Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro II/Capitolo 76

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Libro II - Capitolo 76

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Del quinto precetto, non occidere. Cap. LXXVI.

È cosa horribile pur solamente a pensarvi, che l’huomo per sua natura mansuetissimo venga a tanta fierezza, et bestialità che ammazzi un’altro huomo simile a se, et corra come il Salmista dice velocemente a spargere il sangue del fratello suo, percioche per disgiunti che siamo di parentado, ò di natione, tutti però siamo consorti d’una istessa natura, et figliuoli d’uno istesso celeste padre, nella cui casa, et delle cui copiose sostanze tutti viviamo; et tutti dopo questa breve peregrinatione aspettiamo da lui la medesima heredità in cielo, della quale etiandio quelli che sono diversi da noi di fede, et di religione, sono in quanto huomini ragionevoli, et di libero volere capaci, et possono quando da lor non manchi di accettar la fede, et ricevere il santo Battesimo esserne partecipi. Et veramente [p. 77v modifica]io non posso persuadermi che un’huomo pervenga a tanto estremo che spogliato quasi della humanità si transformi in un certo modo in una fiera, se non dopo una lunga catena di peccati et dopo una pessima dispositione precedente, cagionata in gran parte da difetto di buona educatione. Et però il nostro buon padre di famiglia vegli a buon’hora sopra il figliuolo et cerchi di estirpare tutti i mali semi, che crescendo poi in progresso di tempo possono produrre cosi amari frutti, et per contrario cerchi di inserir quelle virtù, et quelle opinioni, che lo possono tener lontanissimo da tanta abominatione, si come hora si dirà più in particulare. Et in somma habbia il padre sempre avanti a gli occhi questo pensiero, che egli deve allevar alla patria, et a tutto ’l consortio del genere humano, un’huomo mansueto, sociabile, et benefico. et non una fiera crudele, sanguigna, et micidiale.