Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro I/Capitolo 38

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Libro I - Capitolo 38

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Dello errore di alcuni, à i quali non par necessario che la educatione si cominci tanto per tempo. Cap. XXXVIII.

Io ho promesso di sopra voler dimostrare quanto s’ingannino alcuni, i quali non fanno stima, ò almeno molto superficialmente la fanno, della educatione de i figliuoli, dico nella parte più essentiale, et più importante di tutte, che tocca alla bontà christiana, per il cui fine principalmente quest’opera si scrive, et si danno ad intendere, che i figliuoli per loro stessi, come saranno grandi, et conversaranno con gli altri huomini, senz’altra disciplina impararanno à esser buoni, non altrimenti che s’impari a parlare perfettamente l’idioma della propria patria, senza molto studio, et fatica de’fanciulli, benche aspro sia, et difficile à pronunciare. Et certo io non posso non maravigliarmi assai, che non sia arte alcuna quanto si voglia vile, che per apprenderla eccellentemente ogniuno non confessi ch’è molto necessario cominciar da fanciullo ad esercitarvisi dentro; et che parimente fa di mestieri buono, et valente maestro, et vi vuole et tempo et lunga esercitatione, et fatica, et nondimeno sia chi creda, che per diventar buono non occorra darsi altro pensiero, ma lasciar la cosa à beneficio di ventura, et del tempo; quindi è che noi vediamo, che i padri sono solleciti a far che i lor figliuoli imparino à leggere et scrivere, et numerare, et cantare, et cavalcare, et altre simili arti, et cercano havere valenti maestri, et non perdonano alla spesa; le quali diligenze son buone, et lodevoli, et non si condannano; ma certo è cosa pur troppo strania, il veder come per contrario i padri poco, ò niente si curino di introdurre per tempo i buoni habiti delle virtù christiane nel tenero petto del fanciullo, et di imparargli l’arte di servir à Dio, et di saper domar i cavalli sfrenati di questi nostri appetiti. Onde la maggior parte de i padri, se non con le parole, certo quello che più importa, con gli effetti stessi, dice che più importante cura è appresso di loro il far che un figliuolo sia buon cantore, buon fabro, buon cavagliero, et armeggiatore, et buon litterato, che buon christiano, come se tutte l’altre arti et studii fossero difficili, et questa arte sola fosse facilissima, ò pure poco rilevasse nella somma delle cose il saperla, overo ignorarla. È adunque necessario dir brevemente [p. 23r modifica]qualche cosa della difficultà che si truova nell’acquisto delle virtù, et della vera bontà, mercè della nostra misera, et guasta natura; per il che fa bisogno esser molto sollecito, acciò nella prima fanciullezza, per mezo della buona educatione, s’impari quest’arte di esser buono; la quale chi non havrà appresa, in vano, et senza alcun frutto saprà tutte le altre, delle quali il mondo fa stima.