Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro II/Capitolo 51

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Libro II - Capitolo 51

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Della virtù della verità. Cap. LI.

Il filo del presente ragionamento, mi ammonisce à dire alcuna cosa della verità, virtù gratissima à Dio, et à gli huomini, et tanto necessaria alla vita commune di tutti, quanto è necessaria alla vita privata di ciascuno la respiratione di questo aere, percioche non si potrebbe vivere insieme, et non duraria lungamente il consortio, et la compagnia humana, se gli huomini tra di loro non si dicessero il vero, et non si credessero l’un l’altro. Per tanto il buon padre avvezzi il suo figliuolo ad esser verace, et à fuggire sopra modo le bugie, et ogni vitio contrario, et opposto à quella bella virtù, come la duplicità, la simulatione, l’hipocrisia, la giattanza, et altre simili. Giova da principio che il figliuolino s’accorga che al padre dispiacciono grandemente le bugie, et che non admette le false escusationi sue, ne de’ servitori, anzi per contrario allhora più facilmente et egli, et i servitori ritrovano perdono quando s’accusano del fallo et confessano la verità, et cosi à poco à poco, parte per la riverenza paterna, et parte conoscendo che dalle bugie non si trahe frutto alcuno, per ricoprire i falli commessi, cominciarà ad abhorrirle; ma dipoi crescendo l’ingegno, et il lume della ragione, mostrigli il padre la bellezza della virtù, et la bruttezza del vitio. Dicagli che Iddio è somma verità, et è fidele nelle promesse sue, onde ama i veraci, et abomina i bugiardi, che la bugia è vitio servile indegnissimo d’un gentil’huomo, et nato ingenuamente, che ogni persona d’intelletto fugge il commercio, et il contrattare con huomo doppio, et simulato, et per contrario con un’huomo schietto, et di aperta natura ciascuno negocia volentieri, che i bugiardi con le bugie loro al fine non acquistano altro, se non che non è creduto loro ne anco la verità, ben che vi aggiunghino mille giuramenti, et esecrationi, et più credito, et più autorità, ha la semplice parola d’un huomo veritiere, che tutte le obligationi di un’huomo riputato bugiardo, et cavilloso, la quale opinione di verace, et reale, acquistata nel concetto de gli huomini, giova infinitamente in tutti i negotii, et privati, et publici, et esplica talhora difficultà grandissime, et che per altro sariano quasi inesplicabili. Con queste et altre ragioni, persuada il padre al figliuolo ad esser verace, et ciò servirà anchora ad astenersi da i giuramenti, conciosia che a l’huomo stimato veridico non fa di mestieri di giurare, essendo come si disse di sopra, il giuramento una medicina, dell’altrui discredenza. [p. 61r modifica]Non intendiamo però che per le cose dette in lode della verità, alcuno si pensi dover dire apertamente, et a ciascuno, ciò ch’egli sa esser vero, ne che il giovanetto scuopra inconsideratamente i segreti domestici, onde poi fatto grande non sappia ritenere i publici, et quelli de gli amici, et de i patroni, ilche sarebbe troppo gran difetto, come forse in altro luogo si dirà più à pieno. Ma s’intende che la verità si dica, quando conviene, et secondo che conviene, ma la bugia non mai.