Trattato della pittura di Leonardo da Vinci/Vita/Prospetto cronologico

Da Wikisource.
Prospetto cronologico della vita e delle opere di Leonardo da Vinci

../Commentario ../../Trattato IncludiIntestazione 29 ottobre 2016 75% Da definire

Prospetto cronologico della vita e delle opere di Leonardo da Vinci
Vita - Commentario Trattato
[p. xlvii modifica]

PROSPETTO CRONOLOGICO

DELLA VITA E DELLE OPERE DI LEONARDO DA VINCI.

1452. Nasce Leonardo in Vinci.

1472. È scritto nel Libro Rosso de’ debitori e creditori della Compagnia de’ Pittori di Firenze.

1476. Stava tuttavia nella bottega del Verrocchio.

1478, 1o gennaio. Gli è allogata a dipingere la tavola per l’altare della cappella della Signoria.

1478, 16 marzo. Riceve in acconto per la detta pittura 25 fiorini d’oro.

1480, marzo. I frati di San Donato a Scopeto gli danno a fare la pala o ancona dell’altar maggiore della loro chiesa.

1483. Sino a quest’anno incirca, Leonardo dimora in patria, occupato nella pittura. La Rotella, la Medusa, il Nettuno per Antonio Segni, il cartone d’Adamo e d’Eva, furono fatti in quel tempo.

1483 (?). Leonardo va in cerca di ventura presso Lodovico Sforza detto il Moro, reggente del ducato di Milano.

1483-1489, e così nei primi anni del suo soggiorno in Milano. Fa il ritratto di Cecilia Gallerani e di Lucrezia Crivelli, amate da Lodovico il Moro.1

1487. Fa un modello per la cupola del duomo di Milano.

1489 (?). Costruisce un congegno di carrucole e di corde, per trasportare in più venerabile e sicuro luogo, cioè nell’ultima arcata della nave di mezzo del duomo di Milano, la sacra reliquia del santo Chiodo.

1489. Dirige gli spettacoli dati per le nozze del duca Gian Galeazzo con Isabella d’Aragona.

1490. Fa l’apparecchio degli spettacoli per le nozze di Lodovico il Moro con Beatrice d’Este.

1490. 23 aprile. Comincia il libro Della luce e delle ombre, e ricomincia il modello del cavallo, ossia la statua equestre di Francesco I Sforza.

1491. Ordina la festa della giostra di Galeazzo Sanseverino.

1492. Fa degli studi per render navigabile il canale della Martesana da Trezzo a Milano.

1492. È occupato a dirigere gli ornati e a dipingere egli stesso le sale della rôcca dove Lodovico il Moro abitava.

1492. Fa il bagno per la duchessa Beatrice nel parco del castello. [p. xlviii modifica] 1492. Quadro con Nostra Donna, il Putto, san Giovanni e san Michele, che ammirasi in casa Sanvitale a Parma, dove è scritto: Lionardo Vinci fece. 1492.

1493. Attende al modello della statua equestre di Francesco I Sforza.2

1494. Immagina un’allegoria per il duca Lodovico.

1495. Fa i ritratti di Lodovico il Moro, della moglie e de’ figliuoli nel Calvario dipinto in fresco dal Montorfano nel refettorio del convento delle Grazie a Milano.

1496. Fa le figure, in numero di sessanta, nel trattato De divina proportione di Fra Luca Paciolo, che fu poi pubblicato nel 1509.

1496 (?). Tavola con la Natività di Nostra Donna, mandata dal duca di Milano in dono all’imperatore.

1496. Dipinge il Cenacolo nel refettorio delle Grazie a Milano.

1498. Era sempre nel numero degli uomini virtuosi che frequentavano la corte di Lodovico il Moro.3

1499. Riceve in dono dal duca Lodovico sedici pertiche d’una vigna, recentemente comperata dal monastero di San Vittore presso porta Vercellina.

1499-1500. Parte con Luca Paciolo alla volta di Firenze.

1500 (?). La forma della statua equestre di Francesco I Sforza, intorno alla quale Leonardo avea consumato sedici anni continui, è rovinata, fatta bersaglio a’ balestrieri guasconi, quando i Francesi entrarono in Milano.

1500. Va a Venezia.

1500 (?). Tornato a Firenze, fa i ritratti di madonna Lisa del Giocondo e di Amerigo Benci. Studia il modo di render navigabile l’Arno da Firenze a Pisa.

1501. Dipinge per il segretario Robertet una tavoletta con la Madonna.

1501, 29 luglio. Leonardo, con istrumento dove è detto pittore e scultore, fatto in Firenze, dichiara d’aver ricevuto da Pietro di messer Giovanni de Oreno, milanese, il canone di un anno del fitto d’un pezzo di terra posto presso porta Vercellina di Milano.

1502. Dal duca Valentino ha la patente di suo architetto e ingegnere generale in Romagna.

1502, 30 luglio. Era a Urbino, ove disegnò una colombaia, una scala a varie entrate e la fortezza. 1502, 1o agosto. È a Pesaro.

1502, 8 agosto. A Rimini.

1502, 11 agosto. A Cesena.

1502, 6 settembre. Al Cesenatico, e disegnane il porto. Dall’Emilia torna in patria; poi viaggia nella parte meridionale della Toscana.

1503, 25 gennaio. È tra gli artefici chiamati a dire il loro parere sul luogo più conveniente dove porre il David di Michelangelo.

1503, 23 luglio. Si trova nel campo sotto Pisa, per consultare sul disegno di un’opera da farsi per volgere il corso dell’Arno.

1503-1504. Si trova scritto a fog. 93 tergo del Libro Rosso de’ debitori e creditori della Compagnia de’ Pittori, sopra citato.

1503-1505. Cartone della battaglia d’Anghiari e cominciamento della pittura nella sala del Consiglio.

[p. xlix modifica] 1504. 9 luglio. Muore ser Piero da Vinci, suo padre.

1505. È sempre in Firenze.

1506. In compagnia d’altri architetti dà il suo parere sopra la chiesa di San Salvadore, che minacciava rovina, e sopra il modo di rifare il campanile di San Miniato al Monte.

1506, 30 maggio. Leonardo, egregio pittore e cittadino fiorentino, promette da quel giorno a tre mesi prossimi futuri si sarebbe presentato personalmente in Firenze dinanzi de’ Magnifici Priori, alla pena, mancando, di 150 fiorini d’oro in oro.

1507. Muore Francesco suo zio. Torna a Firenze. Due quadri con Nostra Donna, cominciati a Firenze, e condotti ad assai buon punto.

1507, 27 aprile. Lo Chaumont ordina che sia restituita a Leonardo la vigna donatagli da Lodovico il Moro.

1507, 15 agosto. Lettera dello Chaumont alla Signoria di Firenze, in raccomandazione di Leonardo partito per Firenze, perchè voglia sollecitare la spedizione della sua causa contro i fratelli.

1507, 18 settembre. Leonardo scrive da Firenze al cardinale Ippolito d’Este per questa medesima cagione.

1507, ottobre. Era tornato a Milano. Suoi lavori idraulici.

1508. Scrive un capitolo intitolato: Del canale della Martesana.

1509. Compie lo scaricatoio del Naviglio di San Cristoforo di Milano.

1509. Ha in dono dal re di Francia dodici once d’acqua da estrarsi dal Naviglio grande in vicinanza di San Cristoforo.

1509. Probabilmente fa l’apparato per l’ingresso trionfale in Milano di Luigi XII. Forse in quest’anno stesso fa il ritratto di Giangiacomo Trivulzio, citato dal Lomazzo: Trattato della pittura, lib. VII, cap. xxv.

1510. 21 ottobre. Interviene con vari architetti ad un consiglio per esaminare i miglioramenti che si potessero fare nella fabbrica della cupola del duomo di Milano.

1511. È in Firenze a cagion della lite co’ suoi fratelli, per la eredità di Francesco suo zio.

1512. Torna a Milano.

1513. Nell’ottobre trovasi di nuovo in Firenze.

1514, 24 settembre. Parte da Milano per Roma con Giovanni (Beltraffio?), Francesco Melzi, Lorenzo (del Faina?) e il Fanfoia.

1514. Va a Roma con Giuliano de’ Medici ad assistere alla incoronazione di Leone X. Dipinge ivi due quadretti per Baldassarre Turini da Pescia, datario di Leone X. Uno di questi si dice nella galleria di Düsseldorf.

1514. È a Parma.

1514, di dicembre. Nuovamente è a Firenze.

1515. A quest’anno riferisce l’Amoretti la figura del leone fatto in Pavia da Leonardo, che camminò per la sala, fermossi dinanzi a Francesco I di Francia, e apertosi il petto lo mostrò tutto pieno di gigli.

1515 , di dicembre. Si trova a Bologna nell’occasione del concordato fatto in quella città tra Francesco I e Leone X.

1515. Ivi disegna il ritratto di Artus, maestro di camera del re.

1516, sul finire del gennaio. Va in Francia con Francesco I, in qualità di pittore del re, con lo stipendio di 700 scudi all’anno.

1518, 22 aprile. Fa testamento a Cloux presso Amboise.

1519, 2 maggio. Muore.

[p. - modifica]
  1. La Gallerani fu maritata al conte Lodovico Pergamino. Nel secolo passato questo ritratto vedevasi ancora in Milano presso i marchesi Bonesana. — L’Amoretti vide in Milano, presso un mercante di vino, una tavola con Nostra Donna e il Putto sedente in atto di benedire una rosa. Vi si leggeva il nome di Cecilia, in due versi riuniti, così:

    Per Cecilia qual te orna lauda e adora
    El tuo unico figliolo o beata Virgene et ora.

    Leonardo dopo ritrasse la Cecilia anche un’altra volta, ed era posseduta dai Pallavicini di San Calocero. (Amoretti, Memorie storiche di Leonardo da Vinci, ecc., pagine 38, 39, 80, 165).

  2. Il modello fu finito, ed esposto sotto un arco di trionfo nella piazza di Castello, nelle nozze di Bianca Maria Sforza (nipote di Lodovico il Moro) coll’imperatore Massimiliano. (Amoretti, Mem. storiche cit., pag. 49).
  3. Compiuta la pittura del Cenacolo, si dette a comporre l’opera del moto locale, delle percussioni e dei pesi, avendo già con tutta diligenza al degno libro della pittura e de’ movimenti umani posto fine. Così Luca Paciolo. (Ivi, pag. 84).