Trattato di architettura civile e militare I/Trattato/Conclusione dell'opera

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Conclusione dell'opera

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CONCLUSIONE DELL’OPERA.



La mente dei mortali, come perpetua e incorruttibile, in certo modo essere d’infinita virtù ci dimostra, perchè conosce il tempo infinito, come per quello appetisce di rimanere: considera numero infinito, ad ogni finito aggiungendo: intende infinite figure, come infiniti possono essere gli angoli; onde è che il corpo e ogni quantità in infinito si può dividere. Imagina corpo infinito senza termini, come appare manifestissimo, perche i dotti e ignari non possono comprendere sopra all’ultima spera essere nullo, come quella che non è coartata e constretta in alcuna grandezza corporea; anzi, quanto alla sua operazione non è virtù del corpo, ma incorporea e separata, benchè sia forma di corpo, come c’insegna Aristotile nel terzo dell’Anima1. Questo medesimo le opere sue ci dimostrano, perocchè tutti gli altri animali operando naturalmente, sempre ad un modo operano: come similmente ogni rondine nidifica, e similmente ogni ape ovvero aranea domifica. Ma nell’intelletto umano essendo l’arte con la forza assegnata, tutte le opere sue, le quali sono quasi infinite, in infinito varia. Onde volendo esemplificare di tutti gli instrumenti che nella mente occorrono, saria un processo infinito. Siano adunque a sufficienza gli esempi descritti agl’ingegnosi lettori, perchè facil cosa è alle invenzioni aggiungere applicando i rimedi secondo i difetti, restando le superfluità e non mancando nelle necessarie cose2. [p. 328 modifica]

Un documento ultimatamente non è da pretermettere, al quale devono avere avvertenza quelli che di questa mia operetta desiderano conseguire alcun frutto, e questo è che questi tali s’ingegnino avere qualche intelligenza del disegno, perchè senza quello non si può bene intendere le composizioni e parti dell’architettura3, perchè le superficie esteriori coprono le interiori, e d’ogni parte lungo saria dare esempio: e perchè il completo architetto richiede la invenzione per molti casi occorrenti indescritti, che senza disegno è impossibile conseguire: e perchè non potendo ogni minima parte dichiarare quelle che restano nella discrezione dell’architetto (la quale senza antigrafica4 è nulla), e molte volte manca in quello ancora dove si estende: e ultimatamente, come nel principio è detto, dato che alcuno nella fantasia avesse ordinato alcun ragionevole edifizio ovvero instrumento, volendo quello fare componere e fabbricare, non può senza il disegno esprimere e dichiarare il concetto suo. Questa parte conseguendo, non sarà difficile con questi pochi descritti principii venire a notizia di più vere conclusioni e ragionevolmente operare con l’aiuto del Fattore del tutto, da cui tutte le virtù sono concesse.

Note

  1. De Anima, III, 8. Sperata cioè sferata; ossia fatta o derivata dall’ultima sfera.
  2. Il codice Sanese (f.° 41 recto) aggiunge le seguenti parole le quali vieppiù confermano avere Francesco scritto specialmente ad istruzione degli ingegneri militari. «Onde, oltre alle altre considerationi che debbano muovere uno architecto, questa debba essere la prima et principale, cioè: considerare in che locho et di che modo possi essere la rocha disegnata e offesa, et pressuporre d’essere a quella inimicho et adversario, et secondo li diffecti applicare le medicine et remedi; et in questo modo operando, le nove con utile spesa fondare, et le vecchie restaurare si porrà. Secondariamente è da considerare el minore numero di torri che la fortezza possono difendere, et quella edificare lassando le cose superflue; et più presto, parte della muraglia che se havesse ad fare in due, mettasi in uno per fuggire guardie, et anche spesa».
  3. L’autore avendo superiormente detto (lib. V, in fine) essere questa opera utile ai Principi ed alle grandi persone, devesi intendere che queste parole siano ad essi dirette, ed agli operai e fabbricieri che degli edifizi pubblici e sacri erano direttori supremi: la scienza del disegno è condizione intrinseca dell’arte dell’architetto. Nel cod. Sanese (f.° 41 verso) aggiunge che molti havendo in la mente fabricato uno edificio con le sue convenienti proportioni, non possono poi metterlo in opera, non sapendole nè a se, nè ad altri col disegno dimostrare. Erano i dilettanti di que’ tempi.
  4. Per l’arte antigrafica vedasi il prologo al libro I.