Trattato del piede/Parte seconda/Sezione terza - Piede o piuttosto zampa del cane e del gatto

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Sezione terza - Piede o piuttosto zampa del cane e del gatto

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Sezione terza - Piede o piuttosto zampa del cane e del gatto
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SEZIONE TERZA.


PIEDE, O PIUTTOSTO, ZAMPA

DEL CANE E DEL GATTO.

Il piede degli animali carnivori differisce da quelli provvisti di zoccolo, non solo per le sue divisioni, ma eziandio per la distribuzione e l’uso delle sue parti costituenti. Le zampe del cane e del gatto offrono comunemente cinque dita, delle quali, quattro principali sono sempre costanti; mentre il quinto, posto al lato interno e corrispondente al pollice del l’uomo, manca ordinariamente nelle zampe posteriori. Queste dita separate le une dalle altre (Tav. V. fig. 4), sulla lunghezza delle ultime due falangi, sono armate d’ugne ricurve, più o meno lunghe ed acuminate. La superficie plantare d’ogni zampa offre cinque corpi principali, arrotondati, flosci, a superficie zigrinata (fig. 2, a, b, b, b, b), chiamati tubercoli plantari, e che servono all’appoggio. Quattro di questi [p. 348 modifica]tubercoli più piccioli (fig. 2 e 5, b, b, b, b) sono disposti in semi-cerchio, posteriormente alle ugne, e tengono alle quattro grandi dita; il quinto (fig. 2 e 5 a), molto più grosso e di forma eguale al trifoglio, è posto nel mezzo della superficie plantare, ed occupa lo spazio semi-circolare formato dai quattro primi tubercoli. La piegatura del ginocchio, corrisponde al pugno dell’uomo, offre una callosità (fig. 3, c; fig. 6, b) assomigliante ai tubercoli plantari, ed il di cui uso non è peranco conosciuto.

La zampa del cane è alle volte guernita d’uno sprone, il quale non differisce dal piccolo dito se non perchè presenta una sola falange ed è più staccato. Le ugne di questo carnivoro, ottuse (fig. 4, d, d, d, d) e scavate a canale (fig. 2, c, c, c, c), non servono che a grattare la terra o sè stesso.

La zampa del gatto è costantemente divisa in cinque dita nei membri anteriori, ed in quattro nei posteriori; è in generale più fornita di peli e più molle di quella del cane; le sue ugne uncinate, acute e molto retrattili, costituiscono le griffe, che il gatto ritira a volontà, e tiene nascoste nel loro astuccio (fig. 5); l’animale non le spiega (fig. 6, c, c, c, c) e non le fa sortire se non quando vuole afferrare una preda, difendersi od attaccare, ed impedirsi di sdrucciolare. È anche col soccorso delle griffe che il gatto s’arrampica, si aggrappa e graffia.

Ciascun dito degli animali fisipedi è composto di una serie di parti separate da giunture e disposte nel restante come i membri del cavallo. [p. 349 modifica]Comprendendo dal ginocchio o dal garetto sino a terra, si contano tre falangei nella dita perfette, due nel piccolo dito corrispondente al pollice dell’uomo, ed una sola nello sprone proprio ad alcuni cani. Ogni dito perfetto presenta assolutamente l’eguale disposizione del quadrupede monodattile, stabilito come tipo di paragone; ma ne differisce per la forma particolare dell’ugna, come per l’organizzazione de’ suoi tubercoli plantari, i quali formano tante protuberanze floscie, suscettibili di resistere alla logoranza, e comunicare molta sicurezza alla zampa. Ognuno di questi corpi plantari ha per base un corpo laminoso, bianco, adiposo, e della stessa natura del cuscinetto plantare degli altri quadrupedi (fig. 3, a, a): porta un involto zigrinato (fig. 3, b, b, b), provvisto di densa e dura epidermide. Questa produzione deriva dall’unione, dall’associazione e combinazione particolare dei vasi e nervi cutanei; si stacca alle volte, si solleva, si distrugge e si rigenera nell’egual maniera dell’ugna. Al dissotto di questo involto trovasi una rete vasculare, suscettibile d’infiammazione, d’intumidimento, e che diviene, in certe circostanze, la sede di un’affezione alla quale è esposto il cane. [p. 350 modifica]

affezioni particolari al piede fisipede del cane e del gatto.


In ragione delle loro divisioni e della loro organizzazione, le zampe del cane e del gatto non sono suscettibili provare tutte le alterazioni alle quali sono esposti i piedi forniti di zoccolo, soprattutto il piede monodattile. Gli animali fisipedi non vengono che molto di rado sottoposti ad esercizi forzati, ed i loro piedi, benchè suscettibili di riscaldarsi e divenire dolorosi, non sono mai attaccati da febbre di reazione, tanto funesta e da temersi nel cavallo. Le malattie che si manifestano il più ordinariamente alle zampe tetradattili, sono le scottature, le punture, le compressioni, i riscaldamenti ed altre; le une sono comuni al cane ed al gatto, mentre che le altre, come i riscaldamenti, non si fanno rimarcare che nel primo di questi quadrupedi. Diremo anche che i gatti non hanno, a cagione della loro maniera di vivere, che molto di rado male alle zampe, e le alterazioni che possono soppraggiungervi non eccitano generalmente attenzione. Ciò non succede allorchè la zampa del cane diviene seriamente ammalata; reclamansi quasi sempre i soccorsi della medicina veterinaria, e soprattutto allorchè l’animale è affezionato dal proprio padrone. Tutte le volte che un’operazione del piede o di tutt’altra parte è di natura ad ecitare un vivo dolore, è necessario fissare il cane in modo da non temere i suoi denti e non venire disturbato da’ suoi [p. 351 modifica]movimenti:

benchè leggera possa essere l’operazione, esige le medesime precauzioni verso i cani cattivi, suscettibili di mordere appena toccansi colla mano.

Il primo mezzo da impiegare per rendersi padrone di un cane, che supponiamo robusto e cattivo, consiste nell’applicargli un collare, di forza proporzionata a quella dell’animale; ma questa applicazione non è sempre facile da effettuarsi, soprattutto se l’animale è in furore, determinato a difendersi e capace di mordere gravemente. Prendendo certe precauzioni, che sarebbe fastidioso il qui descrivere, e che variano in quasi tutti i casi, giungesi a porre questo collare, all’anello del quale devono essere primieramente fissate due lunghe corde, che si consegnano ciascheduna ad un assistente. Messo il collare attorno al collo, deve essere serrato in modo che il cane non possa ripassarvi la testa e fuggire; tosto che questo collare sia fissato a dovere, si fanno tendere le due corde tirate in senso opposto, e conducesi così l’a nimale in luogo propizio per mettergli una museruola, levargli con ciò tutti i mezzi di difesa per parte dei denti. L’azione di musellare il cane consiste nel contenergli le mascelle in modo non possa più aprire la gola per abbajare o per mordere. Soddisfasi questa indicazione tanto con una museruola, quanto con una semplice corda impiegata a tenere le mascelle avvicinate l’una all’altra. La museruola, stromento abbastanza conosciuto perchè sia qui necessario darne la descrizione, contiene in massa le due mascelle, arriva sino sotto gli occhi e va [p. 352 modifica]attaccarsi dietro la testa col mezzo di due piccole correggie, delle quali una porta un fermaglio. Siccome non si ha che di rado una museruola a propria disposizione, trovasi quasi sempre nella necessità di far uso della corda, la cui applicazione offre alcune difficoltà da sorpassare. Trovasi pure alle volte obbligati contenere l’animale contro un muro con una forca di legno, i cui gambi gli abbraccino il collo; e lo si tiene in questa posizione mentre si passa la corda attorno al muso e che si fissa in modo che non abbia a slanciarsi, e non possa staccarla colle zampe.

I mezzi che veniamo d’indicare, il di cui uso richiede molta prudenza e destrezza, non si applicano che per i cani pericolosi e di alta statura; possono del pari essere messi in pratica pei cani in preda ad accessi d’idrofobia; faremo solo rimarcare che questi ultimi richiedono particolari precauzioni, delle quali non abbiamo parlato. Questi mezzi devono sempre essere modificati, in ciò che concerne gli animali docili o deboli, che si lasciano contenere senza pena, e che si sottomettono per obbedienza a tutto ciò che esigesi da loro.

Il cane in libertà può aggravare il male alla zampa tanto coi denti, quanto colle ugne; l’applicazione d’una museruola l’impedirà di servirsi de’ denti, e le pedule messe alle zampe gli leveranno l’uso dell’ugne. Il fondo delle pedule deve essere imbottito oppure contenere una certa quantità di segatura di legno, affine non possa l’animale far agire le ugne attraverso della tela: è alle volte necessario impedire che [p. 353 modifica]si lambisca, soprattutto se si medicano le piaghe con sostanze caustiche o velenose; bisogna in allora impiegare la museruola di filo di ferro, le cui maglie sieno sufficientemente avvicinate.

§ 1° scottature (brûlures).

Queste sorta d’accidenti, molto frequenti nei fisipedi che vivono famigliarmente nell’interno delle abitazioni, variano secondo il grado dell’azione del calorico sulla parte, e secondo l’azione dei corpi che hanno servito alla sua trasmissione. Così le scottature fatte coll’acqua bollente gettata sulle zampe, sono, a cose pari, meno profonde e meno intense di quelle prodotte da corpi metallici caldi. I metalli, passati allo stato di incandescenza o di fusione, convertono subitamente la parte che toccano in un’escara carbonata più o meno profonda. La scottatura può essere leggera, non determinare che un’irritazione locale, non dar luogo che ad una leggera infiammazione, la quale si dissipa da sola in poco tempo. Allorchè l’azione del calorico è portata ad un alto grado, l’epidermide della superficie intaccata si solleva, cadono i peli, e vi ha formazione di vescichette serose. Se i bulbi pelosi vennero interessati al punto d’essere disorganizzati, i peli non si riproducono più, e le traccie delle scottature restano indelebili. Infine certe scottature sono accompagnate dalla subitanea mortificazione dei tessuti e dalla loro trasformazione in un’escara secca e nera.

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Le scottature leggeri non richiedono particolari attenzioni, poichè guariscono da sole. Non diremo lo stesso di quelle indicate al secondo grado; richiedono queste soccorsi bene combinati, senza di che durano lungo tempo, guariscono difficilmente e fanno molto soffrire l’animale. Essendo la scottatura recente, bisogna immergere la parte ammalata nell’alcool puro un’ora: in mancanza d’alcool, si ricorre all’etere solforico che si versa sul male; e se non si ha nè alcool nè etere, si compone un miscuglio alcalino, col quale si spalma la parte, che e tenervela durante circa involgesi in seguito, con un cencio. Se l’accidente data da più di ventiquattr’ore, i mezzi sopraindicati non convengono più; bisogna ricorrere all’uso di sostanze grasse e mucillagginose, le quali, essendo mantenute sulla zampa intaccata, moderano i dolori, preservano il vivo dal contatto dell’aria e comunicano elasticità ai tessuti. Stendesi del burro fresco o dell’adipe suino su carta sugante o su foglie di bietola, ricuopronsi le superficie abbrucciate, e si involge in seguito tutta la parte con un cataplasma emolliente, il quale viene fissato mediante alcuni punti di cucitura. Questo trattamento continuato calma poco a poco i dolori, previene funesti accidenti e sollecita la guarigione.

In quanto alle scottature portate al terzo grado e che possono dar luogo alla gangrena, tutte le cure devono essere dirette in modo di prevenire questi esiti funesti e sollecitare la caduta dell’escara. I bagni, le unzioni di sostanze grasse ed i cataplasmi di malva o di farina di semi di lino possono soddisfare [p. 355 modifica]queste prime indicazioni, e bisogna continuarne l’uso, a meno la tumefazione della zampa non divenga renitente, violacca e molto dolorosa. In quest’ultimo caso, vi ha tendenza alla gangrena, bisogna ricorrere alle scarificazioni; si medicano le piaghe colla china- china, e si umettano i cataplasmi col fondo di vino. Se, dopo la caduta dell’escara, la piaga è di buona natura, basta favorire ancora per qualche tempo questo processo salutare, abbandonando in seguito il male alle cure dello stesso cane, il quale termina la guarigione lambendo la parte e tenendola in un continuo stato di proprietà.

§ 2.° ferite (blessures).

I cani sono molto soggetti ad avere le zampe ferite da corpi acuti e taglienti sui quali camminano, e che agiscono differentemente secondo la forma, la direzione che sieguono introducendosi nel piede Così, le spine, gli aghi, le spille producono punture più o meno profonde, ed alle volte il corpo pungente resta intieramente infitto nella zampa, oppure ne lascia dei frammenti. La stoppia delle graminacee calpestata dai cani durante i forti calori, possono pure dar luogo a diverse punture; le lame metalliche taglienti, i frammenti di vetro di bottiglia, le pietre, cagionano soluzioni di continuità le quali non differiscono dalle punture se non per avere una certa estensione; le une e le altre di queste ferite sono superficiali o profonde, semplici o contuse e complicate da’ frammenti ritenuti nell’interno della parte. [p. 356 modifica]Alcune ferite profonde, benchè semplici, siccome le punture, producono dolore acuto, pulsante e danno luogo alla formazione di un ascesso. Tutte le ferite contuse, le quali penetrano profondamente, soprattutto allorchè rinchiudono frammenti del corpo ulcerante, sono di cattiva natura e non passano che difficilmente allo stato di piaghe semplici; cagionano quasi sempre febbre locale intensa, intumidimento più o meno doloroso, e sono molto lunghe a guarire.

Le punture profonde determinano tosto un forte dolore, il quale obbliga il cane a tenere la zampa in aria e camminare a tre gambe; l’animale manda alle volte alcune grida e corre vicino al suo padrone, come chiamasse soccorso. Tosto presentisi una qualunque ferita al piede, bisogna coricare l’animale ed esplorare con attenzione la superficie plantare della zampa ammalata, affine riconoscere la natura del male ed estrarre i corpi stranieri, che possono essersi infitti in alcuni punti. Per rendere questa visita possibile ad un tratto ed esatta, è necessario ripulire la parte con acqua, come pure radere i peli all’intorno dei tubercoli plantari; allorchè le ferite danno luogo ad un intumidimento considerabile e che ecita un forte dolore, bisogna far uso dei topici calmanti indicati per le scottature, e si possono aprire collo stromento tagliente gli ascessi giunti a maturità; le piaghe suppuranti non esigono cure particolari fuorchè quando sono accompagnate da intumidimento tenace, che combattesi coi cataplasmi di farina di semi di lino. [p. 357 modifica]

In seguito di questo articolo, crediamo di dover fare menzione d’una lesione particolare, che si stabilisce all’estremità delle dita del cane, prodotta dal l’internamento dell’ugna nelle parti molli. Queste sorta d’accidenti, benchè molto rare, devono essere segnalate, molto più che necessitano sempre un’operazione. L’ugna non si incarna, non penetra nelle carni che lentamente, ma si interna vieppiù, e finisce, se non ne vengono arrestati i progressi, col produrre diversi disordini, dar luogo ad ulcerazioni, a fungosità , ec. L’animale nel quale l’ugna ha preso questa cattiva direzione non risente, da principio, che un dolore passaggiero, il quale si rinnova a certi intervalli, diviene vieppiù forte, di maggiore durata, e finisce coll’obbligare il cane a tenere di continuo la zampa levata. Il vero rimedio da impiegare per guarire radicalmente l’ugna incarnata, è l’amputa zione dell’estremità dell’unghiello, la quale si effettua d’un solo colpo con una tenaglia od una forte pinzetta a morsi taglienti. Non si ha mai a temere l’emorragia, s’arresta da sola prontamente, e la piaga si guarisce con prontezza senza esigere particolari attenzioni.

§ 3° compressioni e fratture.

Accompagnando l’uomo a’ suoi lavori, ne’ suoi viaggi, alla caccia, nell’interno delle abitazioni, il cane è esposto ad avere le zampe compresse, ammaccate ed anche schiacciate. La semplice [p. 358 modifica]compressione è un accidente leggiero il quale non può avere altri esiti spiacevoli fuorchè dolore ed intamidimento, e si previene l’infiammazione impiegando nel principio i topici astringenti, siccome acqua fredda, acetato di piombo, acqua del Goulard, ec. Allorchè le parti molli furono ammaccate, contuse, la compressione diviene grave, può dare origine ad uno o più ascessi, e terminarsi colla gangrena; è raro che, in questo caso, si giunga a far cessare l’infiammazione, od ottenere la risoluzione del gonfiamento stabilito ed evitare con ciò gli ascessi; allorchè la zampa ammalata offre una tendenza decisiva a formare ascesso, bisogna favorire questo esito naturale ed agire in senso contrario, tosto abbiansi ragioni per temere la gangrena. I mezzi da impiegarsi in queste diverse circostanze, sono troppo conosciuti, e vennero sufficientemente indicati, perchè siavi necessità di qui richiamarli. La terza varietà di compressione, la più grave, si complica non solo dell’ammaccatura delle carni, ma eziandio dell’alterazione delle ossa, le quali possono essere contuse, fratturate, ridotte in molti pezzi; in una parola, essere schiacciate, frantumate. I soccorsi della chirurgia veterinaria sono utili in queste ultime circostanze, le quali esigono abilità e conoscenze anatomiche; il veterinario perciò chiamato comincia coll’esaminare lo stato della zampa; e stabilisce la sua diagnosi, amputa tutte le carni morte e contuse, tenta estrarre le scheggie ossee riducendo per quanto è possibile una piaga semplice, la quale viene medicata con stoppe [p. 359 modifica]pate in un liquore vinoso. Allorchè la zampa venne compiutamente schiacciata, è indispensabile amputare la parte così maltrattata, e quest’operazione è la sola capace di prevenire la gangrena e salvare la vita al l’animale. Ebbimo occasione praticare alle volte quest’amputazione, e ne ottennimo sempre pieno successo. Tutte le volte non sia di rigore l’amputazione e che possa limitarsi a recidere le carni morte e levare le scheggie staccate, l’esito il più vantaggioso e che si deve favorire è la suppurazione; le piaghe che ne risultano reclamano cure ben intese; tosto distrutte le parti morte, la cicatrizzazione s’avvanza e non tarda a compiersi.

riscaldamento, podoflegmatite (aggravée).

Il riscaldamento consiste, cone fu precedentemente detto, nell’infiammazione della rete vasculare che tro vasi sotto l’involto zigrinato del quale sono provvisti i tubercoli plantari. Quest’affezione non si fa rimarcare che nei cani, e quasi sempre in quelli da caccia, più esposti degli altri a corse lungo tempo continuate. Siccome la riprensione dei quadrupedi a zoccolo, èquesta l’esito ordinario delle compressioni, degli esercizj a lungo continuati su di un suolo duro, pietroso, riscaldato dal sole; su stoppie contenenti delle spine; su terreni coperti da neve o da ghiaccio. È noto che il cane da caccia, sovrattutto allorchè è giovane ed ardente, è quasi sempre in movimento; corre dal l’una parte all’altra, va, viene, non teme la fatica, [p. 360 modifica]di sovente persino le ferite, e non si ferma che quando non può più sostenersi sulle zampe. In queste circostanze, il camminare produce assolutamente i medesimi fenomeni di quelli notati nell’articolo della riprensione del cavallo. L’infiammazione si manifesta, in primo luogo, ai tubercoli plantari, si propaga insensibilmente e finisce coll’invadere tutta la zampa, la quale in allora trovasi tumida, rossa e calda.

La malattia percorre i suoi periodi con maggiore o minore rapidità secondo venne la parte più vivamente e più a lungo irritata. Il più di sovente l’animale si mette a claudicare nel principio stesso del l’infiammazione, e rallenta i suoi esercizi in ragione dei dolori che risente; altre volte, questa malattia si dichiara subitamente e con sintomi allarmanti; ciò succede più particolarmente nei cani che si lasciano trasportare dall’ardore di scuoprire selvaggiume, o di seguire la preda che fugge loro innanzi. Al ritorno dalla caccia, le sofferenze si manifestano e divengono tanto più considerabili, quanto più a lungo rimase l’animale coricato. La febbre locale si fa intensa ed alle volte generale; costringe l’ammalato a rimanere sulla paglia e produce l’anoressia.

Gli esiti non sono funesti che quando l’affezione sia giunta ad un altissimo grado e che venga completamente trascurata. Il più di sovente il cane è ristabilito dopo alcuni giorni di riposo su di un buon letto di paglia fresca, non prendendo che leggero nutrimento, come zuppa o latte. La malattia non [p. 361 modifica]chiede attenzioni particolari fuorchè quando presenti certa gravità, possa produrre acerbi dolori ed avere esiti funesti. Nei primi tempi dell’infiammazione, si involge la zampa affetta in un cataplasma astringente, composto di fuliggine, d’argilla, o di bianco di Spagna, stemprato nell’aceto, ed assicurato con un nastro o con punti di cucitura. Onde prevenire, per quanto è possibile, ulteriori accidenti, convien tenere l’ammalato a dieta, e non somministrargli altro alimento fuorchè latte. La febbre generale, essendosi manifestata, necessita leggeri sanguigne alla giugulare, e queste devono essere rinnovate finchè siasi calmata la reazione febbrile. Allorchè l’intumidimento della zampa è accompagnato da tensione estrema, ed abbiasi a temere la gangrena, bisogna praticare alcune scarificazioni; si lavano le piaghe con acqua fredda carica di sotto-acetato di piombo liquido (estratto di saturno). Se si stabilisce la suppurazione, si medica come nei casi ordinari, e si seconda quest’elaborazione coi bagni e cataplasmi emollienti; tosto sieno le piaghe di buona natura e non elaborino che poco pus, si lasciano lambire dal cane; questo genere d’abluzione sollecita la cicatrizzazione e produce una guarigione radicale.