Trattato completo di agricoltura/Volume I/Botanica agricola/3

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Del tronco

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del tronco.

§ 7. Il tronco d’una pianta è il prolungamento e l’accrescimento 10. Epidermide staccata ed ingrandita. — p Guaine che coprono i peli. — f Occhielli corrispondenti agli stomi. della piumetta; esso finchè è giovine, senza rami, verde e munito delle foglie del primo anno dicesi stelo; in seguito, perdute le prime foglie, ed acquistando maggior consistenza, volume ed altezza, chiamasi tronco; culmo poi si dice lo stelo vuoto delle gramigne.

§ 8. La corteccia, che è il rivestimento esterno dello stelo e del tronco, può dirsi formata essa pure da varj strati (fig. 10) L’epidermide è la membranella trasparente che la ricopre esternamente quando è tenera, e che si stacca col crescere della pianta; questa epidermide è sparsa d’un gran numero di piccole aperture pori o stomi, suscettibili di dilatazione e di ristringimento, che col sole si dilatano, e coll’acqua si chiudono. Questi pori servono come quelli che vedremo nelle foglie, e mancano nella corteccia delle radici. Sull’epidermide delle piante giovani trovansi [p. 28 modifica]alcune glandole, come macchie longitudinali, trasversali nelle adulte, dette lenticelle. Da queste lenticelle escono le radici aeree che abbiamo dette accidentali, e che sono quelle che fanno mettere le radici ai rami di salice, pioppo, e fico quando si conficchino, ancor giovani, nel terreno, o che si vogliano margottare; anche le radici più giovani, tenere e liscie hanno queste lenticelle, dalle quali possono sorgere nuove radici, ed anche rami, se in contatto dell’aria.

Sotto sta la corteccia, propriamente detta, tenera, verde e liscia, quando è giovine; ma che col crescere del tronco perde il color verde, acquista un color giallo oscuro, e si fende pel lungo e pel traverso per l’accrescimento della parte legnosa sottoposta. Più sotto trovasi il libro, sostanza più compatta, che può staccarsi in lamine; indi l’alburno o legno giovine, più compatto e più bianco del libro. Finalmente trovasi il legno, o tessuto legnoso, più duro dell’alburno.

§ 9. Tagliato un tronco, un ramo od una radice che abbia già più anni, riscontrasi che la parte legnosa è formata da varj strati concentrici, comunicanti fra loro per varie linee o raggi. Nel mezzo poi trovasi il midollo più o meno sensibile (fig. 11). 11. Taglio orizzontale d’un ramo di quercia di otto anni. — b Strati. — e Corteccia.Questo è il lavoro dell’aumento della pianta, ed alcuno pretende sino di poterne contare gli anni dal numero di questi strati; un tal metodo se non è del tutto sicuro, per le ragioni che vedremo in seguito, può ciò nonostante servir di base ad un calcolo approssimativo.

§ 10. Il tronco ed i rami di una pianta sono in così stretta relazione colle radici (§ 5) e colle loro ramificazioni o suddivisioni [p. 29 modifica]in modo, che il recidere buona parte del tronco o de’ rami, porta il deperimento d’una corrispondente porzione di radice o di sue suddivisioni, non altrimenti che il levare parte delle radici arreca un deperimento ad una certa parte del tronco o dei rami. Egli è perciò che ad una pianta vegeta è dannoso il togliere grossi rami, o porzione delle radici; laddove ad una deperente giova talvolta recidere un soprappiù di rami, che non hanno più radici bastantemente vegete per nutrirli.

Un ramo che cresca rigoglioso più degli altri da un lato della pianta, porta un corrispondente ingrossamento della radice dalla stessa parte, in modo che può scorgersi ai lati del tronco una elevazione della corteccia che comincia dalle radici e termina col ramo. Egli è perciò che in alcune piante come nel gelso, ed in molte piante fruttifere o di bellezza, importa mantenere un certo equilibrio nella quantità e nella lunghezza fra tutte le loro diramazioni, per non renderle deformi.

§ 11. Una pianta o vegetale si dirà a tronco erbaceo, quando esso si conserva allo stato di stelo verde, tenero, sottile, e che ordinariamente cada col cader delle foglie. I vegetali così conformati diconsi piante erbacee, erbe. Quando lo stelo ingrossa, indurisce, e s’eleva suddividendosi in rami, dicesi pianta arborea, albero. Se invece i rami sorgono appena sopra la radice dicesi arbusto. Erbe sarebbero la rapa, il lupino, il frumento, e tutte quelle che noi diciamo erbe da prato. Alberi la rovere, il noce, il pino, ecc. Arbusti il nocciuolo, il nespolo, ecc.

Per dare poi un nome ad alcune altre qualità delle piante, diconsi serpeggianti quelle il cui stelo e rami non si elevano, ma scorrono presso terra, mandando o no radici avventizie; rampanti quando deboli di stelo, s’innalzano aggrappandosi qua e là con viticci o radici come l’edera e la vite; parassite se vegetano sulle parti d’un’altra pianta, come i muschi, i licheni ed i funghi; acquatiche quelle che vivono nell’acqua; [p. 30 modifica]terrestri quelle che vegetano sulla terra non innondata; sotterranee quelle che vegetano intieramente sotterra; indigene quelle che crescono naturalmente sul terreno ove si riscontrano; esotiche quelle portate d’altri paesi o d’altri climi. Diconsi piante ortensi le verdure che servono per la tavola; cereali quelle che danno grano e farina per gli usi domestici; da foraggio quelle che servono al mantenimento del bestiame; pratensi quelle che vivono soltanto nei prati irrigati; fruttifere quelle che danno il frutto mangiabile; forestali quelle coltivate nei boschi.