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Trattato d'Amore (Cavalcanti, 1941)/XXXIII

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XXXIII

     Alcuna gente, part’io mi dimoro
fra me medesmo lo giorno pensoso,
si tragge in vêr lo loco ov’i’ mi poso,
4dicendo che mal fo che mi divoro.
«De’, be’ segnori», dich’io allor con loro,
«credete voi che lo star doloroso
mi piaccia? Non: ma ne lo core inchioso
8mi sento il male, ond’io languendo moro.

     E ciò mi face Amor sol perch’io l’amo
e stato sempre son su’ servidore,
11e voi vedete il merito ch’i’ n’aggio.»
Cosí dicendo fo mutar coraggio
a ciaschedun ched è riprenditore
14de lo penser ch’i’ fo c’ho stato gramo.