Trattato de' governi/Libro quinto/III

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Libro quinto
Capitolo III:
Che quattro cose si debbono insegnare a' giovani

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Aristotele - Trattato de' governi
(Politica)
(IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Bernardo Segni (XVI secolo)
Libro quinto
Capitolo III:
Che quattro cose si debbono insegnare a' giovani
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[p. 193 modifica]Quattro son quasi le cose, che sogliono essere insegnate, la grammatica, la ginnastica, la musica, e la quarta è la dipintura. Ma la grammatica e la dipintura sono insegnate per utili alla vita in molti casi, e la ginnastica come quella che indirizzi gli uomini alla fortezza. E della musica è ben dubbio a che fine ella s’impari, perchè oggidì la più parte l’impara per fine di piacere. E altri è che l’hanno messa nell’ordine delle discipline, per ricercare la natura (il che ho io detto più volte) non solamente di poter bene negoziare, ma ancora di poter bene vivere nell’ozio.

E questo è il principio di ogni cosa, per ridire un’altra volta quello che io ho ridetto innanzi, imperocchè sebbene l’una e l’altra cosa dee farsi, contuttociò l’ozio è piuttosto da essere eletto. Ma questo ozio non debbe consistere negli spassi e nei giuochi, perchè il fine della vita per necessità (così stando) verrebbe ad essere nel giuoco. Ma ciò è impossibile, anzi piuttosto lo spasso si debbe usare nei negozî, avendo bisogno di riposo chi s’affatica; e il giuoco e lo spasso essendo trovati per fine di queste e il negoziare facendosi in noi con fatica e con diligenza. Perciò, dico, fan di mestieri gli spassi usati a tempo opportunamente come per cagione di medicamenti; perchè un tale modo è relassamento dell’animo, ed è un riposo piacevole.

E il potersi stare in ozio par che sia esso piacere, e essa felicità e un vivere beato. E tale cosa non è in chi negozia, ma in chi si sta in riposo. E la ragione di questo è, che [p. 194 modifica]chi negozia per fine di qualcosa, negozia per qualcosa che ei non ha. Ma la felicità è fine, il quale ogn’uomo confessa essere con piacere, e senza dolore. Ma e’ non è posto già da ogn’uomo tal piacere per un medesimo, ma ciascuno lo mette secondo che gli pare, e secondo l’abito che egli ha; ma l’uomo ottimo ha il piacere che è ottimo e quello che procede da cose onestissime. Onde è chiaro che e’ bisogna per intrattenersi nell’ozio imparare, ed essere instrutto di alcune cose; e di più bisogna che tali instruzioni, e tale discipline sieno per fine di loro stesse, ed all’incontro quelle che servono al negozio, sieno necessarie, e per fine d’altre cose.

Da ciò indotti gli antichi messono la musica infra le discipline, non come fra le necessarie (che invero ella non ha questa condizione), nè come infra l’utili; come è la grammatica che è per cagione di fare danari, e per utile della famiglia, e per disciplina, e per molte altre civili azioni. Pare ancora che la dipintura sia utile a saper fare migliore giudizio di chi non l’ha nelle opere, che si fan dagli artefici, nè come la ginnastica, che serve alla sanità e alla forza del corpo, perchè invero e’ non si vede, che dalla musica risulti alcuna simil cosa. Resta adunche a conchiudersi, ch’ella serva ad intrattenersi nell’ozio, per la cui cagione pare che gli antichi l’abbino introdotta infra le discipline; perchè e’ mettono tal disciplina nell’ordine di quegli intrattenimenti, che servono agli uomini liberi, e però Omero così dice:

Come è dolce alla mensa aver Talia?

E dipoi nominati certi altri soggiugne dicendo:

Ed eravi il cantor, che col suo canto
Addolciva ogni gente. [p. 195 modifica]

E altrove dice Ulisse:

La musica è da virtuosi spasso,
Quando la lieta gente a mensa stando
Ode il cantor, che l’addolcisca il petto.

È chiaro pertanto che e’ si dà una disciplina da insegnarsi ai figliuoli non come necessaria, ma come liberale, e onesta. Ma s’ella è una sola a novero, o più, e quali elle sieno, e in che modo elle si faccino, dirò io di loro più disotto; e al presente mi basti avere principiato di dire, che col testimonio degli antichi e’ si dà alcune instituzioni da giovani, che sono liberali, e che la musica una tal cosa ci fa manifesto. Ancora infra le discipline utili si debbe in certe instruirvi i fanciugli, non solamente per fine dello utile (siccome è la grammatica) ma ancora per fine, che elle ci sieno mezzo di pervenire ad altre scienze.

Ed il simile affermo io della dipintura, ma cioè, ch’ella si vada imparando non solamente, perchè noi non siamo ingannati nel comperare, e nel vendere le masserizie, anzi molto più per cagione, che ella ci fa atti a potere bene contemplar la bellezza dei corpi. Che il ricercare nel vero l’utilità in ogni cosa non si confà agli uomini, generosi, nè ai liberi.

Ma essendosi manifesto se i fanciugli si debbono piuttosto instruire per via dei costumi, o per via della ragione, o se prima intorno alla persona che intorno alla mente, però dalle cose dette è ancora manifesto, che e’ si debbono instruire nell’arte ginnastica, e nelle lettere. Perchè l’una di queste ci fa buono l’abito del corpo e l’altra ci fa buone leoperazioni.