Trattato del piede/Parte seconda/Sezione quarta

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Sezione quarta - Zampa degli uccelli domestici

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Sezione quarta - Zampa degli uccelli domestici
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SEZIONE QUARTA.


ZAMPA DEGLI UCCELLI DOMESTICI.

Incomincia la zampa, in questi volatili tolti dalla classe dei gallinacei e dei palmipedi, all’estremità inferiore della gamba, comprende lo stinco e le dita (Tav. VI, fig. 1, 3, 5 e 6); è nuda e sprovvista di piume, brunastra e squamosa nei gallinacei (fig. 1); mentre nei palmipedi (fig. 5 e 6) presenta un colore ora giallo, ora giallo rossastro, ed invece di squame è seminata da piccole papille che ne rendono la superficie zigrinata. Le zampe delle galline, dei polli d’india e dei colombi poste nel mezzo del centro di gravità di questi uccelli, sono più grosse e molto più lunghe di quelle delle oche e delle anitre, le quali, si trovano indietro del centro del loro corpo, rendono la corsa lenta, difficile e barcollante. Lo stinco, che può risguardarsi come il tronco [p. 363 modifica]della zampa, è scanalato sulle parti laterali, e il grosso alle estremità che al centro. çL.e quattro dita delle quali tre anteriori ed una posteriore, sono discoste le une dalle altre, e terminate con un’ugna, la quale loro serve a grattare la terra ed a rivolgere i differenti corpi. Fra le tre dita anteriori, quello del mezzo è il più grosso ed il più lungo: è diviso in quattro falangi, le quali sono in numero di cinque pel dito esterno, e di tre solamente per l’interno. Il dito posteriore è situato al lato interno, porta due falangi, e corrisponde al pollice della mano dell’uomo. Ogni dito offre alla sua faccia inferiore (fig. 2, 6) una serie di piccoli tubercoli plantari, zigrinati, scabri e dei quali i più grossi trovansi sotto le giunture delle falangi. All’origine delle tre dita anteriori e sotto il tronco della zampa trovasi un grosso tubercolo (fig. 2 e 3, a), il quale corrisponde al tubercolo medio del cane e del gatto.

Nei galli nasce, nello stesso mentre della cresta, uno sprone il quale si mostra al dissopra del dito posteriore. Questo sprone (fig. 1, b), il quale si trova senza divisione, comparisce all’età di tre mesi, comincia con un’eminenza mammiforme, ed acquista una lunghezza considerabile, soprattutto negli individui che non si capponano. L’apparizione dello sprone è anche l’epoca alla quale le squame caduche cadono per essere rimpiazzate da nuove.

Nei palmipedi, le zampe corte e fatte a remo (fig. 5 e 6) hanno le dita anteriori riunite sino alle ugne da un prolungamento membranoso derivante [p. 364 modifica]dalla cute e che costituisce due membrane interdigitate. Il dito posteriore molto piccolo e posto al dissopra del piano degli anteriori (fig. 5, d; fig. 6, a), non forma che una piccola appendice senza uso conosciuto. I gallinacei, i quali hanno le ugne più grosse delle oche e delle anitre, offrono, all’origine della dita, delle palmature, le quali, nel pollo d’in dia, si prolungano sui lati delle dita e formanvi delle frange dentate.

Il tronco della zampa di tutti questi animali è formato da un osso lungo, cilindrico, scanalato anteriormente secondo la sua lunghezza, e sprovvisto di sprone. Quest’osso porta, alla sua estremità inferiore, tre eminenze rimarchevoli, ciascuna delle quali si articola col primo falangeo dell’una delle tre dita anteriori; mentre trovasi separato dal primo falangeo del dito posteriore da una sorta di girella od astragalo intermediario. Sotto i tendini tanto anteriori che posteriori, situati lungo il tronco, si trovano diversi piccoli muscoli, i quali vanno inserirsi alla base delle dita e concorrono ai loro movimenti. La cute delle zampe comprende due parti molto distinte, una interna, molto organizzata e rossa esternamente, è molle, costituisce il termine e porta il tessuto reticolare ; l’altra, esterna, dura, insensibile e squamosa nei gallinacei, corrisponde all’epidermide e forma le squame e le pappille dei palmipedi.

Gli uccelli domestici sono molto esposti ad avere le zampe fratturate, le dita ferite ed anche tagliate. Le fratture del canone nei giovani soggetti guariscono [p. 365 modifica]molto facilmente e non esigono altro che mantenere in contatto i due capi dell’osso fratturato, col mezzo di piccole stecche colle quali si circonda il tronco della zampa. La maggior parte delle ferite ed altre lesioni delle dita si dissipano da loro stesse e senza far dimagrare l’animale. Allorchè queste alterazioni sono gravi, siccome nel caso di frattura d’una falange, il miglior mezzo di guarigione consiste nel recidere il dito affetto, posteriormente al male. Alle volte sono attaccati dalla podagra e soffrono grandi dolori; in questo caso le zampe si gonfiano, divengono nodose, prendono il colore del gesso, e l’uccello non può appoggiarvi sopra. Questa malattia, che s’annuncia anche col rabbuffamento delle piume, è quasi sempre cagionata dal freddo. Secondo alcuni autori, si previene questa malattia tenendo gli animali al caldo, e vi si rimedia lavando loro i piedi con una decozione d’elleboro bianco; mancando l’elleboro, servesi d’una dissoluzione di copparosa verde.

Al pari dei cani e dei gatti, questi uccelli possono abbruciarsi le dita e risentirne vivi dolori, i quali li fanno dimagrare. Allorchè questo genere d’accidenteè grave, bisogna sollecitare recidere tutta la parte ammalata; si cauterizza in seguito la piaga, affine arrestare l’emorragia e preservare la parte da qualsivoglia spiacevole irritazione.

FINE.