di fatto maggiore. Ingrossata di vari torrenti giugne a Susa, ove quella sua altezza non è più che di 503 metri. Questa riviera, che serba anche nel piano l’indole sua di torrente, cade nel Po alquanto sotto la Madonna del Pilone, in un alveo altro all’incirca 202 m. sopra il livello del mare: onde l’inclinazione della Dora dalla fonte alla foce può reputarsi di metri 1772. Il suo letto presso Torino giace m. 16,58 sotto il piano della via d’Italia, innanzi alla Basilica. La Dora Riparia è più ragguardevole di tutti gl’influenti superiori del Po.

Acque di Torino— Il Po e la Dora sono le acque principali che bagnano Torino. Dall’uno e dall’altra si sono fatti derivare vari canali sia per uso d’irrigazione, sia pe’ molti opificii, molini ecc. È curioso il vedere le molte derivazioni praticate lungo le sponde della Dora in siti difficili e frammezzo alle nude e scoscese rocce entro cui scorre incassata da Alpignano fin presso Torino; tra le quali è da annoverarsi quella che dà l’acqua alle vie della capitale. A tenere la città, dice il Bertolotti, sgombra dalle nevi e dalle immondizie; a rinfrescarne le vie negli estivi ardori, ed a porgere rapidamente gran copia d’acqua per lo spegnimento degli incendi giova sommamente un ramo di quel canale d’acqua tratto dalla Dora Riparia. Quest’acqua distribuita per la città con ingegnosa livellazione scorreva un tempo nel bel mezzo delle strade, ed ora per sotterranei canali quasi per tutte le vie della città; i rivi e rigagnoli ch’essa ne forma vengono chiamati Dore (Doire).

Emanuele Filiberto ordinò nel 1573 la derivazione di questo canale [p. 26 modifica]dalla Dora non solo per inaffiare i reali giardini, ma per distribuire altresì le acque a tutte le vie della città, diramandosi da Porta Susa ove esiste un edificio detto il casotto (chiavica) espressamente costrutto, donde apronsi le cateratte di tutte le vie per diramarvi l’acqua. Fino dal 1456 il duca Lodovico concedeva tale facoltà, e il nome di Dora Grossa procede da simile canale. Nel 1750 il re Carlo Emanuele III, dopo di aver fatto riattare l’antico canale della Dora, che muove da Porta Susa, ordinò la costruzione della Rotonda laterizia quasi di fronte alle regie scuderie per condurre le acque nel reale giardino. Anche l’edificio delle esperienze idrauliche, posto sulla Dora, da dove esce il canale de’ molini della città, fu ordinato da Carlo Emanuele III, principiato nel 1763 ed ultimato nel 1769.

Un altro canale tratto dalla riva sinistra della Dora scorre parallelo alla strada pel real Parco e serve alla fabbricazione de’ tabacchi e della carta, e mette poscia nel Po.

In minor numero sono le derivazioni del Po; la più notevole è quella del Canale Michelotti, che conduce l’acqua ai molini della città presso la Madonna del Pilone. Un margine assai rilevato separava il Po da questo canale ed offre un ombroso passeggio fra Torino e la Madonna del Pilone.

L’acqua potabile che serve pegli usi domestici nella città viene attinta dai pozzi o condotta con pompe idrauliche: essa appartiene al genere di quelle note col nome volgare di acque crude, in cui abbonda il solfato di calce. Perciò non tutti i pozzi offrono acqua di eguale bontà, molti essendovene che per la vicinanza a luoghi immondi contengono acque, per le continue infiltrazioni impure (anche del gaz), cattive a bersi1.

Di grande rinomanza sono le fontane di S. Barbara, presso a porta Palazzo, e del Valentino. Vicino alle prime fu scavato nel 1826 un nuovo pozzo lateralmente alla porta d’ingresso del magazzino della città detto delle Fontane in prossimità dei molini di Dora, lungo la strada di circonvallazione, col mezzo del quale vengono innalzate le acque da due trombe e poste in corso da una ruota motrice con cui si tramanda una vena d’acqua che ha cinque getti, cioè due d’accanto alla medesima porta, e tre nel Palazzo di Città, due de’ quali nelle nicchie tra i piedestalli laterali alla porta principale di esso palazzo e il terzo nel cortile attiguo detto la corte del Butirro.

Nel 1837 a servizio de’ nuovi mercati sulla piazza Emanuele Filiberto [p. 27 modifica]si aggiunsero in quel pozzo due trombe mosse dalla ruota medesima, le quali mandano in que’ mercati otto getti d’acqua di 12 millimetri di diametro caduno.

Note

  1. Il 20 luglio 1852 venne firmato l’atto sociale per mandare ad effetto in Torino una condotta d’acqua salubre a domicilio, per uso pubblico e decorativo, dietro progetto dell’ingegnere Michela.